Ridateci la Monna Lisa: attivisti italiani chiedono alla Francia la restituzione alla città ‘ di Firenze del dipinto più famoso al mondo. Raccolte più di 150.000 firme per restituire il dipinto al Museo degli Uffizi

Inoltrata formale richiesta al ministro francese della cultura per il suo ritorno

Gli attivisti italiani hanno raccolto oltre 150.000 firme chiedendo al Museo del Louvre a Parigi la restituzione alla 'città' di Firenze della Monna Lisa di Leonardo Da Vinci.

Secondo il Comitato che ha organizzato la petizione, il dipinto più famoso al mondo deve essere restituito al Museo degli Uffizi. La Gioconda viene custodita in Francia dal XVI secolo, quando venne acquisita da Francesco I di Francia; dopo la Rivoluzione francese, venne in possesso del popolo.

Il Presidente del Comitato, Silvano Vincenti, ha dichiarato di aver presentato formale richiesta al ministro francese della cultura, Aurelie Filippetti, chiedendo la restituzione del dipinto poiché avrebbe un significato di 'alto valore storico, simbolico e morale'.

Ma il Museo del Louvre ha snobbato il comitato.

L'opera rappresenta tradizionalmente Lisa Gherardini, cioè “Monna” Lisa (un diminutivo di “Madonna” che oggi avrebbe lo stesso significato di “Signora”), moglie di Francesco del Giocondo (quindi la “Gioconda”). Leonardo dopotutto, in quel periodo del suo terzo soggiorno fiorentino, abitava nelle case accanto a Palazzo Gondi (oggi distrutte) a pochi passi da piazza della Signoria, che erano proprio di un ramo della famiglia Gherardini di Montagliari.

Fu Leonardo stesso a portare con sé in Francia, nel 1516, la Gioconda, che potrebbe essere stata poi acquistata, assieme ad altre opere, da Francesco I. Un'altra ipotesi è che fosse stata ereditata dal Salaì , il quale aveva avuto nel testamento tutto ciò che era rimasto nello studio dell'artista alla sua morte, tranne i manoscritti che erano stati lasciati a Francesco Melzi, che la portò con sé a Milano. Alla sua morte nel 1524 un inventario di beni riporta infatti il dipinto della Gioconda, ma non si sa se fosse l'originale o una copia magari dello stesso Salaì, come quella conservata nel Museo Condé ed attribuita all'allievo milanese o al Melzi. In ogni caso non esiste alcuna documentazione precisa che possa chiarire la vicenda.

La Gioconda fu rubata. Il furto avvenne la notte tra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo; della sottrazione si accorse lunedì stesso un copista, Louis Beroud, che aveva avuto il permesso per riprodurre l'opera a porte chiuse. In realtà fu un ex-impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, originario di Dumenza, cittadina nei pressi di Luino. Convinto che il dipinto appartenesse all'Italia e non dovesse quindi restare in Francia, lo aveva rubato, rinchiudendosi nottetempo in uno sgabuzzino e, trascorsavi la notte, uscendo dal museo a piedi con il quadro sotto il cappotto: egli stesso ne aveva montato la teca in vetro, quindi conosceva come sottrarlo. Il dipinto fu recuperato nel 1913 e venne esibito in tutta Italia prima che fosse restituito al Louvre in quell'anno.

Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” rimarca come Napoleone infierì sul nostro patrimonio trafugando opere d'arte che portò in Francia anche se da un lato, promosse anche un inventario, paese per paese dei beni posseduti in ogni chiesa del Mezzogiorno d'Italia. Certamente la “Gioconda” di Leonardo ha fatto parlare molto di sé, ma purtroppo Leonardo la portò con se in Francia donando l'opera al Re francese. Quindi si tratta di una donazione dell'artista al Re di Francia e quindi non possiamo rivendicarne la restituzione perché legittimamente appartiene alla Francia. Però ancora molte opere d'arte trafugate dai Nazisti sono ancora in Germania. Vi sono poi musei che conservano ed espongono al pubblico opere trafugate, spesso provenienti da scavi archeologici italiani. Qui l'azione della diplomazia e della Legge dovrebbero essere incisive e intransigenti per intervenire al fine di adoperarsi alla restituzione legittima di opere e reperti che sono stati sottratti all'italia e figurano nelle vetrine di importanti musei stranieri. Ma spesso non è così, purtroppo.

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