TRA IL DIRE ED IL FARE….

Siamo stati tutti bersagliati, a partire da ottobre e sino a febbraio scorso, da una valanga di “E-mail” provenienti dalla “Lista Mauro Vaglio”, aventi una duplice tipologia di contenuti: da un lato “gli intenti” (consistenti in grandi manovre che, una volta “preso” il Consiglio dell’Ordine, avrebbero dato ai Colleghi una vita professionale meravigliosa), dall’altro “le critiche” (in sostanza grossolane interpretazioni dell’operato del Consiglio dell’Ordine in carica).

Spicca -per riassumere ciò che in quel periodo accadde- lo slogan dominante utilizzato: “La lista Mauro Vaglio salverà l’Avvocatura dal baratro”.

Contrapposto a tutto ciò (alla politica del fango, alla millanteria, al populismo, alla formazione a pagamento), vi era la sobrietà della lista composta dalla “maggioranza” dei Consiglieri dell’Ordine in carica: non si “diceva”, ma si “faceva”; non ci si macchiava di condotta ingiuriosa, ma si “andava avanti” seguendo un percorso ispirato al buon senso, alla dedizione al lavoro, allo spirito di servizio, senza personalismi di alcun genere.

E’ bastato, tuttavia, un “ricorso al TAR” (sulla riduzione dell’orario delle cancellerie) per far sì che tutto quel lavoro Consiliare (che ha azzerato la disciplina, che ha organizzato circa 400 convegni per la formazione gratuita, che ha ricucito i rapporti con le altre Istituzioni, che è stato ricevuto dalle più alte cariche di Governo, che ha provveduto a far sì che fossero pubblicate migliaia di sentenze che giacevano negli Uffici del Giudice di Pace da anni …), fosse – effettivamente – dimenticato, o – nella migliore delle ipotesi – ritenuto inutile.

Con quel “ricorso al TAR”, la Lista Vaglio ha enfatizzato le capacità di ogni suo componente, e – con un sistema di “comunicazione” certamente innovativo e “accattivante” – ha fatto credere agli Avvocati romani di essere in grado di attuare quell’intento irrealizzabile di “salvare l’Avvocatura dal baratro”.

Molti ci hanno rimproverato di non saper fare “comunicazione”, a differenza della “Lista Mauro Vaglio”.

Il risultato, noto, è stato “storico”: tredici componenti di quella lista sono stati eletti, letteralmente spazzando ogni altro contendente.

Noi rispettiamo la volontà degli elettori, ma questi però – a tre mesi dall’insediamento del nuovo Consiglio – debbono sapere.

Sapere cosa?

Le domande sono:

In via principale: In tre mesi di “governo”, questo Consiglio è riuscito a “salvare l’Avvocatura dal baratro”?

In via subordinata: In tre mesi di “governo”, questo Consiglio – semmai – ha “provato” a “salvare l’Avvocatura dal baratro”?

In via ulteriormente subordinata: In tre mesi di “governo”, questo Consiglio – nel minimo – ha realizzato qualcosa di quanto aveva promesso?

La risposta è fin troppo facile: NO.

E’ avvenuto, al contrario, quanto segue (come si evince in modo chiaro e fedele consultando il sito http://www.rodolfomurra.it/2012/03/verba-volant/:

1) Nonostante le fandonie riferite sul come “spendere i soldi degli Avvocati”, non è stata ancora programmata (e, tanto meno, fissata), la data per la Assemblea per approvare il bilancio dell’Ordine. Si stanno utilizzando moltissime risorse economiche senza la copertura del bilancio preventivo, che negli anni scorsi era stato – di questi tempi – già ampiamente approvato. Un ritardo clamoroso che non è solo sintomo di inefficienza, ma anche di incapacità gestionale.

2) Nell’Adunanza del 19 Aprile 2012, il Consiglio ha deliberato di “dotare” i Consiglieri, tutti, di “biglietti da visita” con ivi apposto il “nuovo logo” dell’Ordine medesimo (la cui ideazione ha avuto un costo, pagato da tutti noi), con indicata la carica del “titolare” e l’indirizzo dello Studio privato del costui. Anche i biglietti da visita hanno avuto una spesa, sostenuta –ancora- dagli iscritti.

