STAMPA OGGI ? POCA SOSTANZA E, SPESSO, STRUMENTO CHE NUOCE AL SENTIMENTO COLLETTIVO E CONTAMINA I CERVELLI DELLE CLASSI DEBOLI. MA ANCHE LA LAUREA NON RISOLVERA’ IL PROBLEMA.

“Fra un po’ ci vorrà la laurea per fare il giornalista”, leggo sul periodico “Noi giornalisti” pervenutomi oggi e di cui ho avuto tempo per leggere solo la copertina. Non so se questo sarà un bene od un male, anzi penso che, in un certo qual senso e per certi versi, una maggiore scientificità nella stesura degli articoli, tenuto in debito conto che oggi molta stampa non adempie più alla sua vera funzione che sarebbe quella di registrare in maniera asettica le notizie, finirà per sfornare argomenti più elaborati, ovviamente ad uso e consumo di qualcuno, in funzione di una laurea che non sempre è sinonimo di saggezza e preparazione. Conosco infatti dei giornalisti non laureati e nemmeno professionisti che sono dei maestri del giornalismo e, viceversa, altri con tanto di laurea, che sono uno schianto… Io penso, pur dando per scontato che la professione richiede una buona preparazione, che se non esistono in primis razionalità, maturità e buon senso, anche la laurea serva a ben poco. In questi giorni abbiamo degli esempi sull’ottenimento di certe lauree…per cui se esse servono per dare valore giuridico ad una professione, allora siamo alla distorsione degli stessi valori etici.

D’accordo sul fatto che le varie “New entries” in determinate redazioni non sempre sono all’altezza del compito e quindi finiscono per nuocere anziché adempiere ad un servizio sociale, ma è altrettanto vero che ciò non dipende da loro, ma da chi se le porta in redazione attraverso espedienti che mirano più al risparmio che alla vera funzione di informare come si deve. Ed intanto, queste “New entries” finiscono per far male il loro lavoro, contaminando persino i cervelli di chi li legge, specie certe fasce deboli che ancor oggi ragionano in questi termini: “l’ha detto anche il giornale, o la televisione, quindi è vero…”

Non andrebbe sottaciuto che ci sono dei non laureati, od anche dei semplici diplomati, o addirittura colleghi privi di titolo di studio che, per la loro esperienza in altri contesti, si possono definire…plurilaureati. Non è sempre infatti il cosiddetto pezzo di carta che serve. E di esempi in questo senso ce ne sono a iosa. Si faccia invece in modo che, tanto per fare un esempio, non abbia titolo di giornalista chi scrive due righe sul bollettino parrocchiale, e poi, attraverso vari escamotage, diventi addirittura professionista… e di esempi come quest’ultimo, non solo per quanto riguarda il bollettino parrocchiale, ce ne sono a non finire.

Se invece, come per il medico, per il farmacista o per l’ingegnere, è necessaria una laurea ad hoc, allora si stabilisca legalmente che, per fare il giornalista, è necessario ottenere una laurea specifica, cosa che troverei accettabile anche sotto il profilo etico.

Io non ho ancora letto le condizioni che regolerebbero l’accesso alla professione di giornalista per cui posso essere incorso anche in qualche inesattezza, ma penso che una rivoluzione della specie, ove si dovesse ipoteticamente cantierare oggi, con effetto immediato, eliminerebbe più della metà dei giornalisti attuali.

Per fortuna, una opportuna clausola di salvaguardia per i diritti acquisiti, non porterà a questo. Di certo, i tempi tecnici per la riforma non potranno essere che lunghissimi.

ARNALDO DE PORTI

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