Un fitta coltre di neve ha imbiancato Roma e con essa tutta la vecchia classe politica che non è stata in grado sino ad oggi di risollevare le sorti della categoria forense

Il desiderio di rinnovamento radicale che si respirava nell’aria già da qualche tempo si è tradotto in un consenso plebiscitario al primo turno elettorale a favore della lista MAURO VAGLIO PRESIDENTE nel corso delle elezioni per il rinnovo del consiglio dell’ordine degli avvocati di Roma.
Da sabato 4 a martedì 7 febbraio si vota per il ballottaggio (storicamente e statisticamente solo i candidati che si sono classificati tra i primi 20 / 23 al primo turno hanno possibilità di essere eletti all’esito del ballottaggio).
Più che di rinnovo dell’Ordine e forse più appropriato parlare di rinnovamento. La mia idea di politica forense si fonda essenzialmente sulla tutela e sul rispetto di tutti i colleghi (anche di quelli che la pensano diversamente da me).
Il Consiglio dell’ordine non dovrà mai essere un “governante” che strizza l’occhio ai poteri forti, bensì un rappresentante ed un portavoce della volontà di tutta la categoria.
Non mi appartiene la politica delle polemiche; il tempo sprecato in inutili polemiche o in odiosi attacchi personali deve essere invece impiegato positivamente per costruire insieme una categoria forte in grado di presentarsi anche dinnanzi alle Istituzioni come un interlocutore forte ed essenziale.
Le nostre divisioni interne , i nostri personalismi hanno negli anni indebolito la categoria divenuta facile bersaglio dei media, dei poteri forti e della politica che, approfittando della nostra poca coesione, hanno inferto all’avvocatura colpi quasi mortali, accusandoci peraltro di essere una casta.
Liberalizzazioni, aumento sconsiderato del contributo unificato, obbligo di preventivo, abolizione delle tariffe, possibilità per le società di capitali di investire negli studi professionali, lungi dal rappresentare una via di uscita dalla crisi economica, hanno messo in ginocchio una categoria già tanto martoriata.
Una campagna mediatica distorta ha dipinto le liberalizzazioni come un’opportunità per i giovani avvocati, senza considerare il fatto che già senza le liberalizzazioni eravamo a Roma in 25.000 avvocati con un rapporto di un avvocato ogni 200 cittadini. Come non comprendere che l’offerta al ribasso delle prestazioni professionali non fa altro che svilire e pregiudicare la qualità del servizio offerto ?!
E allora auspico che questa fitta nevicata seppellisca un modo vetusto di fare politica e che una primavera di colleghi umili, volenterosi si rimbocchi le maniche per difendere non solo la categoria forense ma la giustizia in genere.
Matteo Santini

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