L’Italia è un Paese a cultura orale e in cui si legge poco. Alcuni dati lo dimostrano. Nel 2011 poco meno di 26 milioni di nostri connazionali, su un totale di 59 milioni di residenti, hanno dichiarato di aver letto almeno un libro.
Le donne leggono più degli uomini: almeno un libro il 51% delle femmine rispetto al 38% dei maschi.
In Italia anche chi legge lo fa molto poco: il 45% dei lettori non ha letto più di 3 libri in un anno, mentre i lettori “forti”, cioè chi ha letto 12 libri o più nello stesso arco temporale, sono solo il 13%.
Nel 2011, il 9% delle famiglie ha dichiarato di non possedere alcun libro in casa.
La quota più alta di lettori (60%) si riscontra tra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra 11 e 17 anni.
Ma quali sono le letture più diffuse tra le giovani generazioni? La nostra Costituzione,Don Chisciotte,Satyricon,il Decamerone,L’isola di Arturo,Cent’anni di solitudine,il Principe di Machiavelli,Gomorra di Saviano,Il Sole nudo di Asimov,Q di Wu Ming,il Piccolo principe,Moby Dick.
A giudicare da questi titoli i classici sono libri evergreen e questo è confortante. Ma questa biblioteca appartiene a una minoranza che legge, destinata purtroppo a rimanere tale nel tempo.
La cultura,in un Paese come l’Italia che ne è ricca,è la nostra vera e unica identità. Dobbiamo ricordarcelo sempre, soprattutto quando assistiamo impotenti alle notizie dei crolli a Pompei,di porzioni murarie del Colosseo,di sfregi ai monumenti.
Un segnale confortante in un Paese in cui la cultura dominante è rappresentata dall’anti –intellettualismo mediatico e populistico.