Badanti: raddoppiano il numero degli italiani, sia uomini che donne,al servizio degli anziani

. In controtendenza il lavoro domestico unavolta monopolio delle lavoratrici immigrate Con l’allungamento della vita media e l’aumento considerevole delnumero degli ultraottantenni che continua a crescere nei prossimidecenni esso rappresenterà circa il 7% della popolazione italiana, ilmestiere di badante sta diventando una tra i più diffusi in Italia. Idati sul numero di persone che svolgono questa attività, sonoaltissimi: un milione e cinquecentomila persone in tutt’Italia ma conle percentuali più elevate che ci dicono che la gran parte risiedeprevalentemente al centro – nord. Una cifra raddoppiata negli ultimianni mentre le statistiche dicono che su 1000 operatori, quasi 200sono italiani con una percentuale di questi ultimi destinata acrescere a sfavore di quella degli stranieri. Con drammatica certezza,la conseguenza di tutto ciò è determinata dalla crisi che ci staspingendo a cercare di tamponare le difficoltà economiche proponendociper questo tipo di lavori. Da molti sono ritenuti come una sorta umiliazione, un fallimento, mala grave crisi del reddito e l’assenza di lavoro li fanno considerarecome l’ultima spiaggia per salvare la propria famiglia. La gran partesono donne più anziane delle loro colleghe straniere, sposate,separate o vedove con età superiore ai 40 anni, o con il marito incassa integrazione, casalinghe, pensionate o disoccupate ma ancheuomini, giovani o cinquantenni in cerca di lavoro che non lo hannomai avuto o che lo hanno perso in questo periodo di crisi economica. Allo stesso tempo, però gli italiani spesso si prestano per mansionidiverse rispetto alle straniere che sono solo donne, con servizi piùleggeri e più brevi, spesso inerenti alla compagnia piuttosto cheall’assistenza totale. Mentre le straniere, sottolinea Rosalba BoveD’Agata, responsabile del settore immigrazione dello “Sportello deiDiritti” nonché dell’Area Dipartimentale Nazionale “Immigrazione eIntegrazione” di Italia dei Valori, sono vincolate alla ricerca di unalloggio e di un lavoro quali precondizioni imposte dalla famigeratalegge Bossi-Fini per il rilascio del permesso di soggiorno, che lespinge a cercar lavoro nelle case di anziani non-autosufficientiperché quest’occupazione risolve loro questo tipo di doppio problema. Le italiane generalmente prestano servizi di cura e manutenzione dellacasa e non considerano il loro un vero lavoro ma piuttosto un ripiego,che abbandonano appena possono. C’è poi il caso delle giovani, spesso studentesse, che per diverseragioni svolgono lavoro in qualità di baby sitter o di compagnia aglianziani. Di solito le persone che decidono di cercare una badante a tempo pienosi trovano con l’acqua alla gola, con parenti anziani che non sono piùin grado di stare da soli, bisognosi di assistenza continua. Larichiesta verte quindi su persone disponibili notte e giorno e questoè il profilo delle lavoratrici straniere. I servizi offerti vannodall'assistenza alla persona, che comprende le attività di igienepersonale, aiuto per alzarsi dal letto, lavarsi, vestirsi e dipreparazione e somministrazione dei pasti. Anche le pratiche dicarattere parasanitario, come la somministrazione di farmaci o lavalutazione di sintomi che rendono opportuno a far intervenire o menoil medico. Inoltre l'assistenza domestica, che comprende la pulizia edigiene dell'alloggio e degli arredi, il riordino del letto e dellastanza, il cambio della biancheria, il bucato e la stiratura.L'assistenza nelle relazioni con l'esterno per anzianiautosufficienti, che consiste in un supporto pratico al di fuori delproprio domicilio come la gestione della spesa, il disbrigo dieventuali pratiche amministrative e di piccole commissioni,l'accompagnamento in ospedale o alle visite mediche, sostegno almantenimento della vita di relazione. L'offerta di manodopera a bassocosto ha permesso a molte famiglie italiane di trasformarsi in datoridi lavoro, avvalendosi di un aiuto, che prima non avrebbero maiimmaginato di potersi permettere. Le collaboratrici straniereguadagnano, infatti, in media il 20% in meno delle colleghe italiane.Ora l'arrivo sul mercato delle assistenti familiari italiane spiazzale famiglie, abituate da anni a rivolgersi solo alle straniere. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sonoquesti i dati sorprendenti che la crisi economica fa emergere: dellevere e proprie inversioni di tendenza nel mercato del lavoro. Gliitaliani tornano a fare lavori che avevano assunto una tipizzazione inquanto pressoché esclusivi dei migranti, mestieri nei quali, fino apoco tempo fa, avrebbero fatto fatica addirittura ad immaginarsi.

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