3) Sempre in termini di “salvataggio della Avvocatura dal baratro”, è stato sottoscritto (Adunanza del 26 aprile) un contratto – non meglio qualificato – di “consulenza” (che verrà –ovviamente- rinnovato anche per il prossimo anno) per il Consiglio dell’Ordine. Il nostro Ente -al costo di €. 24.000 Euro annui oltre ad accessori- si avvarrà ora di un indispensabile “comunicatore/addetto stampa” (amico personale, dichiarato, del Presidente): ne sentivamo la mancanza!

4) Dopo aver revocato un concorso pubblico in avanzato stato, che avrebbe portato a coprire i 12 posti vacanti della pianta organica del personale dipendente (che prevede 38 unità), il Consiglio ha stipulato contratti a tempo determinato superando di gran lunga la soglia della dotazione organica (si è arrivati oggi a 60 dipendenti in servizio, per un costo annuale che supera i 3 milioni di Euro!!) ed avvalendosi in gran parte di parenti dei dipendenti di ruolo (il personale lo si “coccola” anche così)!!

5) La formazione continua “domestica” sta via via sparendo, atteso che la maggior parte dei Consiglieri ritiene migliore quella svolta dalle proprie Associazioni di riferimento: mentre prima la si disquisiva nell’ Aula Avvocati, a Piazza Cavour, in assoluta gratuità, oggi “la formazione” è garantita – spesso dietro il pagamento un “ticket” di ingresso – tuttavia in “altre Sedi” , e sotto l’egida non dell’Ordine, ma (guarda il caso!) delle rispettive Associazioni dei Consiglieri.

6) L’attività di “pre-disciplina” e di conciliazione tra Colleghi è stata soppressa, con incremento di uno spaventoso arretrato, come riferiscono i due Consiglieri “di minoranza”.

7) Qualsiasi decisione importante (come quella che riguarda l’attuazione della nuova normativa sul praticantato) viene sistematicamente rinviata ad altra Adunanza.

8) Le gaffe che commettono taluni Consiglieri iniziano ad essere davvero troppe, segno evidente di uno scadimento nell'attenzione che si ripone sulle questioni da esaminare, il che pregiudica l'idea di un Consiglio davvero “rappresentativo” della intera categoria (si pensi, tanto per citare l'ultimo esempio, alla mail inviata dal Presidente e dal Segretario il pomeriggio del 16 maggio, nella quale – nonostante sia stato assoldato un apposito “comunicatore” – si confonde grossolanamente la sezione delle esecuzioni “mobiliari” con quella delle esecuzioni “immobiliari”, disorientando non poco i destinatari!!).

Si tratta SOLO di qualche esempio, tanto per dare il “senso” che una cosa è “dire”, altra cosa è saper “fare”. Giova comunque sottolineare che le delibere sopra menzionate sono state tutte approvate con il voto contrario dei Consiglieri Conte e Condello.

°°°

Nel frattempo, mentre il Consiglio delibera (a maggioranza) su come “spendere i soldi degli Avvocati” (voto elettronico, consulente/comunicatore, assunzioni in parentopoli, biglietti da visita personalizzati), i Consiglieri romani hanno ottenuto un “cortese” diniego da parte del Ministro della Giustizia per qualsiasi contatto essi volessero avere con la medesima (peraltro, Avvocato iscritto nell’Albo di Roma), ed una totale indifferenza nella Commissione istituita per la “riforma del codice di Procedura Civile” (c.d. “doing business”, per la quale ha fatto molto più Twitter, che non il Coa, giunto in clamoroso ritardo): nulla, costoro, hanno “organizzato” in contrapposizione a tali provvedimenti.

Nulla hanno più detto riguardo a tale offensiva esclusione ed il “baratro” è sempre più vicino, e questi Consiglieri, invece, sono sempre più lontani dagli Avvocati: I palloncini colorati sventolati a Piazza Cavour durante la campagna elettorale, evidentemente, non bastano più.

°°°

Infine, la provocazione maggiore è stata l’invio di una comunicazione via Posta Elettronica Certificata contenente la formulazione di una domanda (!!!) sulla volontà, o meno, di partecipare allo “sciopero bianco”, indetto dall’Organismo Unitario della Avvocatura: ciò, nonostante vi sia stata una proposta in adunanza da parte dell’ex Presidente Antonio Conte (volutamente lasciata cadere nel nulla) riprodotta personalmente dal medesimo Consigliere Conte con una sua e-mail inviata a tutto il Foro (6 Aprile 2012)! Egli (ricevendo ampi consensi al riguardo) auspicava una serie di iniziative “eclatanti” che avrebbero sicuramente ricevuto maggiore attenzione di un mediocre invito a “scioperare in bianco”.

