Il Canada alle prese con il narcotraffico e la mafia italo-canadese

Piero Innocenti

Può un solo corpo di polizia di 28mila uomini, sia pure leggendario come le Giubbe Rosse della Royal Canadian Mounted Police (RCMP), garantire un adeguato standard di sicurezza in un grande paese come il Canada, con 34 milioni di abitanti, una superficie trentatre volte quella dell’Italia, ottomila chilometri di frontiera con gli Stati Uniti e sessantaseimila chilometri di costa pacifica e atlantica? Impresa estremamente ardua, direi quasi impossibile, riuscire a fronteggiare una criminalità in generale e quella del narcotraffico in particolare diventate sempre più invasive e violente. Il rapporto del Centro Studi Strategici e Internazionali di Washington (2012), stima in circa 950 i gruppi criminali presenti nel paese. Il compito della RCMP è reso ancor più difficile da un contesto politico nazionale piuttosto instabile se si pensa che, negli ultimi sette anni, per ben quattro volte si è andati alle elezioni anticipate (le ultime nel 2011).

Criminalità straniera e mafia italo-canadese

Il panorama criminale in Canada è, in realtà, molto variegato, con gruppi di origine asiatica, in particolare cinesi e tailandesi che primeggiano nella distribuzione di eroina, bande di motociclisti che hanno il monopolio nel commercio di marjiuana e droghe sintetiche, sodalizi dominicani e giamaicani, gruppi canadesi e gli immancabili (sono un po’ dappertutto!) “esperti” colombiani. Una citazione particolare va fatta per la criminalità mafiosa italiana presente da alcuni decenni a Toronto e a Montreal. La famiglia Rizzuto, storica alleata dei Cuntrera-Caruana, è ancora dominante con la presenza del suo capo, il sessantasettenne Vito Rizzuto. “Don” Vito, terminata la condanna nel carcere di Denver, da alcuni mesi è tornato a casa, a Montreal, dalla sua “famiglia”, intenzionato a non mollare gli “affari” iniziati sin dagli anni Settanta. Si spiegherebbero così alcuni incontri riservati di “lavoro” avuti, di recente (gennaio 2013), nella Repubblica Dominicana. Lontani, dunque, dal Canada, dopo una guerra di mafia piuttosto violenta, iniziata circa tre anni fa, dalla mafia irlandese alleata con gangs di motociclisti, contro il “potere” dei Rizzuto. Una contesa iniziata nel dicembre 2009, con l’omicidio di Nick Rizzuto, in pieno centro a Montreal, cui hanno fatto seguito le “lupare bianche” di Paolo Renda (maggio 2010), cognato di don Vito e di Agostino Centrera (giugno 2010), padrino di Vito. A novembre l’assassinio dell’ottantaseienne Nicola Rizzuto, il patriarca della “famiglia”, ucciso mentre era in cucina da un cecchino appostato in un bosco nei pressi della sua abitazione. Gli omicidi sono proseguiti nel 2011, dopo un accordo per eliminare i Rizzuto e controllare la piazza di Montreal, stipulato agli inizi dell’anno, a Vaughan (Toronto), tra esponenti canadesi della ‘ndrangheta (non poteva mancare la mafia calabrese!) e di Cosa Nostra. Viene ucciso, così, Antonio Di Salvo mentre alcuni sicari tentano di uccidere (febbraio) la moglie di un “socio” di Rizzuto e, ad ottobre, i killer eliminano Lorenzo Lopresti. Un mese prima era miracolosamente sfuggito ad un agguato Raynald Desjardin (legato ai bikers degli Hells Angels). A novembre viene ucciso l’italo canadese Salvatore Mantegna (soprannominato il “boss bambino”). Era cresciuto in Sicilia e poi nel Bronx diventando esponente di spicco della famiglia Bonanno. Per questo omicidio finiranno in carcere Desjardin e l’irlandese Jack Arthur Simpson, autore materiale dell’omicidio. A novembre 2012 l’omicidio del vecchio Joseph Di Mauro (un tempo vicino ai Rizzuto) e, più recentemente, a gennaio 2013, l’eliminazione, a Montreal, di Gaetano Gosselin, vicino a Desjardin, sono ancora preoccupanti segnali di come la lotta per il controllo del territorio non sia affatto conclusa. Preoccupati lo sono anche quei cittadini italiani residenti in Canada (131mila, oltre 200 le imprese italiane), che con la stragrande maggioranza dei canadesi che hanno dichiarato di avere origini italiane (1,5 milioni), si sono ben integrati nei settori della politica, del commercio, dell’informazione, della cultura.

