In questi giorni, di festa per molti e di maggiore tristezza per molti altri, vorrei ricordare tra donne viventi, vittime della crudele ottusità degli uomini. Della prima, la più sfortunata, non so nulla, non so se è colta o ignorante, che cosa pensa. Nulla. So solo che, schiava, faceva la prostituta, e un brutto giorno un delinquente infierì su di lei bastonandola selvaggiamente e dandole fuoco dopo averla cosparsa di liquido infiammabile. Da più di tre mesi Mihaela Roznov, ventitreenne, si trova nell’Ospedale Sant’Eugenio, reparto ustionati, a Roma. Il delinquente, che è stato arrestato, l’odiava? Non sembra. L’attività investigativa dei carabinieri di Frascati ha messo in luce una faida tra due gruppi criminali romeni avversi. E’ probabile quindi che il carnefice la considerava semplicemente una cosa appartenente alla banda rivale. Una cosa da distruggere. Come avrà passato il Natale, Mihaela Roznov? E come lo passeranno (in Russia il Natale si festeggia il 7 gennaio) Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, le due Pussy Riot, vittime di Putin e del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie? Entrambe stanno scontando la pena di due anni in campi di lavoro. Di Maria Alyokhina si sa che era studentessa al quarto anno dell’Istituto di giornalismo e scrittura creativa e che ha svolto volontariato e attivismo ambientalista. Un pessimo soggetto, insomma. Maria ha un bambino di cinque anni. Nadezhda Tolokonnikova era studentessa di filosofia all’Università Statale di Mosca, ha un passato di attivismo politico, é sposata ed ha una bimba di quattro anni. La loro colpa vera è di aspirare ad una Russia libera e democratica. Le hanno condannate per aver cantato in chiesa e pregato la Madonna di cacciare Putin, e per aver accusato Cirillo I di credere più in Putin che in Dio. Il Patriarca si comporta verso i potenti della Russia come si comporta il nostro Papa verso i potenti di casa nostra. La differenza è che il Patriarca non è disposto al perdono. Grazie a Putin e al buon Patriarca le due giovani donne, stanno soffrendo nei confortevoli campi di lavoro russi. Non dimentichiamo la sfortunatissima Mihaela Roznov, in ospedale, e Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, in prigione.
Renato Pierri