Agli amanti del cilicio mi piacerebbe chiedere: “Preferite portare il cilicio, oppure disfarvi non dico di tutto, ma almeno della metà del conticino in banca a favore dei poveri?“. Sono certo che molti risponderebbero: “Preferisco mille cilici, anziché rinunciare al mio gruzzoletto!”. Qualcuno si stupirà che nel terzo millennio possano ancora esistere persone amanti del cilicio. Eppure per alcuni cristiani ancora oggi l’uso del cilicio è cosa giusta e buona. Ma Gesù pure mortificava il suo corpo col cilicio? Neppure per sogno. Anzi, leggendo il Vangelo è lecito ritenere che Gesù avesse estrema cura del proprio corpo. A Betania, mentre consumava il pranzo servito da Marta, lasciò che Maria gli ungesse i piedi con prezioso profumo di nardo autentico e che glieli asciugasse con i suoi capelli. Non sembra si facesse mancare il cibo, giacché fu lui stesso a dire: «E’ venuto Giovanni che non mangiava né beveva, e si diceva: – E’ indemoniato -. E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e si dice: – E’ un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori! –» (Mt 11, 18 – 19). E’ pur vero che Gesù rimase quaranta giorni nel deserto, ma separarsi dal mondo, fare delle rinunce è un conto, altra cosa è torturare il proprio corpo. E Giovanni Battista che non mangiava né beveva, portava il cilicio? Neppure per sogno. “Giovanni indossava una veste di peli di cammello, stretta ai fianchi con una cintura di pelle; il suo cibo erano locuste e miele selvatico (Mt 3, 4). Non so le locuste, ma il miele selvatico è una leccornia, e il deserto è bellissimo! Altro che il cilicio tristissimo.
Renato Pierri
