Angelino Alfano,il Pdl il Paese e il governo, intervista Corriere della Sera 19 maggio

Ministro Alfano, il governo ha avuto una partenza difficile. Una grana a settimana: l’Imu, Brescia, la giustizia, la legge elettorale…

«Questo è il governo che nessuno si aspettava prima del voto. Ed è il governo che solo Silvio Berlusconi aveva pensato fosse quello giusto dopo il voto. Ci sono voluti due mesi, ma alla fine l’Italia ha avuto un governo. È chiaro che il governo non vive della solidarietà delle forze politiche che lo compongono; vive della comune volontà di realizzare il programma. Il destino del governo è legato al destino del programma».

Questo significa che il governo non ha limiti temporali? Può essere un governo di legislatura?
«Non bisogna farsi illusioni, ma non bisogna deprimersi. Piedi per terra e sguardo rivolto al futuro: non dobbiamo aumentare l’Iva, dobbiamo detassare l’assunzione dei giovani per incentivare gli imprenditori a fare occupazione, semplificare la burocrazia, riaffermare che essere proprietari di una casa non è una colpa. Lo scopo che realmente sorregge tutto è tirare fuori l’Italia dalla crisi economica. L’obiettivo ultimo è tirarci fuori dal guaio in cui una serie di scelte sbagliate anche di politica economica ci ha cacciati».

Si riferisce a Monti?
«Non è il tempo delle lamentazioni. È il tempo di pensare al futuro e di come regalare ai nostri figli giorni migliori di questi».

Scusi, il governo appare già in bilico, e lei pensa ai figli, al futuro remoto?
«Sì, proprio ai nostri figli. Sa qual è una considerazione che ho fatto? Che i miei due figli Cristiano e Federico sono coetanei dei figli di Enrico Letta e delle nipoti di Anna Maria Cancellieri. Nunzia De Girolamo ha una bambina piccola. Al Quirinale ho visto i ragazzi di Josefa Idem. Una caratteristica di questo governo è che tutti hanno dei bambini in casa. Se questo governo dice di voler regalare giorni migliori ai propri figli non è una metafora, non è un’immagine letteraria; è esattamente l’idea di un’Italia che pensa al futuro, con lo sguardo di un padre che lo vorrebbe regalare bellissimo ai propri figli».

Nel frattempo avete cominciato a litigare sulla giustizia e sul Porcellum.
«Il primo Consiglio dei ministri non l’abbiamo dedicato alla giustizia e neanche alla legge elettorale, ma all’economia e alla sobrietà della politica. Chi vuol fare il ministro lo fa gratis. I lavoratori in difficoltà sono aiutati con la cassa integrazione guadagni. Alle famiglie viene detto con chiarezza che supereremo la tassazione sulla casa. Devo riconoscere una perfetta corrispondenza tra il discorso di Enrico Letta che ha avuto la fiducia delle Camere e quello che è stato fatto nel primo Consiglio dei ministri operativo».

Vale a dire?
«È stato chiaro lo scarto tra le polemiche sui giornali e l’azione del governo. I giornali si sono occupati di una cosa, i partiti hanno litigato su altre cose, il governo ha preso decisioni che servono a tirare fuori l’Italia dalla crisi e altre ne deve prendere. È evidente che questo governo è stato accolto con favore dall’opinione pubblica, che chiede provvedimenti che aiutino le famiglie e i lavoratori in difficoltà, e con la grande diffidenza, se non con l’ostilità, di quello che chiamerei il “comparto dell’indotto del conflitto”».

Chi c’è dietro “l’indotto del conflitto”?
«È un comparto trasversale tra politica, economia e giornalismo, che dal conflitto trae lucro. Pensi a certi giornali “rosiconi” che, di fronte ai dati positivi della Borsa, additano solo i buoni risultati del gruppo fondato da Berlusconi. Pensi all’enorme letteratura antiberlusconiana, che perde appeal nel momento in cui la sinistra fa l’accordo con lui».

Lasci stare i giornali. In realtà la sinistra è in grande sofferenza, proprio per l’accordo con Berlusconi.
«Anche il nostro elettorato non ama la sinistra. Né sarebbe veritiero, sebbene romantico, definire questo come un matrimonio d’amore. È un matrimonio d’interesse: la cosa bella è che l’interesse non è quello degli sposi, delle parti, ma quello del Paese. Finché i coniugi avranno la percezione di fare l’interesse del Paese, e il Paese condividerà questa percezione, allora il governo andrà avanti. Per questo occorre tenere al centro la questione economica, che è la ragione più profonda dell’accordo».

Siete soddisfatti del compromesso sull’Imu?
«Le esclusioni in riferimento al blocco dell’Imu coincidono con quelle del 2008, quando fu eliminata l’Ici. Mi sento portatore di un fortunato e singolare record: al primo Consiglio dei ministri operativo della scorsa legislatura facevo parte del governo che tolse l’Ici; ora, con una coalizione molto differente, il primo Consiglio dei ministri segna il blocco dell’Imu. Senza considerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, e il riconoscimento del principio che i debiti fiscali dei privati e i loro crediti siano compensabili».

In effetti lei è l’unico a essere stato ministro sia nel governo Berlusconi sia ora. È anche vicepresidente del Consiglio e segretario del Pdl. Non è un po’ troppo?
«Io sono vicepresidente in quanto segretario del Popolo della libertà. E sono segretario di un partito che ha il suo leader, che è Silvio Berlusconi. Una leadership forte, vitale e indiscussa».

