ROMA, CELEBRA ANDY WARHOL

Dopo gli spazi espositivi di Palazzo Incontro della Provincia di Roma, e “Headlines” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, questa volta la capitale celebra il “padre” della pop art americana, a Palazzo Cipolla, presso la Fondazione Roma Museo. Sarà possibile immergersi, fino al prossimo 28 settembre, nell’universo che ha contraddistinto un personaggio principe dell’arte contemporanea, con più di 150 opere provenienti dalla The Brant Foundation Inc., di cui fondatore e presidente è Peter Brant, amico nonché noto collezionista di Warhol. Prodotta e promossa da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE e Artemisia Group, ha avuto con grande eco la sua prima tappa a Palazzo Reale a Milano, contando più di 200.000 visitatori. Andy Warhol, nato a Pittsburgh nel 1928 da umili origini slovacche, iniziò come grafico pubblicitario fino a diventare colui che prepotentemente riuscì ad esaltare la pop art, attraverso le sue attività di cartellonista, scultore, fotografo, cineasta nonché produttore discografico, esplicando così la sua protesta contro l’America consumista. “E’ attraverso il successo, il consumo e la morte che si costituiscono le fondamenta dell’esistenza umana”, riportiamo le parole di Warhol dal co-curatore della mostra Francesco Bonami, così incisive, che accompagnano il visitatore nel percorso espositivo. Si inizia dagli anni ’50, quando Warhol debutta come illustratore presso prestigiose riviste (da Harper’s Bazar fino al New Yorker) fino al disegno pubblicitario. Proseguendo si arriva ad essere catturati dalle immagini icona delle coloratissime Marilyn Monroe e Liz Taylor, fino alle zuppe Campbell, per arrivare alla riproduzione in serie, in un’intera parete, della banconota da un dollaro, dal titolo: 192 One Dollar Bills. Secondo la sua “filosofia”, comprare era molto più americano che pensare, ed egli si sentiva così, vedeva gli americani dediti a comprare e consumare: persone, denaro e paesi. Si arriva agli anni ’60 e a New York, già dagli anni ‘50 epicentro del mercato dell’arte, si distingue il gallerista Leo Castelli, imperante con le sue scelte, dove Warhol esporrà con successo le sue opere. Tra le altre super icone si procede con le Brillo Box fino ad arrivare a una carrellata di scatti effettuati con la Polaroid, dei tanti personaggi di quegli anni (Farrah Fawcett, Marisa Berenson, Pelè, ecc.) uniti ai suoi autoritratti, ormai divenuti “scatti d’arte”. La morte, sembra come esorcizzata dalla rappresentazione di una serie di teschi e da 12 sedie elettriche, tutte in vivaci combinazioni cromatiche. Si conclude con una rivisitazione dell’Ultima cena in omaggio a Leonardo e una gigantografia di una “macchia di Rorschach”, usata nel metodo di analisi psicometrico, come strumento per valutare la personalità di un individuo. Il cammino del visitatore si ferma all’ultima sala che riproduce la Silver Factory di New York, tutta dipinta color argento, dove fino al 1987, anno della sua morte, Warhol soggiornava con un collettivo di menti originali ad alto livello, anche trasgressivi e glamour. Al suo interno è possibile sedersi e vedere un video esplicativo, che riproduce momenti importanti della sua energia creatrice, come i filmati dove appare con Lou Reed e i Velvet Underground, di cui fu produttore. E’ la complessità del suo stile che ci permette di capire la sua grandezza e, come disse il filosofo Arthur C. Danto, di riuscire a far concepire l’arte in modo distaccato e impersonale, con il gusto per la serialità e la ripetitività dell’immagine.

Warhol – Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla
Via del Corso, 320
Dal 18 aprile al 28 settembre 2014

Info per prenotazioni e riduzioni:
0698373328
www.warholroma.it

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