TEMO UNA RIVOLTA DELLE PERSONE SERIE, DEI DEMOCRATICI VERI , MA ANCHE DEL CLERO

Mi capita a volte, per non dire quasi sempre, di crearmi uno scudo protettivo, una specie di paracadute insomma, facendo appello la mia non più giovane età per dire, senza tema di fastidiose reazioni di parte, che in 15-16 lustri di vita, non ho mai assistito ad uno sfacelo istituzionale, etico-morale, economico, religioso e quant’altro, come quello che l’Italia sta vivendo oggi. Qualcuno, mi supporterà, dicendo che ho scoperto l’acqua calda…

Faccio il giornalista da molti anni e confesso che ogni giorno perdo il filo di quanto sta avvenendo in quanto, l’obiettivo attuale della classe dirigente, non si coniuga con la necessità di raddrizzare le sorti di un’Italia che ha bisogno di riprendersi da un fallimento non ufficializzato (come sarebbe già avvenuto da tempo in qualsiasi contesto imprenditoriale), ma si trastulla attraverso un continuo ambaradam di personaggi, spesso privi di arte e di parte, protesi solo a mungere, a strizzare fino all’ultimo sangue, ciò che rimane di un paese allo stremo delle sue possibilità.

Non faccio i nomi dei politici che, a mio avviso, si muovono solo in questa direzione in quanto essi sono agli occhi di tutti, chiedendomi nel contempo, dove essi trovino ancora la faccia per riproporsi agli Italiani: una persona seria sprofonderebbe al loro posto, ma evidentemente essi hanno anche acquisito il coraggio per non provare umiliazione e vergogna. Badate bene che, io avrei una qualche difficoltà a sceglierne uno per bene, fatta salva qualche eccezione.

Non voglio entrare nel discorso “Regioni” di cui oggi tanto si parla, in quanto, come sostengo da sempre, le ho sempre considerate enti inutili, di sperpero dei soldi pubblici, di delinquenza, di vita allegra da parte di dirigenti ed indotto mafioso: mi pare che gli ultimi fatti mi diano ragione su tutti i fronti. Non nascondiamoci dietro ad un dito, ma affermiamo chiaramente che le regioni, anche per l’enorme distanza che hanno rispetto ai cittadini, possono fare incontrollate ciò che vogliono, non solo, ma possono anche permettersi di essere arroganti di fronte a chi, con educazione e diritto, muove qualche istanza dovuta. Non per niente io sostengo che esse rappresentano ciascuna, mi pare siano venti, la duplicazione dello stato centrale: un cancro burocratico che dissangua il paese !

Domanda di cui a titolo: “ Ma fino a quando le persone oneste e per bene sono disposte a tollerare questo stato di cose, visto che la politica si è auto-creata le condizioni per non andare mai a casa ?”

Anche il Clero, fortemente condizionato dalla necessità della sua specifica missione, ormai comincia a far sentire politicamente la sua voce attraverso i suoi mass-media, non vietando apparizioni televisive ai suoi apici, circostanza che non può non costituire un sintomo di un equilibrio che si sta rompendo, mentre l’attuale governo tecnico, pur dandogli atto del suo trend positivo, sembra essere giunto al capolinea.

Detto questo, non è difficile rendersi conto che ci sarebbero tutte le condizioni per ribellarsi all’attuale politica ma, ahimè, la situazione è talmente critica al punto che qualsiasi mossa da parte delle persone oneste determinerebbe ancora più danno per i motivi che dirò alla fine di questo pezzo; infatti, la politica italiana, ha una connotazione che presenta più familiarità con il carcere (di cui possiede le chiavi per aprirle e chiuderle ad libitum) che con la gestione onesta del bene comune, anche se qualche eccezione, anche in questo caso, è sempre d’obbligo.

Spero che gli Italiani, anche in nome di quella cultura riveniente dalla storia, abbiano un sussulto di dignità, orgoglio e fermezza, per sancire alle prossime elezioni, che nessuno di quei nomi che ci hanno fatto vergognare agli occhi del mondo intero, trovino un solo centimetro quadrato per collocarsi, per farsi vedere in tv, farsi sentire attraverso la stampa spesso compiacente e padronale, permettendo alle nuove leve, se vuoi anche prive di preparazione ed esperienza, di cambiare la faccia al paese.

ARNALDO DE PORTI

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