RETROSPETTIVA

Le stagioni, per fortuna, non sono influenzabili nella loro successione. Quindi, a questo inverno seguirà la primavera. Una delle tante. Ma quella del lontano 1968, che c’apprestiamo a ricordare, è stata particolare e, per una Generazione, “mitica”. Sono passati circa quarantasei anni da quella “magica” stagione; pur tuttavia essa ha rappresentato un parametro di riferimento ideologico e sociale per un’intera generazione. Quella dei “nonni” d’oggi. Dalle analisi discordanti, dalle sensazioni d’allora, proveremo ad offrire un quadro del tramonto degli anni’60. Noi c’eravamo; con l’età e la voglia d’essere parte dell’ultima “rivoluzione” giovanile. Dopo anni di silenzio e di borbottii indistinti, per i giovani si presentò il momento della “verità”. Loro si sono distaccati dal perbenismo interessato e dalla dignità fatta di vuoto. Non mancò chi strillò allo scandalo. Ma scandalosi erano i tempi destinati a tramontare. La voglia di partecipazione sconfisse gli egoismi ed anche i “ben pensanti” fecero in fretta ad adeguarsi. Sono passati 46 anni da allora. L’Italia è profondamente cambiata. Della primavera del 1968 s’è perso, forse, anche il ricordo. Noi lo rammentiamo perché la Generazione d’oggi discende, volente o meno, da quella “sessantottina”. I giovani d’allora sono i “nonni” di quelli del 2000. Professionisti, pensionati, operai; eppure, sembrano non aver conservato nulla della stagione alla quale avevano data una”vita” politico/sociale che il tempo, inesorabile, ha ridimensionato. Che lezione hanno conservato del frenetico biennio concluso, quasi repentinamente, nella primavera del 1970? L’oblio ha sconfitto i ricordi. Come, sempre, accade. I giovani d’allora sono maturati, invecchiati, ma siamo convinti che non abbiano rinnegato ciò che sono stati. Magari con distacco, ma anche con una vena di nostalgia. Ai figli hanno avuto poche occasioni d’illustrare il loro credo. Per i nipoti, le opportunità sono mancate. Solo in alcuni casi, magari per passare il tempo, i figli dei figli chiedono loro della gioventù. Allora, i nonni raccontano, consentendo un dialogo, meno ermetico, tra come siamo e com’eravamo. Tutto considerato, non sappiamo se la Società del 2014 sia, realmente, “migliore” o “peggiore” di quella, codina, del 1968. In ogni caso, anche l’ultima rivoluzione giovanile ha fatto la sua parte. Perché le Generazioni d’oggi portano il “seme” di quelle che le hanno precedute.

Giorgio Brignola

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