“Ora, il terzo giorno ci fu una festa di nozze in Cana di Galilea, e c’era là la madre di Gesù. Fu invitato anche Gesù alle nozze, con i suoi discepoli. Ed essendo venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli dice: « Non hanno più vino». Le dice Gesù: «Che c’è tra me e te, o donna? Non è ancora venuta la mia ora» (Gv 2, 1 – 4). Perché Gesù chiama donna la propria madre? E perché le risponde in tal maniera? A riguardo, Corrado Augias, nel suo libro “Inchiesta su Maria” (Rizzoli), a pag. 89, osserva: “In ogni caso quelle parole lette alla sola luce dell’umanità di Gesù suonano stridenti, dure, immeritate. Il loro significato simbolico non ne attenua la sgradevolezza”. Quando studiavo queste cose, riferii il mio pensiero ad un professore sacerdote che stimavo molto, poiché quando spiegava il Vangelo era chiarissimo ed aveva una voce musicale, ed era buono, affabile, gentile. Gli dissi che a mio parere Gesù non voleva coinvolgere la madre nel suo sacrificio. In qualche modo voleva tenerla a distanza, per non soffrire troppo lui e per non far soffrire troppo lei. Allo stesso modo la chiama quando è sulla croce: «Donna, ecco tuo figlio!». Il che sembra confermare la mia ipotesi: chiamarla madre in quel momento avrebbe accresciuto lo strazio dell'abbandono. Il sacerdote che quando spiegava pareva cantasse, mi rispose: «Ci può stare». Incoraggiato, inserii il mio pensiero in una tesina, ma la cosa sembrò dare fastidio all'esaminatore, un sacerdote altezzoso, pieno di boria. Come avevo osato dare una mia interpretazione ad un passo del Vangelo?
Renato Pierri