Cota impazza le donne in piazza

Continua la partita nel Consiglio regionale del Piemonte su consultori e Centri antiviolenza per le donne. E' attesa per mercoledì 25 gennaio la nuova udienza del Tar sulla delibera che introduce il Movimento per la vita nei consultori della regione. Una scelta più volte criticata e contestata dagli esponenti di sinistra e dai movimenti femministi.
A Torino prosegue la battaglia anti-oscurantismo nei confronti della posizione del Consiglio regionale del Piemonte in merito ai consultori e Centri antiviolenza per le donne. L'annunciata crociata di Monsiù Cota contro l'aborto, sbandierata in campagna elettorale, e riconfermata subito dopo le elezione, è partita alla riscossa.
E' attesa per mercoledì 25 gennaio la nuova udienza del Tar sulla delibera che introduce il Movimento per la vita nei consultori della regione. Una scelta più volte criticata e contestata dagli esponenti di sinistra e dai movimenti femministi. Domani per sensibilizzare ulteriormente sulla questione è stata organizzata una conferenza stampa in Consiglio Regionale.
Già lo scorso sabato, infatti, in Piazza Castello è stato allestito un presidio a favore della legge 194 e del diritto di autodeterminazione delle donne che si trovano a compiere una scelta difficile come quella dell'aborto. Interverranno tutte le consigliere dell'opposizione, tra cui il capogruppo della Federazione della Sinistra Eleonora Artesio, l'ex presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, e l'esponente di Sel Monica Cerutti. Non solo al loro fianco ci saranno anche numerose sigle dell'associazionismo femminile e della Casa delle Donne. Obiettivo, come detto, protestare contro le scelte della Giunta Cota che «calpesta i diritti delle donne con scelte ideologiche, togliendo risorse ai consultori e ai Centri antiviolenza».
Già la scorsa primavera si era scatenata una battaglia contro le strutture piemontesi che applicano correttamente, da sempre, la 194, in tutti i suoi aspetti di prevenzione e tutela sanitaria e psicologica della donna. Fu un primo tentativo di sabotaggio dell'aborto farmaceutico, sottraendo alle donne piemontesi, la possibilità di scegliere tra questo e quello chirurgico, che essendo per definizione più traumatico, evidentemente è anche ritenuto più idoneo dai puritani, che le considerano delle peccatrici e assassine.
I puritani quindi, non hanno portato alcuna novità sotto il profilo dell'assistenza alle donne. Bensì hanno leso gravemente il diritto di scelta sui metodi abortivi, e ancor più grave, hanno instaurato un clima intimidatorio e vessatorio, “installando” negli ospedali pubblici dei “mastini”, detti anche, “volontari antiabortisti” del movimento per la vita, i quali hanno lo scopo di convertire le peccatrici.

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