Affaritaliani non ha subito l’effetto “papa Francesco”

Premetto che questa non è una faccenduola solo personale, giacché i libri pubblicati, compresi i miei (modestissimi), sono d’interesse pubblico. Modestissimi, sì, ma diecimila volte più interessanti e originali di tutti i libri scritti da Antonio Socci o da Vittorio Messori, per non parlare di quelli pietosi di Paolo Brosio. Diciamo che i miei modestissimi stanno ai loro modestissimi, come un gioiello di fattura originale sta a bigiotteria da bancarella.

Dunque, nel mese di maggio dell’anno scorso usciva il mio lavoro “Nostra Signora di Lourdes – La Madonna che non conosceva il Vangelo” (Mind Edizioni) e nello stesso mese il supplemento culturale de Il Sole 24 Ore dedicava mezza pagina al libro, con la recensione di Massimo Teodori: “Le contraddizioni di Bernadette”. Sullo stesso giornale giungeva tempestiva la reazione di Vittorio Messori che proprio in quel periodo stava scrivendo un libro sugli eventi di Lourdes. Se la prendeva con Massimo Teoldori, e stranamente con Renato Pierri, pur non conoscendolo e non avendo ancora letto il suo libro. Nel mese di luglio Giuseppe Pollicelli pubblicava una breve recensione del libro su Libero, intitolata: “La Vergine di Lourdes è troppo differente da quella dei Vangeli, seguita dall’immediata reazione di Gianni Gennari su Avvenire: anche lui se la prendeva con l’autore della recensione e col mio libro, stranamente, giacché non lo aveva letto. Ma così va il mondo. Infine, su Venerdì di Repubblica, esce la recensione di Corrado Augias, dal titolo: “La Madonna di Bernadette, bella ma poco evangelica”. E’ trascorso un mese ormai dall’uscita del mio nuovo lavoro “Nostra Signora di Fatima – La Madonna di un falso cristianesimo” (Mind Edizioni), e nessuno ha osato parlarne, tranne Affaritaliani. Come mai? Semplice: l’anno scorso sul soglio pontificio c’era Benedetto XVI e di libri religiosi non allineati col pensiero della Chiesa si poteva anche parlare. Oggi, parlarne è impopolare. Non conviene. Affaritaliani non ha subito l’effetto “papa Francesco”

Renato Pierri

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