Dato il fallimento su tutta la linea di Bersani di formare un governo, l’incarico deve andare al Movimento 5 stelle. E’ la cosa da farsi tra le più logiche. Infatti, il Partito democratico dovrebbe votare senza alcun dubbio alcuno la fiducia. Se non lo facesse, allora smentirebbe in un colpo solo tutta quella buona volontà al servizio del paese che ha predicato sino all’ultimo. Cosa farebbe il M5S? Niente di più che formare un governo, presentarlo a Napolitano ed andare in aula per la fiducia. Niente contrattazioni, esplorazioni e contatti. Governo e fiducia. Nella malaugurata ipotesi che il Partito democratico non votasse la fiducia, allora scriverebbe definitivamente la parola fine alla sua storia misera e senza nessun costrutto. Praticamente il PD non avrebbe mai fatto nessuna cosa buona dalla sua costituzione ad oggi. Il M5S sa governare. Governare è facile se si è in buona fede e se si fanno gli interessi generali. E’ facile se non ci sono le consultazioni, le contrattazioni, le assicurazioni, i do ut des medioevali che ci hanno afflitto da sempre. Il M5S va in aula con i suoi progetti di legge mettendo in condizione gli altri partiti o di votarli per forza maggiore perché palesemente e propagandisticamente giusti, oppure di smentire sé stessi sbugiardandosi al confronto del proprio stesso elettorato. In questa seconda ipotesi, andare alle elezioni dopo un brevissimo governo del presidente, porterebbe il M5S a guadagnare un ulteriore 25% scrivendo l’epitaffio al Partito Democratico. Se Napolitano dovesse decidere in questo senso, allora ci saremmo trovati al cospetto non di uno statista e basta, ma di un uomo delle istituzioni coraggioso che ha saputo far uscire il paese da uno stallo imbarazzante, una specie di eroe-politico. Se ne andasse a casa il buon Bersani e non dorma sonni tranquilli con le foto dei presidenti di Camera e Senato accaparrati e dislocati sul comodino della sua camera da letto.
