Silenzio e omissioni sugli abusi in carcere a Bologna, la Cinti commenta

La vice responsabile Dell' Italia Dei Diritti per l' Emilia Romagna: “Certamente vien da pensare che alla base di tutto vi sia una ideadistorta di potere, poi tradotta in omertà ad oltranza, che di fattocela a sua volta un'immagine di onnipotenza e impunità di fronte allaLegge” Bologna, 6 agosto 2012- Da parte del pm che ha seguito la vicenda sinda prima delle vacanze natalizie, all'interno del carcere del Pratellodi Bologna sono attualmente in atto le notifiche di fine indagine,normalmente precedenti alla richiesta di rinvio a giudizio, in meritoall' inchiesta sulle 35 persone indagate per abusi e violenze di variogenere perpetrate ai danni di detenuti minorenni da parte di altrigiovani carcerati, così come piccoli furti e danni, di fatto mairiportati all'autorità giudiziaria, ma piuttosto risolti all'internodelle mura del penitenziario attraverso resoconti alla Dirigente e almassimo l' emanazione di sanzioni disciplinari.Tra gli interessati compaiono agenti di polizia penitenziaria,operatori, educatori e persino l'ex direttice della struttura, PaolaZiccone, passibili di essere prossimamente processati. In realtà, ifatti contestati risalgono al 2010 e si sono protratti per tutto il2011, contemplando vicende legate a violenze ed abuso di potere daparte anche di 4 poliziotti ( poi rimossi dall'incarico), i quali inpieno inverno avrebbero malmenato e poi ammanettato, a seguito di undiverbio, un ragazzo, in seguito rinchiuso al freddo della propriacella senza finestre.Luana Cinti, esponente del movimento Italia Dei Diritti presieduto daAntonello De Pierro commenta: ” E' altamente probabile che la volontàdi risolvere internamente e senza troppo chiasso le problematichelegate al rapporto tra detenuti e fra questi con le Autorità dellastruttura in questione, possa esser stata sin dall'inizio una prioritào comunque concepita come naturale. Ciò che maggiormente sconvolge èl'idea di un possibile patto tra i diversi protagonisti, ciascuno conuno specifico ruolo, all' interno di una dinamica dominata dall'omertà e dall'abuso sapientemente coperto con la complicità di tutti.Stiamo parlando di minori, sicuramente problematici e non semprepacifici, ma da quanto emerge non si sarebbe fatto nulla percontrollare e disincentivare in maniera ferma i tanti episodicontestati, nei quali addirittura i detenuti più grandi avrebbero nonsolo picchiato e ostacolato la convivenza con i più giovani attraversoatteggiamenti intimidatori, bensì abusato di loro sessualmentesottomettendoli orribilmente al proprio dominio. Certamente viene dapensare che alla base di tutto vi sia una idea distorta e deviata dipotere, poi tradotta in omertà ad oltranza, che di fatto cela a suavolta una immagine di onnipotenza e impunità di fronte alla Legge.L'abitudine di tacere e a non vedere, unita probabilmente allamancanza di periodici controlli delle Autorità esterne, si è rivelatal'occasione ideale per lasciar passare inosservati fatti menorilevanti e successivamente sempre più gravi, che addiritturaattengono alla vita stessa e alla tutela della dignità di minori,senza riguardo alla difesa dei loro diritti primari”.Paradossalmente, la Ziccone era di recente intervenuta con unariflessione approfondiata sulla vita dei carcerati all'interno delperiodico ” I martedì” del Centro San Domenico, soffermandosi sul modoin cui normalmente la società li percepisce e considera, e invitandola cittadinanza ad abbandonare l'idea che il penitenziario siasoltanto un luogo dove rinchiudere i violenti e punirli isolandoli dalresto della realtà circostante come prova della loro estraneitàrispetto ad un mondo popolato di gente normale. Come se non bastasse,si è soffermata sul fatto che isolare coloro che si trovano a doverscontare una pena è controproducente e deviante, poichè in realtà ilvero riscatto deriverebbe da un concetto diverso di carcere, ovvero diluogo aperto al contributo educativo e formativo da parte delleIstituzioni ai vari livelli, educatori, mediatori e cittadinisinceramente motivati a conoscere meglio il contesto carcerario e lastoria dei giovani che vi risiedono.”E' davvero preoccupante, prosegue la Cinti, anzi vergognoso pensareche tali approfondimenti possano essere stati condotti dalla stessapersona indagata per i gravissimi fatti di cui sopra. Il pensiero ècertamente condivisibile, ma totalmente oscurato dalle immagini diviolenza e degrado nei comportamenti che balzano alla mente,tollerati, e a quanto si ipotizza reiterati, all'interno dellastruttura al centro delle indagini. I ragazzi che avrebbero subitoviolenza e altre angherie, sarebbero a questo punto doppiamentevittime, costretti a subire da parte dei compagni violenti e nelcontempo, poichè disadattati, ritenuti irrecuperabili per i quali ogniintervento di recupero si rivelerebbe vano. Da qui, il passo verso l'atteggiamento omertoso e di reciproca copertura è breve, soprattuttose finora, invece di essere una realtà aperta al contributo dellasocietà civile con i suoi importanti attori ( tanto decantata dall' exDirigente), quella del carcere si è col tempo trasformata in un luogoinaccessibile, che si è guardata bene dal segnalare problemi estorture, con la consapevolezza che tanto non sarebbe successo nulla.Concludendo, dichiara la Cinti, una preoccupazione prioritaria delleIstituzioni, dovrebbe essere quella di essere presenti attraversocontrolli più frequenti all' interno dei penitenziari come quello delPratello, tutelando la dignità delle persone che qui scontano unapena. In concomitanza, però, promuovere con maggiore interesse edentusiasmo programmi reali di tipo educativo che coinvolgano davverola società esterna nei diversi ambiti, ad ulteriore garanzia dellasicurezza e della tutela di questi giovani, con minori pericoli”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia

Romagnaitaliadeidiritti@yahoo.it

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