Da bambini giocavate con i trenini,con i soldatini,con la pista o con i celebri mattoncini colorati? A prima vista questa domanda non sembra importante, invece lo è. E sapete perché? Perché a seconda del gioco che ha accompagnato la vostra infanzia si può determinare il lavoro che avreste fatto da adulti.
Assurdo? Neanche per sogno.
Anche la scienza utilizza i giochi ritenendoli importanti per le proprie ricerche: ad esempio i mattoncini vengono adoperati da un famoso ente spaziale per simulare il movimento di sonde o addirittura per sviluppare processi di intelligenza artificiale.
I soldatini, invece, hanno formato i broker finanziari. Chi da bambino amava le bussole si predispone, ad esempio ad un futuro da scienziato.
Insomma, possiamo prevedere il futuro lavorativo a seconda dei giochi che amavamo da piccoli.
I primi giocattoli derivano da pratiche magico- religiose (palla,aquilone,trottola). Dal ‘500 nascono giochi utili,decorativi o miniaturizzanti la realtà (casa di bambola,soldatini) o visivi (lanterna magica).
Nei secoli XIX-XX il giocattolo assume anche valore educativo. Si discute se debba essere compiuto(M. Montessori) o grezzo(J. Dewey) per meglio liberare la creatività del bambino.
Gli studi recenti sul gioco nello sviluppo infantile e l’industria del giocattolo dilatano enormemente l’offerta del giocattolo educativo e del giocattolo come campione ridotto della civiltà tecnologica.
L’antropologia e la psicologia hanno studiato i significati del gioco soprattutto infantile,in rapporto alla vita emotiva e allo sviluppo dell’intelligenza.
La teoria basata sui giochi ha consentito al matematico statunitense John Nash di vincere il Nobel per questa disciplina nel 1994.
Tale teoria, detta equilibrio di Nash, definisce l’equilibrio economico come un insieme di piani d’azione prescelti dai giocatori tale che,date le scelte compiute dagli avversari,nessun giocatore desidera modificare il proprio piano di azione.
Un monito a questo punto è d’obbligo:non sottovalutate i giochi dei piccoli.