Appunto. Il “matrimonio d’interesse” ha un suocero ingombrante. Non c’è il rischio che lei e i suoi combattiate una battaglia al governo e fuori Berlusconi e i suoi combattano la loro battaglia, contro la magistratura e non solo?
«La battaglia nostra al governo è la battaglia per fare uscire l’Italia dalla crisi. E il governo nasce per la tenace volontà di Silvio Berlusconi di farlo nascere. Quindi nasce grazie a Berlusconi, non nonostante Berlusconi. Altro che suocero».

Questo significa che la sorte del governo non è legata alle sentenze dei suoi processi?
«È così. Gli interessi a confondere le acque sono stati tali da non aver valorizzato un concetto molto chiaro e molto forte espresso proprio da Silvio Berlusconi: nessun fallo di reazione sulle vicende giudiziarie. Del resto ci sarà un motivo per cui l’opinione pubblica sta premiando il suo atteggiamento responsabile, “pro patria”…»

Sulle intercettazioni come finirà?
«Lei parla con chi ha dato il nome a un tentativo di riforma, ma qui siamo in presenza di una situazione molto chiara: ci sono iniziative e leggi, in ogni ambito, che solamente un governo di centrodestra potrebbe portare avanti. E ci sono iniziative e leggi che potrebbe portare avanti solamente un governo di centrosinistra. La conseguenza è che questo Parlamento e questo governo non faranno ciò che solo il centrodestra potrebbe fare, né ciò che solo il centrosinistra potrebbe fare…».

Quindi niente stretta sulle intercettazioni da una parte, niente “ius soli” e unioni di fatto dall’altra?
«…Per fare ciò che ciascuna parte vorrebbe fare, occorrerà attendere le prossime elezioni. Chi vincerà, realizzerà il proprio specifico programma, quello che esprime la propria identità in ogni ambito. Adesso invece si potranno fare solamente ciò che il centrodestra e il centrosinistra sono capaci di condividere».

Ma come si può cancellare dall’agenda di governo un tema decisivo come quello della giustizia?
«Ho grande considerazione e rispetto per Annamaria Cancellieri. Sarà lei a individuare ciò che in materia di giustizia può essere condiviso dal Pdl, dal Pd e da Scelta civica».

È vero che siete disposti a cambiare l’attuale legge elettorale solo accanto a una riforma presidenzialista?
«Noi non abbiamo una posizione che dipenda dalle nostre utilità. Il Mattarellum, basato sui collegi uninominali, è stato usato tre volte: due volte, nel ’94 e nel 2001, abbiamo vinto noi. Anche l’attuale sistema è stato usato tre volte: nel 2006 hanno vinto loro, nel 2008 noi, la terza volta è questa… Non c’è un sistema che ci fa vincere e uno che ci fa perdere. Il sistema elettorale serve a contare i voti; se non hai i voti, non vinci. È evidente che adesso sarebbe sbagliato trovare la soluzione definitiva sulla legge elettorale. Se si va a Parigi, trovi semipresidenzialismo e doppio turno. A Berlino trovi il cancellierato e il proporzionale».

Voi quale sistema preferite?
«La nostra posizione è quella consolidata dal voto al Senato nella primavera scorsa: elezione diretta da parte dei cittadini del presidente della Repubblica; disponibilità ad approvare una legge con il doppio turno di collegio. Sto leggendo il libro di Veltroni e vedo che su questo punto la pensiamo allo stesso modo».

Com’è andato il litigio con Letta nel viaggio verso il convento?
«Guardi, con Letta ci conosciamo da più di vent’anni, ma abbiamo sempre militato su fronti diversi. Veniamo da due diverse metà campo e questo è emerso spesso, l’ultima volta a Spineto. È possibile che riemerga in futuro».

E di Renzi cosa pensa?
«Abbiamo collaborato sul tribunale di Firenze quand’ero ministro della Giustizia. Ma mi pare evidente che stia giocando una partita sempre più dentro la sinistra italiana, per assumerne la leadership».

Con Letta state litigando anche sulla scelta del capo della polizia?
«La decisione è imminente e di certo non deve avere la spillina di partito appuntata al petto. Spero verrà fuori la scelta migliore per il nostro Paese. È chiaro che la prima richiesta che farò al prossimo capo della polizia sarà catturare Matteo Messina Denaro».

Lei ora è al Viminale e deve battersi contro le mafie che gravano sul Sud e si infiltrano al Nord.
«Lei mi sta intervistando nel giorno del compleanno di Giovanni Falcone. Stamattina (ieri, nda ) ho dedicato un pensiero di gratitudine a lui. Credo che chi milita nelle istituzioni, e soprattutto in ministeri delicati, debba sempre sforzarsi di onorare la memoria dei tanti eroi che famosi o no hanno dedicato la propria vita e il proprio sangue alla nostra Italia. Ci sono anche eroi che nessuno conosce. Giovedì alla festa della polizia ho visto più di un bambino accanto alla propria mamma ritirare la medaglia del padre poliziotto che non c’è più, dopo aver salvato altre vite dagli esiti di un catastrofico incidente stradale o vittime innocenti da un rapinatore. Un bambino ha salutato mio figlio e mi si è stretto il cuore. Quei bambini devono sempre sapere che il loro papà è morto per un qualcosa di grande, per un qualcosa di giusto. E noi dobbiamo essere capaci di onorarne la memoria».

Aldo Cazzullo

fonte: www.corriere.it

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