Incontro di studio su Giuseppe Dossetti. Si è tenuto a Castellaneta

“Nel panorama politico e religioso italiano c’è oggi un emblema, come Giuseppe Dossetti, di insoddisfazione e non di anarchia, di ricerca e non di sconfitta, di dialogo rigoroso e non di integralismo, di pace e non di irenismo?”: con queste e simili domande hanno riassunto i loro sentimenti quanti hanno partecipato a Castellaneta ad un importante incontro di studio su Giuseppe Dossetti, promosso dalla delegazione diocesana dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, proprio nei giorni in cui i nostri parlamentari a Roma cercavano una difficile intesa su chi candidare al ruolo di Presidente della Repubblica. Di Dossetti si è celebrato il centenario dalla nascita lo scorso 13 febbraio 1913 con numerose iniziative di studio e di preghiera: negli ambienti della politica romana, nell’università di Reggio Emilia, nella Piccola Famiglia dell’Annunziata a Montesole (Marzabotto – Bologna) e a Bonifati (Cosenza). Anche il nostro territorio ha avuto modo di confrontarsi su un personaggio controverso e affascinante, ispiratore e difensore della cultura e della prassi repubblicana del nostro Paese, esperto del Concilio Vaticano II e promotore – come ha ricordato il dott. Michele Recchia, delegato diocesano dell’Ordine Equestre – della vocazione alla santità di tutti, e in particolare dei laici cristiani.
Parlare di Dossetti è difficile, sia per l’abbondanza asistematica delle sue fonti (conferenze, interventi occasionali, lettere, diari, appunti vari) e sia per i tanti luoghi comuni e cliché che impediscono ancora oggi un approfondimento sereno della sua vicenda politica e religiosa. Così ha esordito Giambattista Zampieri, bellunese, ricercatore di filosofia e giornalista televisivo, autore di una tesi universitaria sulla concezione dossettiana dei rapporti tra la Shoah e l’eccidio nazista di Montesole. Dopo aver sottolineato la vocazione comune dei cristiani a essere discepoli di Cristo, Zampieri si è interrogato sul significato di espressioni come “immolazione nell’amore” e “donazione di olocausto” usate da Dossetti. In quell’ora precisa della storia italiana – tra la Resistenza, la Costituente e la nascita dello Stato repubblicano – Dossetti mirava ad una “democrazia reale, sostanziale, non nominalistica”. Per raggiungere ciò riteneva indispensabile il radicalismo evangelico, da cui scaturiscono le scelte di intransigenza personale e politica, che egli chiedeva a se stesso prima che agli altri: “Aspettatevi sorprese ancora più grosse e più globali … Convocate delle giovani menti che siano predisposte per questo e che abbiano, oltre che l’intelligenza, il cuore, cioè lo spirito cristiano”. Un vero politico non può essere un “professionista della politica”: deve essere sempre con la valigia in mano, pronto a lasciare il “servizio” e a tornare al suo lavoro abituale; deve attingere alle radici profonde della sua identità cristiana, ma mai cedere alla tentazione di trasformare la fede in progetto politico.
In questo orizzonte si colloca la riflessione di Dossetti sulla povertà dei credenti e della Chiesa: bisogna vivere con Cristo la “kenosi”, l’umiliazione e glorificazione della croce per essere efficaci nella storia. Il passaggio attraverso la povertà culturale e spirituale del mistero cristiano l’incarnazione apre a tre fecondi criteri di impegno politico: la gratuità, l’invio da parte della comunità e la sapienza della prassi (l’equilibrata prudenza). Il dibattito, introdotto dalle riflessioni del prof. Paolo Tata, ha permesso di toccare nodi sensibili a cui i cristiani sono chiamati a rispondere con la forza della ragione e della fede: come vincere le tentazioni dell’attivismo e del pragmatismo sociale e politico, come evitare di cadere nel pessimismo e nello scoraggiamento di fronte all’ideale alto di servizio politico proposto da Dossetti, come incalzare amministratori e politici in verifiche ideali e morali divenute sempre più urgenti, come sostenere la Chiesa nello sforzo di rinnovamento evangelico capace di rigenerare la convivenza civile nel nostro Paese.
In conclusione il Vescovo di Castellaneta. mons. Pietro Maria Fragnelli – autore con Cesare Paradiso di una biografia di Dossetti “Sentinella e discepolo” – ha ricordato come questo grande “uomo del Nord” ha sempre creduto al ruolo del Sud, “assolutamente necessario, per l’Italia e per l’Europa”.
Nella foto, da sx, i realtori prof. Paolo Tata, autore-ricercatore Giambattista Zampieri, vescovo Mons. Pietro Maria Fragenlli, dott. Michele Recchia.

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