Una vittoria della resistenza iraniana

Loredana Biffo

Gli Stati Uniti depennano dalla lista dei terroristi i Mojaedin del Popolo Iraniano, una conquista per la quale i resistenti al regime clericale degli Ayatollah combattono da anni.
Una fantomatica “lista” voluta dallo stesso regime, ma priva di nomi e cognomi, di riferimenti reali, che serviva unicamente a discreditare il movimento della resistenza e minarne la sua legittimità a livello internazionale.
Una svolta che cambia l'equilibrio politico del regime iraniano e i suoi infausti rapporti con l'occidente.
Il 29 settembre nella sede del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a Auvers-sur-Oise e alla presenza della Presidente della resistenza Maryam Rajavi i dissidenti del regime hanno festeggiato la loro agognata vittoria, hanno allestito una mostra fotografica dei caduti e degli innumerevoli eccidi compiuti dagli Ayatollah anche grazie alla “Blak list” che giustificava ogni violenza.
Un duro colpo per un regime che reprime sistematicamente i dissidenti, trucca le elezioni e arresta arbitrariamente ogni soggetto sospettato di essere contrario alla politica del “Velayat-e-faghih”, ossia la completa identificazione della politica nel clericalismo.
E' stata inoltre ricordata l'eroica azione di resistenza da parte dei residenti di Camp Ashraf, e ribadito la necessità di tutelare il loro trasferimento a Camp Liberty, voluto dal regime che ha lo scopo di confinarli in questa prigione a cielo aperto per poterli sterminare, non a caso ha vietato l'ingresso a qualsiasi controllo internazionale.
Una vittoria questa, ostacolata per lungo tempo in primis dall' America, che per anni ha permesso questa contraffazione della realtà da parte del regime iraniano; forse che
un Iran democratico, non atomico, rispettoso dei diritti umani, delle donne, senza pena di morte e soprattutto con un sistema giudiziario indipendente dal clerical-fascismo degli Ayatollah non fa poi tanto comodo?
La lotta del popolo iraniano per la libertà e la democrazia, è ineluttabile, un paese che è stato attraversato da crisi continue e lesioni inammissibili dei diritti umani, non può che continuare a lottare, fino alla vittoria definitiva.
Compito inderogabile dell'Europa e dell'America, è sostenere questa lotta per la democrazia, nel rispetto di un movimento interno che è sempre stato esplicito rispetto alla “terza via”, cioè il ribaltamento dall'interno del regime, non certo con attacchi esterni con la scusa di “importare la democrazia”. Il popolo iraniano ce la può fare.

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