La Commissione XXIV del Senato ha appena approvato l’art. 9-bis (Criteri di delega al Governo per il recepimento della Direttiva 2010-63-EU del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, sulla protezione degli animali

La Commissione XXIV del Senato ha appena approvato l’art. 9-bis (Criteri di delega al Governo per il recepimento della Direttiva 2010-63-EU del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici). L’articolo tende a modificare lo spirito e la sostanza della Direttiva EU nel suo processo di recepimento in legge nazionale.

Come scienziato, vorrei comunicare la mia forte preoccupazione per i punti sotto elencati che, se divenissero legge, comprometterebbero seriamente lo sviluppo della ricerca biomedica e scientifica in Italia, con gravi danni sulla salute ed economia del Paese.

1) Divieto di utilizzare cani, gatti e primati non-umani per la ricerca fondamentale. Se approvato, questo emendamento comprometterebbe seriamente non solo alla ricerca di base, ma anche quella biomedica, in quanto quasi tutte le terapie oggi in uso costituiscono sviluppi applicativi di ricerche fondamentali (punto c).

2) Limitare il riutilizzo degli animali sperimentali a quelli la cui procedura precedente era classificata come “moderata”. Questo punto riguarda quei progetti sperimentali che per riprodurre importanti modelli di patologia umana richiedono un re-intervento sull’animale e la valutazione del livello di sofferenza indotto. Esempio classico è costituito dal preconditioning in malattie vascolari cardiache e cerebrali. Tali procedure sono molto frequenti nella sperimentazione animale e non devono essere impedite da norme speciali (punto d).

3) Divieto, privo di ulteriori specificazioni, degli esperimenti senza anestesia. Questa norma impedirebbe ricerche su moltissimi fronti, in particolare dolore, ictus e, in una applicazione restrittiva, anche quelli di neurofisiologia del comportamento su primati non umani. Inoltre, limiterebbe fortemente gli studi tossicologici(punto e).

4) Norme cautelari speciali per l’uso degli animali transgenici. Tali norme non sono specificate. Ciò che viene specificato in maniera sorprendente è che esse dovranno essere ispirate dall’analisi del rapporto danno-beneficio, del benessere dell’animale e di paventati rischi per l’ambiente e l’uomo. Norme cautelari ispirate da questi principi finirebbero inevitabilmente per limitare la ricerca fondamentale e quella relativa alla causa di molte malattie, poiché non riconoscono il rapporto tra fisiologia e patogenesi. E’ da sottolineare come per l’uso degli animali transgenici la direttiva europea non prevede alcuna norma speciale, diversa da quelle che si applicano agli altri animali (punto f).

5) Divieto di utilizzo degli animali per xenotrapianti. Gli xenotrapianti sono fondamentali per terapie innovative e sperimentali volte alla cura di patologie molto gravi, per i trapianti d’organo, resi spesso problematici per la carenza di organi compatibili, per lo sviluppo di terapie antitumorali personalizzate, per la ricerca di tipi più avanzati e sicuri di valvole cardiache. L’utilizzo di queste tecniche ha salvato milioni di vite umane ed il loro abbandono metterebbe a serio rischio la salute dell’Uomo (punto g).

6) Limitazione delle ricerche sulle sostanze d’abuso. Le tossicodipendenze secondo i dati 2012 del Dipartimento Politiche Antidroga riguardano, oltre 2.000.000 di italiani. I meccanismi della dipendenza non sono ancora del tutto chiari, rendendo difficile lo sviluppo di farmaci terapie adeguate, incluse quelle rivolte alla sindrome di astinenza neonatale che colpisce i nati da madri tossicodipendenti, per il cui trattamento la ricerca sta ottenendo ottimi risultati proprio grazie ai modelli animali (punto g).

7) Divieto di creare in Italia allevamenti per cani, gatti e primati non-umani destinati alla ricerca scientifica. Ciò comporterebbe, sul piano economico, un aumento dei costi d'acquisto e dipendenza dall'estero, su quello scientifico impossibilità e/o estrema difficoltà di fare ricerca sullo sviluppo pre- ed immediatamente post-natale su queste specie. Molte ricerche verrebbero spostate all’estero, con evidente danno per la scienza e l’economia italiane. (punto h).

L’aspetto comune a tutti questi emendamenti è che essi vanno ben oltre quanto indicato dalla Direttiva EU 63-2010, intaccando così uno dei suoi pilastri fondativi, l'armonizzazione delle regole nei diversi Stati dell’EU. Tecnicamente ciò porterebbe il nostro Paese in procedura di infrazione, scientificamente metterebbe la ricerca italiana fuori dall’Europa.

Lamento, inoltre, la totale assenza di consultazione della comunità scientifica su questi fondamentali aspetti delle ricerca in Italia.

Propongo pertanto l’abolizione dei punti summenzionati dall’art. 9-bis.

Grazie per l'attenzione

Cordialmente

Stefano Gotti

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