ARACRI: MESSAGGIO A BERLUSCONI: "IL NUOVO PDL? PROPONGO UN PARTITO PESANTE E REGIONALE"

Botta e risposta a distanza sul futuro del Pdl. Non richiesto, ma efficace. Da una parte la pasionaria Daniela Santanchè che esalta il partito ‘leggero’; dall’altra Francesco Aracri che rilancia l’idea di un partito radicato e in quanto tale vicino alle istanze della gente.

«E’ oltre un anno che il Pdl sistematicamente perde tutte le elezioni, perché si interroga sul da farsi solo adesso?». A «chiederselo», intervistato da IntelligoNews, è Francesco Aracri ex An e senatore Pdl eletto nel Lazio. Partito leggero? Storce il naso. «Partito regionale, più attento alle esigenze del cittadino – aggiunge – perché un partito di ‘figuranti’ non serve a nessuno. Neppure a Berlusconi».

Senatore Aracri, siamo al redde rationem nel Pdl dopo la pesante sconfitta di Alemanno?
«Siamo davanti a una sconfitta elettorale a livello amministrativo che, Calabria a parte, è stata una débacle totale. Ma facendo un salto indietro di qualche mese, ricordiamo la sconfitta in Friuli Venezia Giulia, collegata direttamente alle politiche: con Berlusconi in campo abbiamo operato una rimonta eccezionale. Ma abbiamo perso».

E’ uno dei pochi a dirlo…
«Abbiamo perso due milioni di voti: è un dato oggettivo. Ma l’elenco è ancora lungo: solo 9 mesi fa abbiamo perso anche le elezioni in Sicilia».

Quindi?
«Mi chiedo come mai nessuno fino ad ora abbia deciso di realizzare un’analisi seria (preferendo, al contrario, fare “processi”) per poi ripartire con iniziative serie».

Non è mai avvenuto?
«Mai. Quali sono i ruoli in discussione in questo partito? Boh, non si sa».

Berlusconi ha accusato i coordinatori regionali…
«I coordinatori regionali – così pure come deputati e i senatori – sono sempre calati dall’alto, stabiliti dal partito e non nominati. Guardiamo le liste: quante figure sono realmente espressione dei territori? »

Me lo dica lei.
«Aspetto anch’io che qualcuno risponda a questa domanda».

Che dice del “partito leggero”?
«E’ inevitabile che ci troveremo a realizzare un partito leggero: ma così facendo destineremo i nostri voti ad altre forze».

Quale sarebbe il suo modello di partito?
«Non dico di tornare al modello ottocentesco, ma ad un partito che abbia una giusta mediazione tra le rappresentanze territoriali e le cariche di interlocuzione, andando incontro al mondo delle imprese e delle professioni. Ma se tutto questo non esiste e non è collegato al partito… »

Cosa succede?
«Che mentre si discetta in maniera molto confusa non si pensa che l’ipotesi che circola in merito alla legge elettorale è quella di tornare ai collegi. Il collegio, per sua natura, è territoriale: a fronte di questo, se il partito non è strutturato bene, come si pensa di riuscire nell’impresa? »

Il partito regionale sarebbe la soluzione ideale?
«Nell’ottica di uno Stato che si occupa delle materie principali dovremmo fare il federalismo e porre nella giusta evidenza territori e regioni. Posso capire perché non riusciamo a fare il partito regionale? Questa formula riuscirebbe a mettere in evidenza anche le esigenze del cittadino in maniera più netta, chiara ed efficace, e intervenire sulle grandi problematiche. Ma di tutto questo non si parla».

Riuscirete nell’impresa di convincere Berlusconi? Sembra che il Cavaliere voglia addirittura sostituire i coordinatori regionali con degli imprenditori?
«E questi imprenditori che faranno? Si metteranno a fare i coordinatori? Ognuno dovrebbe fare il suo mestiere! ».

Berlusconi guarda al Marchini-style?
«Se andiamo avanti utilizzando la metodologia della selezione, in base alla quale i dirigenti, o presunti tali, vengono selezionati con criterio da casting, nessuno poi si deve lamentare. Non selezionando la classe dirigente, poi, ci troviamo casi come quello dell’igienista dentale …».

Dovrebbe rappresentare la società civile…
«…emersa grazie a chi vuole fare il partito leggero».

Vi accusano di voler rendere il partito “esclusivo”.
«Ed è qui l’errore: noi vogliamo che sia inclusivo, lanciato dal basso».

Come se ne esce?
«Bisognerebbe avere la palla di vetro. Noi lo stiamo ribadendo, in tutte le sedi possibili. Per il momento stiamo in attesa. La vicenda dell’astensionismo, però, dovrebbe far riflettere: la politica così com’è non è partecipata. Perché il Partito Democratico, tra alti e bassi, ha una struttura specifica. E comunque, soprattutto a Roma, ha vinto il Pd-civico: Marino ha “nascosto” il simbolo del partito in campagna elettorale».

E’ vero che Berlusconi si è lamentato del fatto che tutti i suoi hanno preferito correre con il simbolo Pdl anziché con le liste civiche?
«Se non sbaglio prima delle elezioni si premeva affinché si usasse il simbolo Pdl… (lascia il discorso in sospeso, ndr)».

E’ ancora convinto del Pdl?
«Assolutamente sì: sono e rimango estremamente convinto dello schieramento di centrodestra. Non capisco chi si agita attorno a queste “cose nere”. Io sono assolutamente convinto di dover lavorare oggi per un qualcosa che darà i suoi frutti tra un paio d’anni al massimo».

Si troverà, fino ad allora, la quadratura del cerchio?
«Se questa quadra prescinde dalle cariche calate dall’alto, ma con un sano dibattito interno, credo sia possibile trovarla».

Altrimenti?
«Diventa più complicato. Altrimenti che succede? Mi arriva una lettera dove dice che il mio coordinatore è Averna? E dico tutto questo anche nell’interesse di Berlusconi».

Perché?
«Perché un partito di figuranti non serve a nessuno… ».

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