A Faenza rinasce la speranza tra le lavoratrici dell’ Omsa, il commento della Cinti

La vice responsabile dell' Italia Dei Diritti per l' Emilia Romagna: “Il lavoratore, e nel caso specifico le 228 dipendenti dell' Omsa,continuano a rappresentare l' anello debole di un meccanismo pocofertile di incentivo alla produzione, che infligge tagli, sospensioni,cassa integrazione e chiusure, con il contributo decisivo della crisi,la quale mina quotidianamente la loro sicurezza” Bologna, 10 settembre 2012- A seguito dell' incontro tenutosirecentemente a Roma presso il Ministero dello Sviluppo economico, si èstabilito ufficialmente che la società interessata al rilevamento delsito produttivo dell' Omsa di Faenza, l' ATL Group di Forlì, hamantenuto quanto finora promesso, ovvero di riaccendere una speranzaconcreta tra le 228 lavoratrici in cassa integrazione in deroga finoal 15 novembre (prorogata di due mesi), le quali hanno realmentetemuto il peggio riguardo alla possibilità di poter continuare amantenere il proprio posto di lavoro nell' azienda tessile sopracitata, e che nonostante tutto hanno continuato a lottare. Laprecedente proprietà ha infatti deciso di trasferire la produzione inSerbia. Si è stabilito pertanto il via libera all' inizio della nuovaproduzione, accompagnato dallo studio di alcuni progetti e iniziativecon i quali ristabilire parte delle garanzie che eranoprogressivamente andate sfumando negli ultimi mesi. Verrannorecuperate almeno 145 assunzioni e si realizzerà un outlet (con ilcontributo della società Faenza Erre), ma si procederàcontemporaneamente a reindustrializzare il sito originale perincentivare nuove opportunità di inserimento, attraverso uninvestimento iniziale di 20 milioni di euro. Da quanto si legge nelverbale dell' incontro, nel quale l' ATL dichiara la propriaintenzione di ristrutturare gli edifici destinati alla produzione eselezionare personale, verrà superato il limite numerico di 120lavoratori, così come inizialmente disposto nel corso del verticecondotto in Regione il 12 marzo. Secondo quanto ribadito anche dalSindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, attaulmente si pensa dicominciare ad assumere nel marzo 2013, periodo di rimessa in motodelle attività, ma non è escluso che successivamente il numero possacrescere.Luana Cinti, vice responsabile dell' Italia Dei Diritti per l' EmiliaRomagna afferma: ” Si tratta indubbiamente di un inizio positivo checi si augura si arricchisca di ulteriori elementi di garanzia epertanto sicurezza per le lavoratrici, le quali sono da sempreprotagoniste attive di questa realtà industriale ben conosciuta nonsolo a livello locale, e che merita di essere valorizzata con l'auspicio di un progressivo ampliamento produttivo, a dimostrazionedella volontà reale di tutelare le realtà imprenditoriali del luogo ele figure che ogni giorno contribuiscono a creare e promuovere i loroprodotti. E' necessario che le Istituzioni e gli amministratori delterritorio siano parte integrante di un processo di recuperoindustriale nel quale il punto di partenza sia la salvaguardia diquesta e delle altre singole realtà aziendali in pericolo, procedendoin accordo col Ministero di competenza per accelerare i tempi diripristino delle attività. Questo attraverso la sperimentazione e ladiversificazione delle stesse e di idee progettuali in merito allequali gli investimenti non possono non essere incentivati, così comeil pieno coinvolgimento di società che come l' ATL Group di Forlì e laFaenza Erre si sono mostrate interessate a portare avanti eincoraggiare la prosecuzione del lavoro in questo settore, a favoreinnanzitutto della comunità circostante. E' bene sottolineare che ildiscorso sul trasferimento della proprietà all' estero al centro delladiscussione, significherebbe entrare nel merito di un discorso piùesteso e delicato, che ha a che fare con tante questioni più profondee irrisolte del panorama di produzione nazionale, quali il costoeccessivo del lavoro e delle produzioni in Italia, per cui la fuga èla prima conseguenza assieme all' allontanamento degli investitoriesteri che qui non trovano condizioni favorevoli e interesse nell'inserimento o supporto alle realtà industriali già consolidate e unavolta fiorenti. Il lavoratore, e nel caso specifico le 228 dipendentidell' Omsa, continuano a rappresentare l' anello debole di unmeccanismo poco fertile di incentivo alla produzione, che infliggetagli, sospensioni, cassa integrazioni e chiusure, con il contributodecisivo della crisi, la quale mina quotidianamente la loro sicurezza.A tal proposito è importante soffermarsi sulla battaglia condotta daqueste donne per vedere riconosciuta la propria dignità, e il senso diunione scaturito da questa, allo scopo di affermare con forza ladecisione di non mollare e di vedere al contrario riconosciuto ildiritto al lavoro”. Ufficio Stampa Italia Dei diritti Emilia Romagnaitaliadeidiritti@yahoo.ithttp://www.italiadeidiritti.it

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