Chi di noi non ha nell’armadio almeno un paio di jeans? Un capo d’abbigliamento evergreen che è al contempo elegante, se abbinato ad un blazer blu ed a un mocassino, ma che può diventare sportivo, se associato ad una camicia e ad un paio di sneakers.
Un must della moda, tanto da essere un marchio fra i più esposti ai ladri di brand.
Il jeans è un tessuto di cotone resistente, generalmente di colore blu o azzurro. Questa tela fu importata negli Stati Uniti da Genova (da cui il nome blue jeans) e usata per indumenti da lavoro la cui produzione industriale fu iniziata a fine Ottocento.
Per evitare le accuse di insensibilità ambientale rivolte all’industria dell’abbigliamento, uno dei maggiori produttori di questo tessuto ha avuto un’idea assai originale:usare plastica riciclata da aggiungere al cotone utilizzato per realizzare questo tipo di indumento.
Una percentuale di plastica minima, ricavata da bottiglie vecchie, per ogni paio di pantaloni.
Un modo per dare valore ai rifiuti sperando al contempo di sensibilizzare gli acquirenti alla tematica del riciclaggio.
Questi pantaloni furono indossati anche dai cercatori d’oro americani per poi essere acquistati anche dagli operai che ne apprezzavano la loro robustezza.
La scelta aziendale di questo modello di pantaloni prodotti con una percentuale di plastica è stata adesso avviata con misure di risparmio energetico e realizzata grazie al ridotto consumo di acqua.
Le bottiglie di plastica impiegate per realizzare questo capo vengono pulite e ridotte in fiocchi di polyester per poi, grazie all’utilizzo di macchine filatrici, venire intrecciati nel cotone. Il colore delle bottiglie dona al tessuto delle belle sfumature cromatiche.
Ma la speranza è che questa vocazione “verde” si traduca in aumenti delle vendite e degli utili.
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