Stefania Zuccari era per me un’ amica di Facebook di cui vedevo gli occhi ma sarà stata lei? Poi ci siamo conosciute, precedute da una notte al telefono in cui abbiamo fatto l’ alba a raccontarci l’ amore…E’ la madre di Renato Biagetti, ucciso il 27 agosto del 2006. Aveva 26 anni.
Tutto il resto l’ hanno raccontato le persone che gli hanno voluto bene e spero che oggi, altre possano conoscerlo e passare la sua storia. E’ nostra.
Doriana Goracci
“Chi ha ucciso Renato è sceso da una macchina grigia con il coltello in mano. E ha mirato direttamente al petto. Poi ha ferito chi era con lui. La sua ragazza e l’amico di sempre. Erano le cinque del mattino di domenica. Renato Biagetti aveva 26 anni ed era stato a un concerto reggae sul litorale romano, a Focene, una frazione di Fiumicino…Renato era un compagno, dei tanti che si riconoscono nelle attività del Laboratorio occupato che una volta era il Cinodromo di Ponte Marconi.
Renato era un ingegnere fresco di laurea e faceva il precario nel rutilante mondo della musica. Tecnico del suono. Un ragazzo come tanti, dolcissimo, amato da tutti… C’è un dossier sul web che parla di Renato, 20 pagine scritte da chi lo conosceva da chi vive ogni girono la sua realtà e la condivide. Di queste 20 pagine 4 sono un elenco di date, persone, luoghi delle aggressioni dal 2004 al 2006 da parte di neofascisti ai danni dei frequentatori dei centri sociali. Renato aveva 26 anni era diventato da poco ingegnere faceva il tecnico del suono, la musica era la sua passione. Insieme a Laura la sua ragazza e l’amico Paolo era andato ad ascoltare un concerto di musica reggae a Focene, sul litorale romano.
I tre frequentavano attivamente il centro sociale Acrobax di Roma. Parole come intolleranza e razzismo, non sono nel loro vocabolario. Loro hanno altri valori, ma per questo sono stati puniti. Finito il concerto i tre si avviano verso casa, Laura va prendere la macchina, Renato e Paolo la aspettano. Una macchina grigia si avvicina e si ferma vicino a loro, a bordo ci sono due ragazzi, 17 e 19 anni, “E’ finita la festa? Allora che cazzo state a fa qui? Andatevene a Roma! ”. Un breve diverbio ed è in quel momento che la vita di Renato finisce. (In realtà morirà in ospedale qualche ora dopo) Nelle intenzioni del suo assassino c’era la volontà di uccidere. I due giovani scendono dalla macchina, uno è Vittorio Emiliani, figlio di un carabiniere, ha in mano ha un coltello, pochi secondi dopo si avventa su Renato: 8 coltellate, una alla coscia, le altre al petto di cui due al cuore. L’autopsia riporterà che la causa della morte è da attribuirsi alle coltellate al cuore “inflitte con estrema violenza tanto da lasciare il segno dell’elsa del coltello” sul corpo di Renato. Nell’aggressione vengono feriti anche Laura e Paolo che riceve una coltellata alla schiena. Vittorio Emiliani al processo patteggia: 15 anni per omicidio volontario…”
6 ANNI RENATO SPEZZA LE LAME
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Focene, 27 agosto 2006 – 2012
6 anni.
Questo il numero che sigla la distanza temporale e formale dall’assassinio di Renato. La morte di Renato è un frutto avvelenato, un germoglio cresciuto nelle strade della nostra città e raccolto da due ragazzi, oggi grandicelli, che con colpevole stupidità e con dieci coltellate hanno colpito la vita di Renato. Ma il seme da cui tutto questo è stato generato è stato piantato da una cultura ben precisa che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, si chiama fascismo. E chi ha annaffiato tutto questo sono state, e sono tutt’ora, le organizzazioni neofasciste che della sopraffazione, della violenza e dell’odio per le diversità fanno il baricentro della loro politica. I due assassini hanno una responsabilità personale, le organizzazioni neofasciste e le istituzioni che le tollerano e le supportano hanno una responsabilità politica. Ma 6 anni sono stati anche colmi di iniziative, di azioni e di relazioni; noi, compagni/e ed amici e amiche di Renato, in tutta Roma e anche nel resto di Italia, abbiamo provato a coltivare i sogni di Renato, le sue passioni e le sue idee. Per questo, anche quest’anno, vogliamo organizzare un appuntamento pubblico, Renoize 2012 per il 1 Settembre, dove far suonare musica, dove poter pronunciare parole e guardare immagini e video. Tutto per poter raccontare la verità sull’aggressione di Renato che, come altre, troppe, negli ultimi anni raccontano un paese fatto di ingiustizie e soprusi. Ma vogliamo anche raccontare la giustizia e la libertà che Renato, insieme a noi, costruisce quotidianamente Per noi 6 anni sono nulla, sono un soffio, perchè nella nostra mano stringiamo forte quella di Renato che continua ad essere con noi giorno dopo giorno.Con rabbia e con amore
Renoize 2012
27 Agosto 2006 – 27 agosto 2012.
Il 27 agosto 2006 Renato veniva accoltellato ed assassinato in un’aggressione di natura fascista.
Ma la storia di Renato non è solo la sua storia. Non è solo un ricordo dell’intimità dei suoi parenti o amici, non è il privato dolore o la solitudine che può rendere impotenti. La storia di Renato è la storia di tutti/e noi che abitiamo questa metropoli e che, nelle sue vene, vediamo scorrere il sangue sempre più avvelenato della paura che genera diffidenza, intolleranza e odio.
E’ la storia di Valerio Verbano, Dax, Carlos; ma anche di Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi e di una lista ancora troppo lunga di nomi.
E’ il veleno delle parole mortifere del neo-fascismo, sono le aggressioni dell’intolleranza omofoba, l’arroganza della violenza di apparati dello Stato.La nostra storia è un ingranaggio collettivo, in cui le dinamiche sviluppano legami solidali, in cui i sogni di Renato hanno costruito progetti collettivi e le lacrime per la sua morte si sono unite alla passione delle battaglie di verità e giustizia. L’ingraneggio collettivo è la capacità di leggere il passato e il presente per immaginare il futuro, come è avvenuto a Genova 2001; quello che sapevamo allora è quello che si avvera oggi.Per questo abbiamo deciso di anticipare Renoize con una giornata in cui proietteremo un film che racconta una parte di Genova2001 ma, soprattutto, ci confronteremo su come si rilancia di fronte al monito dello Stato che, con le condanne di devastazione e saccheggio, lancia un avvertimento a chi prova a costruire prospettive diverse. Chi prova a far girare quell’ingranaggio.E poi ci saranno il sudore per allestire Parco Schuster, ci sarà la musica compagna di viaggio di Renato, ci saranno le parole e i video: ci saranno le relazioni, i sogni e la cooperazione che si faranno politica costituente.
Quella che immagina un futuro diverso, con Renato per mano.
E naturalmente contro il fascismo.