PARTITOCRAZIA E DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA

Sin dal 1948 nascita della nostra di democrazia, si sono venuti a creare due partiti pricipali, uno con nucleo conservatore e l’ altro progressista, ed intormo tanti partitini o movimentini alternativi da attrarre.

Oggi ci troviamo dinanzi ad una nuova situazione, i nuclei principali che subito nel dopo Guerra si attestarono intorno al 70% con un minimo di astensionismo, basandoci sui sondaggi da soli non arriverebbero al 30%, mentre il movimento alternativo e’ arrivato anche se sparpagnato ed in modo confuso al 70%. Il bipolarismo inflitto dal mattarellum e rafforzato poi dal porcellum, costrince questa grande forza alternativa ad accodarsi oppure perire.(ad eccezione del movimento 5 stelle e il piccolo ma costruttivo movimento INSIEME per gli italiani..dall’ estero che si presentano come indipendisti) Una realta’ che potrebbe essere regolamentata con un nuovo sistema elettorale, che ponga fine a questa partitocazia all’ italiana. Occorre innanzitutto (e lo stiamo ribadendo da alcuni anni) ripristinare la democrazia rappresentativa, partecipativa e diretta, sancita dalla nostra Costituzione. Quindi (1) ritornare al territorialismo politico rappresentativo a livello crcoscrizionale / collegiale e alle preferenze (2) Abolizione della questione di fiducia (mandato partitico) e quorum referendario ( limite democratico)

Questo nuovo principio di democrazia partecipativa vi sembrera’ strano o fantapolitico, ma provate ad immaginare cosa succesesse in parlamento o nel consiglio dei ministry, nel sapere che il popolo sovrano con 500 mila firma e senza il peso del quorum (spesso non raggiunto perche’ qualche leader politico invitava ed invita di non andare a votare), potrebbe bocciare quasi tutte le loro leggi, lo stesso varrebbe se si introducesse come in Svizzera i referendum propositivi. Il fatto preuccupante e che in Italia dal 94 sino adoggi i partiti si siamo “pappati” la bellezza di quasi 2.5 miliardi di euroooo per sopravvivere, quando invece in Inglilterra nello stesso periodo, il finanziamento per la politica e’ costato meno di 500 milioni. Una bella differenza!. Pero’ cari amici in Inglilterra si vota con un sistema elettorale a livello collegiale ( come avveniva piu’ o meno in Italia prima del mattarellum)

Ecco, perche’ io sono sempre stato a favore di un ripristino del sistema elettorale dei nostri padri repubblicani, l' ormai fantomatica democrazia rappresentativa e partecipativa. Occorre, a nostro modesto parere un sistema elettorale unico ed universale, ossia per tutte le tornate elettorali. E ricolo e paradossale in un Paese democratico , votare con piu’ sistemi elettorali. Che poi si opzioni per i collegi uninominali, come avviene nel mondo anglosassone, proposto dai democratici, l’ importante e’ porre fine sia al finanziamento pubblico della politica, sia alla egemonia dei partiti principali . Occorre dare piu’ spazio a questo grande nuovo movimento che io definirei di realpolitcs, spostando la politica nazionale sul territorio.

L’ ideale sarebbe (e qui sono in linea con Grillo) abolire tutti i partiti, modificando l’ articolo 49, in : “ Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in liste elettorali per concorrere con metodo democratico ad ogni tornata elettorale, per determinare la politica nazionale.”. Dopo l’ abolizione del finanziamento pubblico della politica, onde evitare che l’ egemonia si sposti dai partiti ai poteri forti, occorre che la presentazioni delle liste elettorali vengano sottoscritte ( primarie) e finanziate a livelli circoscrizionali dagli stessi sottoscrittori, ed ad ogni tornata elettorale. Allo Stato spetta il compito di mettere equalmente a disposizione dei candidati gratuiti spazi pubblicitari e sedi logistiche. Ne verrebbero fuori delle campagne elettorali a costo zero (o quasi).

Poi chi ha detto che per governare una democrazia moderna occorrono egemonie e nomenclatue, quanto per democrazia si intende dittatura dei cittadin i!?.

Carmine Gonnella
Progetto Pie

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