Conosco bene la serietà e competenza di Monti, e gli sono al fianco con lealtà. In questo momento dobbiamo tutti lavorare nell'esclusivo interesse dell'Italia. Anzi, lo incoraggio a portare a termine il lavoro iniziato e ad affrontare senza esitazioni tutte le misure necessarie per liberarci dalle incrostazioni strutturali e burocratiche che ostacolano la crescita.
Ci troviamo in una situazione di emergenza in cui l'esecutivo deve dare prova ogni giorno di puntare ai risultati per i quali è nato e continua a essere votato. Ma grazie al sostegno della maggioranza e dell'opposizione, questo governo di tecnici deve anche mirare a realizzare quella riforma dell'architettura istituzionale indispensabile per la governabilità dell'Italia.
Monti si trova nella posizione ideale per realizzare le riforme che il mio esecutivo aveva avviato senza poterle portare a termine, anche per la riluttanza dei partner della nostra coalizione.
Spero che Monti riesca a rendere più flessibile il mercato del lavoro e a realizzare un'effettiva libertà di concorrenza per restituire competitività all'Italia. Potrà contare per le riforme sulla leale collaborazione del Pdl e mia personale. Della modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori se ne deve poter discutere. L'articolo 18 non può essere un tabù. A suo tempo noi proponemmo di modificarlo almeno per i nuovi assunti, ma la reazione, soprattutto dei sindacati, fu furibonda. Alla fine quest'idea è tornata. Produttività, crescita e occupazione, cosiìcome la fiducia dei mercati e degli investitori internazionali, dipendono in gran parte dalla riforma del nostro sistema di relazioni lavorative.
Da Monti mi aspetto pure che faccia sentire la voce dell'Italia in Europa con ancor maggiore forza e determinazione. Vede, ero nel giusto quando dicevo che le misure d'austerità non sarebbero bastate e bisognava cambiare le regole di questa Europa che é un'unione monetaria ma non politica, con una banca centrale priva degli strumenti di qualsiasi altra banca centrale come il battere moneta o essere prestatore di ultima istanza. Sono stato il primo a dire che bisognava investire per far ripartire le economie, e che gli investimenti infrastrutturali dovrebbero essere favoriti dall'emissione di bond europei.
Se mi sento tradito dal presidente Napolitano per aver appoggiato la candidatura di Monti a scapito del mio governo? Niente affatto. Sono stato io a scegliere di dimettermi e a fare un passo indietro pur avendo ancora la maggioranza nei due rami del Parlamento e senza che il mio governo fosse mai stato sfiduciato. L'ho fatto per senso di responsabilità e per senso dello Stato, per togliere pretesti a chi speculava sull'Italia.
Posto fisso? Monti voleva dire che nel mondo di oggi, più di ieri, l'obiettivo non può essere mai il posto di lavoro fisso, ma il lavoro in sé. Nessuno meglio di me può sposare questa tesi. Nella vita non mi sono mai fermato, né adagiato sui successi, ho sempre affrontato sfide nuove: costruzioni, televisione, sport, politica. Nelle mie aziende, del resto, ho sempre valorizzato i giovani. Monti non voleva certo elogiare il precariato.
La Lega vuol dimostrare la sua identità e ha una posizione diversa dalla nostra anche riguardo al governo nazionale. Questo non significa la fine della nostra alleanza.
In questi anni se un merito l'ho avuto è stato quello di riuscire a unire le diverse anime dei moderati italiani, dando così stabilità al sistema politico e provocando cambiamenti profondi nella stessa sinistra. Prima di me, gli esecutivi duravano in media undici mesi. Per il futuro, confido che con la Lega si possa avere una forte e leale collaborazione a tutti i livelli, com'è stato durante il governo da me presieduto e come continua a essere in molte amministrazioni locali. E mi auguro che anche Pier Ferdinando Casini e il suo partito, che è con noi in Europa nel Ppe, abbiano la saggezza di capire che in Italia i moderati sono la maggioranza, ma vincono solo se restano uniti.
I processi contro di me sono strumentali e gli italiani lo sanno, altrimenti non avrebbero continuato a votarmi. C'é stata ed é tuttora in corso una campagna di calunnia, di persecuzione giudiziaria e di diffamazione a livello internazionale nei miei confronti condotta per fini politici da una casta di magistrati ideologicamente orientati (che per fortuna sono solo una parte della magistratura italiana) e da organi d'informazione politicamente schierati che si sono fatti portavoce dell'opposizione e della stessa casta giudiziaria di estrema sinistra. E' stato un danno più per l'Italia che non per me personalmente.
Mi presenterò per il Parlamento, ma non mi candiderò alla presidenza del Consiglio. Il Pdl ha eletto all'unanimità come segretario un giovane bravissimo, Angelino Alfano, che ha 35 anni meno di me. Tutta la mia generazione deve fare un passo indietro e lasciare spazio ai più giovani. Io avrò un ruolo di padre fondatore. Darò il mio contributo alla campagna elettorale quando la parentesi del governo tecnico si chiuderà.
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