Lo sdegno e la rabbia mi dicono: sarebbe giusta la legge del taglione

“India, ragazza stuprata e uccisa: processo per i cinque sospettati. Rischiano la pena di morte” (Adnkronos – 8 gennaio). Sono contrario alla pena di morte. La ragione mi dice che se l’omicidio è un gravissimo male, lo è sempre. Uno Stato che condanna l’omicidio, non può commettere omicidio, giacché commette il male gravissimo che condanna. Solo nel caso della legittima difesa, l’omicidio trova una sua giustificazione, giacché si è costretti ad uccidere per salvare la propria vita o la vita di altri, ma anche in questo caso l’omicidio non diventa un bene, resta un male. Un male che si è costretti a compiere. Quando penso però alle sofferenze indicibili di quella giovane donna innocente seviziata e uccisa, gettata fuori dall’autobus in corsa come uno straccio che non serve più, lo sdegno e la rabbia hanno il sopravvento sulla ragione e mi viene da pensare che la legge del taglione in questo caso sarebbe giusta. Agli aguzzini prima della morte dovrebbero essere inflitti gli stessi tormenti che ha subito la sventurata studentessa. Per fortuna non tutti sono cattivi come me. Persone buone e cristiane come Bruno Volpe (Pontifex), tanto per fare un esempio, oppure come il sacerdote don Piero Corsi, potrebbero anche ragionare così: “Il crimine degli stupratori è senz’altro da condannare, si consideri però che la studentessa con la sua presenza li ha provocati. C’era proprio bisogno d’andare in giro di sera col suo fidanzato? ”.

Renato Pierri

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