E’ un fatto incontrovertibile, incontestabile, che Sandro Bondi nutra nei riguardi di Silvio Berlusconi un sentimento che rassomiglia all'amore materno. Un madre, infatti, è capace di negare le colpe di un figlio anche davanti all’evidenza. Nel novembre del 2010, durante la trasmissione Ballarò, poiché Massimo Giannini aveva osato dire che il Cavaliere riceveva jeunes filles en fleur ad Arcore, Bondi si affannò disperatamente a ripetere: “Non è vero, non è vero, io ad Arcore ci ho lavorato e non ho visto ragazze. Non è vero, non è vero!”. Lontano dalla sua mente il pensiero che come i figli evitano di commettere marachelle in presenza della mamma, così il Cavaliere avrà evitato di ricevere signorine in sua presenza. Nel maggio dello stesso anno, Bondi, ministro della cultura, si era rifiutato di andare al festival di Cannes, colpevole di ospitare fuori concorso “Draquila” di Sabina Guzzanti. Jack Lang, consigliere di Sarkozy, definì la decisione di Bondi “puerile, infantile, capricciosa, incomprensibile da parte di un ministro della Repubblica”. E che ne sapeva lui della passione di Bondi? Oggi il buon Sandro se n’è uscito con questa dichiarazione: “O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l'agibilità politica del leader del maggior partito italiano, oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti”. Il che prova che l’amore rende ciechi. Qualcuno oserebbe negare?
Renato Pierri