Ecco l’attentatore che che preme il telecomando

Potrebbe avere un volto l'orrore: il volto ritratto dalle telecamere di sorveglianza di chi ha fatto esplodere le bombe davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi uccidendo Melissa Bassi, di 16 anni e ferendo gravemente 6 sue coetanee.
Decisive le telecamere – Le telecamere, forse prima fra tutte quella del chiosco di panini all'angolo sinistro davanti all'ingresso dell'istituto, dove passano le ragazze ogni mattina, ha ripreso “buone immagini, immagini significative, a bassa risoluzione ma sulle quali stanno lavorando gli esperti. Immagini girate di giorno. Immagini che accreditano l'ipotesi che l'ordigno sia stato azionato da un telecomando”, ha spiegato il procuratore di Brindisi Marco Di Napoli in una conferenza stampa.
C’è l’identikit del killer – Immagini “terribili” ma che “hanno aperto uno spiraglio di luce”, e ora “l'ipotesi più accreditata in termini di probabilità è che si sia trattato di un gesto isolato, individuale”, ha aggiunto il procuratore. Un quadro che smorza la paura che si respira densa, non solo a Brindisi. E sembra esserci un primo identikit: il procuratore non vuole sbilanciarsi ma quelle immagini sono “buone, importanti” e si vede “un uomo di 50-55 anni, non un giovane”, che “dalle caratteristiche somatiche non sembra uno straniero. Vestito con una giacca scura e pantaloni chiari, indossa scarpe da ginnastica. Non abbiamo nomi e cognomi non c'è nessuno scritto nel registro degli indagati”, poi frena: “Stiamo lavorando”.

Artificieri ancora al lavoro – Sono ancora al lavoro gli artificieri ma frammenti dell'innesco sono stati ritrovati e sarebbero sufficienti per ipotizzare un congegno a distanza, con un dispositivo volumetrico: “Stiamo aspettando ulteriori accertamenti ma è probabile che si tratti di un innesco con contatto visivo, è possibile che il telecomando abbia innescato un dispositivo cd volumetrico che poi interagisce ed esplode al primo passaggio delle persone”, ha spiegato il pm di Brindisi.

I momenti prima dell’esplosione – L'uomo quindi potrebbe aver aspettato poco distante, in sicurezza, ma in modo da vedere la zona e l'ingresso della scuola accanto al quale aveva posizionato il cassonetto blu con le tre bombole gpl pronte ad esplodere. Anzi, probabilmente è stato azionato prima, quando ha visto le ragazze uscire dall'autobus, poi il sensore è scattato quando le prime studentesse sono passate, e l'esplosione le ha lacerate.
Gesto isolato con volontà stragista – Le ragazze quindi erano l'obiettivo “non una sola in particolare”, ha spiegato Di Napoli, argomentando: “Il gesto quindi sembra collegato alla scuola e ai ragazzi”. E' certo che “c'era una “volontà stragista”, tant'è che è questo il reato doloso per cui la procura procede. Ma la dinamica delle immagini e le caratteristiche dell'innesco e la preparazione dell'attentato fanno pensare ad “un gesto isolato, un gesto individuale è questa l'ipotesi più plausibile” e che non sarà ripetuto “non sembra un killer seriale”.
Potrebbe aver fatto tutto da solo – Non si esclude che altri lo abbiano aiutato, ma “è possibile che abbia fatto tutto da solo e confezionato l'ordigno in casa”, sottolinea pm. Anche il cassonetto blu verticale con le ruote dove erano messe le bombole poteva spostarlo da solo “non è dell'azienda di nettezza urbana”, e “i due cassonetti storici della scuola stavano al loro posto”. E' un cassonetto che “si può acquistare” e su questo anche si stanno muovendo gli investigatori e “con ogni probabilità – ha aggiunto il pm, dato il dispositivo 'volumetrico' – cassonetto è stato portato carico a ridosso dell'evento”. Poco prima delle 7.42 quindi. E qui qualcuno potrebbe averlo anche notato quell'uomo. Gli inquirenti non si sbilanciano ma ci sarebbero testimoni, alcuni ritenuti più credibili e significativi.
Si tratta di un esperto di elettronica – Su chi sia l'autore, dice qualcosa anche quel terribile ordigno che ha lanciato schegge e frammenti fino a 500 metri di distanza: “E uno che conosce l'elettronica, il congegno non è alla portata di tutti, non è particolarmente difficile da assemblare ma servono particolari conoscenze”. Non si esclude che quell'uomo sia venuto da fuori ma “conosceva bene il territorio, quella scuola, le abitudini, gli orari dei ragazzi”.
Si cerca il movente – Ma perché? Sul movente il pm sottolinea: “Troviamo chi è stato e sapremo il movente”. Un folle, qualcuno che ce l'aveva con quella scuola per motivi personali, o movente politico o ideologico? “Non possiamo escludere nulla al momento perché non abbiamo la persona. Possiamo solo fare congetture. Una persona che è in guerra con il mondo, nemico di tutti, che approfitta di un momento particolare per avere visibilità. Potrebbe anche essere stato spinto da tensioni ideologiche”, risponde il pm. Ma qui davvero tutto sembra possibile.
Niente pista mafiosa – La pista “improbabile” per Di Napoli è quella mafiosa. “Le immagini – ribadisce -hanno aperto uno squarcio ma siamo ancora lontani non abbiamo nome e cognome e nessuna possibilità è esclusa. Ma quella di un gesto isolato, individuale è l'ipotesi più plausibile”. Allo stato degli atti. Poi, il procuratore distrettuale Cataldo Motta entrando in procura sembra smorzare gli entusiasmi e rimettere tutto in gioco: “Non è escluso nulla assolutamente”, anche se sottolinea anche lui la stranezza, per obiettivo e materiale usato, in relazione alla criminalità organizzata.
Ci sarebbe un sospettato – Qualcuno comunque in questura è già stato sentito e indiscrezioni parlano anche di perquisizioni. Secondo riportato dal Tempo, ci sarebbe un sospetto. Sabato sera, scrive il quotidiano romano, la polizia ha perquisito l’abitazione di un uomo di 60 anni, ex ufficiale delle Forze armate ed esperto di elettronica, la cui famiglia vendeva bombole di gas. Altre rivendite sono state oggetto dell’attenzione degli investigatori. E solo nelle prossime ore si potrà sapere se l’assassino di Melissa ha un nome.
Il procuratore non si sbilancia – Di Napoli non si sbilancia su questo anzi, “stiamo lavorando, siamo ancora lontani, non abbiamo nomi, non c'è nessuno iscritto nel registro degli indagati”, anche se ammette “approfondimenti mirati”. Eppure l'impressione che si avverte nella Procura, nel palazzo davanti alla scuola Morvillo Falcone, è che almeno da quel video, da quelle “buone immagini” si possa arrivare a qualcuno. Anche se non potrà mai esserci una spiegazione tale da comprendere tanto “orrore” e “vigliaccheria”, come sussurra nel dolore la gente di Brindisi, che silenziosamente porta i fiori davanti alla scuola dove è morta Melissa, il “piccolo angelo”, come la salutano i bigliettini lasciati sul marciapiede.
20 maggio 2012
Redazione Tiscali

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