Il traffico di droghe

Per la criminalità organizzata, naturalmente, il fiorente mercato delle droghe continua ad essere il principale obiettivo da tenere sotto controllo. La RCMP, nel 2012, ha stimato, in circa 15 miliardi di dollari canadesi il volume di denaro riciclato proveniente dal narcotraffico. Ingenti i sequestri di marjiuana canadese anche nel 2012 (dati, non ancora ufficiali, parlano di oltre 40 tonnellate), per lo più proveniente dall’Ontario, Quebec e British Columbia, coltivata in territori disabitati e aree impervie. Notevolmente aumentata la coltivazione della marjiuana (il consumo in Canada è tra i più alti nel mondo) nelle case, in capannoni, nelle serre (“indoor grow operation”), tecnica che consente una maggiore produzione (con conseguente maggiore esportazione verso il mercato americano) e un prodotto con una più alta concentrazione di principio attivo (il tetraidrocannabinolo, thc). L’hashish è in prevalenza di provenienza giamaicana e indiana e, nella zona di Vancouver, è molto diffuso il “budder”, olio di hashish sintetizzato con un’alta percentuale di thc. Il consumo di eroina resta su livelli bassi con sequestri che si sono attestati, mediamente, intorno ai 100 kg annui (con un picco, nel 2009, di 213 kg). Al sequestro, nel luglio del 2007, della prima coltivazione di oppio nel paese, ha fatto seguito, nell’agosto 2011, a Chilliwack (British Columbia), di un campo di poco meno di tre ettari con 500mila piante “curate” da due canadesi di origine indiana. Il mercato della cocaina ( di provenienza dalla Colombia e dal Perù), stabile nel periodo 2005-2008, ha registrato un’impennata nel 2009 con oltre due tonnellate e trecento chilogrammi sequestrate e, nel 2010, con una tonnellata individuata a bordo di un veliero con bandiera panamense al largo delle coste dell’isola di Vancouver. Nel 2012, ai 170 kg sequestrati nel porto di Saint John (New Brunswick) occultati nelle parti cave di pallet in legno utilizzati per il trasporto di alimentari dalla Guayana, si sono aggiunti i 500 kg in fase di importazione da una banda di motociclisti di Kelowna, tutti arrestati. In tema di droghe sintetiche il Canada continua ad essere tra i maggiori produttori mondiali di ecstasy con prezzi molto concorrenziali (meno di dieci dollari a pillola) e con tecniche di vendita molto “allettanti” rendendo le pillole “glitter”, cioè luccicanti. Dai sequestri di oltre una tonnellata del 2007 si è scesi a mezza tonnellata nel 2009 per poi risalire intorno ai 700 kg nel 2012 (dato ancora non consolidato). Notevole anche la produzione di metamfetamine con esportazione di consistenti quantitativi verso i mercati giapponese e australiano. Accanto a questo mercato “tradizionale” delle droghe, si è andato sviluppando un altro che vede diverse sostanze come l’Lsd, la ketamina, il Ghb(gamma hidroxy butirate), il roypnol (derivato dalla benzodiazepina), il khat ( molto diffusa tra le comunità etiope e yemenita) e una droga popolare, in pillole, chiamata “hagigat” (dall’ebraico “hagica” che vuol dire “festeggiamento” e khat) diffusa nella comunità israeliana.

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