Offendono l’intera Categoria, i Signori Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati di Roma, perché dimostrano di non essere in grado di prendere alcuna decisione riguardo ad un “proclama” evidentemente inutile, tardivo, ininfluente e degradante: mascherano la loro inadeguatezza (oramai evidente) con una specie di “democratico” sondaggio, ma ciò al solo scopo di non deludere il Presidente dell’OUA Maurizio De Tilla, il quale – è fatto noto – risulta essere molto vicino al Presidente Mauro Vaglio ed al quale occorre necessariamente, oggi, rimborsare un “favore”, secondo un patto “tra amici” non condivisibile.

Tuttavia, proprio quest’ultimo (pur essendo “il più votato dagli Italiani”) sembra divertirsi a dimenticare di aver fondato il suo successo su promesse elettorali sulle quali, oggi, è sceso un inquietante ed imbarazzante silenzio.

Eppure, quei tredici Consiglieri:

9) avevano detto che avrebbero “abrogato la media-conciliazione”, mentre oggi definiscono l’Organismo di Mediazione dell’Ordine di Roma (che, pure, non riescono a gestire e invocano l’aiuto dei Colleghi “per dare un mano” a “smaltire l’arretrato” che progressivamente aumenta, pur essendo stata la ennesima –ed illegittima- delibera che onera gli avvocati degli istanti a curare le comunicazioni in proprio), come “il fiore all’occhiello” dell’attuale Consiglio;

10) si erano definiti “gli unici in grado di battersi in favore dell’Avvocatura”, solo per aver presentato un “ricorso al Tar” che, vinto in primo grado (con plateale distribuzione pubblica delle copie della decisione), è stato clamorosamente rigettato in sede di gravame (e sulla cocente sconfitta hanno mantenuto il più rigoroso silenzio): con il risultato (vista proprio la motivazione della ordinanza del Consiglio di Stato) che le cancellerie del Tribunale – ora – attiveranno un orario inferiore rispetto a quello concertato dal Consiglio uscente (orario che era di tre ore e mezza, oltre a mezz’ora per le scadenze ultimo giorno): tale fenomeno che è già accaduto in Corte di Appello (apertura per sole tre ore al giorno). Quel “ricorso al tar” ha avuto, come unico effetto, di alimentare la ostilità dei cancellieri nei confronti degli Avvocati, ritenuti i principali demolitori dei loro diritti;

11) declamavano la loro autorevolezza in termini di “politica forense” (sostenendo di non avere avversari in tal senso), ma molti di loro non riescono a nascondere, OGGI, la propria totale inesperienza.

Dicevano.

E basta.

Consapevoli dell’impossibilità di realizzazione di ciò che affermavano: ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare……

E “fare”, costa fatica, impegno ma, soprattutto, richiede capacità.

°°°

Cristiana Arditi di Castelvetere, Giovanni Cipollone, Sandro Fasciotti, Francesco Gianzi, Rodolfo Murra e Livia Rossi,

sentendosi offesi dal contenuto delle delibere sopra menzionate (assunte evidentemente in violazione degli interessi della Categoria, e – in ogni caso – prive di utilità per gli iscritti, quando non confliggenti con le norme deontologiche ed in evidente conflitto di interessi), rilevano che è doveroso non utilizzare “i soldi degli Avvocati” (e, comunque, dei sottoscritti!) per le attività sopra citate;

ritengono che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma debba prendere una posizione netta con riguardo all’adesione allo “sciopero bianco” (e non “chiedere” cosa si dovrebbe fare);

chiedono che l’attuale Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma riferisca ai propri iscritti quale concreta attività è stata realizzata sino ad ora per “salvare l’Avvocatura dal baratro”.

Ove riscontro non giunga, ciò rappresenterà comunque una risposta.

Sempre grati dell’attenzione, Vi inviamo i nostri più cordiali saluti ed auguri di un proficuo lavoro.

Cristiana Arditi di Castelvetere, Giovanni Cipollone, Sandro Fasciotti, Francesco Gianzi, Rodolfo Murra e Livia Rossi

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