Iran, la tragedia di un popolo

Sembra essere senza fine la sofferenza del popolo iraniano vessato, torturato e ridotto alla fame dal regime teocratico degli ayatollah.
Sono 120.000 le persone impiccate, incalcolabili quelle detenute e sottoposte a tortura sistematica; molti sono i prigionieri politici e dissidenti. Giovani, donne e intellettuali vengono sottoposti alle più atroci e svariate forme di pressione e tortura.
Amnesty International ha dichiarato che le impiccagioni nel 2011 sono state il doppio rispetto all'anno precedente.
Il regime clericale iraniano ha dato un contributo significativo al massacro del popolo siriano, attraverso continue infiltrazioni in Iraq, Libano, Palestina e tutto il medioriente.
Per non parlare della meticolosità con cui persegue la produzione di armi nucleari, fatto che causa instabilità e insicurezza nella regione e nel modo.
Non meno preoccupante è la situazione dei “resistenti”- detti anche Mojahedin del Popolo Iraniano, che dimorano a Campo Ashraf a 60 km a nord di Baghdad. Costoro sono gli oppositori al regime iraniano, e vittime dell'invasione delle truppe iranchene nell' aprile 2011 che ne uccisero 36 e ne ferirono 300, impedendone l'uscita dal campo per ricevere cure mediche.
In seguito il regime iraniano, in accordo con il governo iracheno, decise di che il campo doveva essere chiuso (perchè abitato dai resistenti) e nell'aprile 2012 sono stati trasferiti a Camp Liberty nei pressi dell' aeroporto internazionale di Baghdad. Luogo non idoneo alla permanenza, e meta sicura di torture e sterminio.
Infatti è precisa intenzione del regime, annientare la sua opposizione concentrata soprattutto nel Campo di Ashraf, che hanno già assaltato diverse volte. Alla fine del 2011, vi è stato un accordo tra il governo iracheno e l'Onu per lo spostamento dei residenti di Ashraf a Lyberty, ma questo è avvenuto forzosamente prima che l' Alto commissariato dell' Onu potesse effettuare le pratiche per la definizione dello “status di rifugiati” per i residenti di Ashraf, necessario per il trasferimento di questi in paesi terzi, al fine di salvare loro la vita.
I residenti di Ashraf hanno accettato tale trasferimento su suggerimento del loro leader, la signora Maryam Rajavi, la quale si è spesa per favorire una soluzione pacifica alla questione. Ma in realtà sono caduti dalla padella alla brace, perche a Campo Liberty non ci sono le condizioni di sopravvivenza minima. Oltre alla presenza massiccia di forze armate irachene, la proibizione di uscire, la scarsità di acqua, corrente elettrica e fognature. Per non parlare delle perquisizioni e violenze arbitrarie.
I dissidenti rifugiati all'estero, chiedono la condanna ti tali violazioni dei diritti umani ad Asrhaf e Lyberti (oltre che in tutto l' Iran), considerato il fatto che la risistemazione presso paesi terzi è un processo che richiede tempi lunghi, si rivolgono alle Nazioni Unite e all' UNHCR affinchè riconoscano Camp Liberty un campo per rifugiati (e venga reso vivibile), garantendo la protezione degli organi internazionali e una ricerca di soluzione per liberare la regione iraniana dall'integralismo degli Ayatollah armati di atomica, oltre alla possibilità per il popolo di dare avvio autonomamente (senza ingerenze straniere) ad un processo di democratizzazione del paese. Cosa che peraltro andrebbe ad influire anche sul resto del medio oriente, considerato che l' Iran esporta ed alimenta terroristi nell'area orientale.
La Presidente della resistenza iraniana Maryam Rajavi esule a Parigi, ha stilato un programma in dieci punti, dichiarando la volontà del suo popolo a perseguire un cambiamento democratico e soprattutto non atomico, che rispetta i diritti umani e la pacifica convivenza con il resto del mondo. Il riconoscimento del diritto del popolo iraniano al cambiamento democratico è un contributo fondamentale alla pace in Iran e nel medioriente.
Resta ora da vedere se la democrazia in Iran interessa anche l' America e l' Europa, fino ad ora pare non sia stato così.

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