2013: OLTRE LA CRISI?

Il clima di perplessità e d’apprensione che ha caratterizzato queste prime settimane del nuovo anno, ci ha consentito d’assumere una più concreta coscienza dei gravi problemi economici, ma anche politici, che travagliano il Paese. Sarà, magari, una magra consolazione, ma a noi sembra che l’esperienza passata, anche se tanto tribolata, può permetterci d’affrontare, con maggiore responsabilità, il 2013. Dopo le elezioni di febbraio, questo non sarà un anno facile, ma, almeno, potrebbe essere il primo per avviare una franca riflessione su ciò che non si è fatto e che, invece, si sarebbe potuto fare. Tenendo maggiormente conto del ruolo dell’Italia in seno all’UE e nel mondo. Chiunque riuscirà a spuntare una maggioranza di governo dovrà farsi carico d’iniziare la trasformazione normativa di questa nostra Repubblica. Iniziando proprio della Costituzione. Quello che ci riserverà la prossima legislatura dipenderà principalmente da noi. Dalle nostre scelte elettorali. Nella seconda metà del secolo scorso, c’eravamo orientati verso un’economia di largo respiro. Oggi c’è da puntare su pochi, ma vitali, obiettivi che rimettano in moto gli ingranaggi dell’occupazione con lo stimolo di nuovi investimenti a basso impatto fiscale. Francamente, ci auguriamo che la Squadra del Professore, entrata in campo all’ultimo minuto, non riesca a partecipare alla”partita”. Sarebbe, infatti, come partire da subito con un autogol che, invece, resta assolutamente da evitare. Certo è che solo con un’alleanza di partiti si riuscirà a spuntare una maggioranza stabile. Quindi, è maturato il tempo delle scelte che tengano conto di quanto è capitato nella precedente Legislatura. Solo con un’accurata riforma della vita pubblica, il contenimento delle spese superflue, gli sviluppi nuovi interventi per la sanità, l’edilizia residenziale pubblica, il nuovo Governo si potrà conquistare le condizioni per non “capitolare” prima della naturale scadenza del suo mandato. Per mantenere l’efficacia di questi interventi, si dovranno evitare gli “apparentamenti” strada facendo e, soprattutto, evitare tutte quelle situazioni d’attrito interno che potranno portare alla “capitolazione”. Dopo l’anomalia dell’Esecutivo Monti, si dovrà tornare ad operare per ritrovare una “gestione” del lavoro meno punitiva dell’attuale. Del resto, le leggi, quando si rivelano non idonee, possono essere modificare o cambiate. E’ capitato in passato; potrà capitare anche in futuro. Dopo la lezione, mal digerita, del Professore, si dovranno ritrovare quelle iniziative mediane necessarie per evitare, almeno volontariamente, altre situazioni di tensione sociale. Lasciamo stare il mito della “continuità e “discontinuità”. Sono concetti vuotati dei loro originari contenuti già da parecchi anni. Non neghiamo, e come lo potremmo, che non sarà sufficiente individuare i maggiori mali di Casa nostra per essere guariti, ma, almeno, ci auguriamo che i ripensamenti di quest’inizio d’anno, dopo di quello di “transizione”, possano veramente offrire all’Italia una rinascita sociale. Le altre strade, anche se apparentemente percorribili, ci porterebbero lontano dai meccanismi atti a farci uscire, pur se con gli anni, da una crisi che, a nostro avviso, avrebbe potuto essere evitata. Perché un conto è l’instabilità e la stagnazione economica, un altro conto è imporre mezzi coercitivi per uscirne.

Giorgio Brignola

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