INCONTRI e MAESTRI

Sintesi d’una conversazione tenuta a Foggia, diretta ai Giovani, nel nome di don Tonino Bello

di Francesco Lenoci *

FOGGIA – A Milano, l’8 maggio 2010, ebbi il privilegio di presentare il volume “Incontri e Maestri”, di Raffaele Cera (Edizioni del Rosone, 2009), presso il meraviglioso palazzo che ospita l’Istituto dei Ciechi. Quel pomeriggio, dovendo necessariamente scegliere tra gli incontri che hanno influenzato e segnato il percorso di vita e di cultura di Raffaele Cera, selezionai: don Matteo Nardella, Daniel Barenboim, Pasquale Soccio, Giacomo Puccini, Francesco Carnelutti e Joseph Tusiani (il poeta delle quattro lingue). Joseph Tusiani, Patriae Decus della città di San Marco in Lamis e della città di New York … Quattro mesi dopo, il 30 settembre, ebbi il grande onore d’essere invitato presso l’Istituto Pietro Giannone di San Marco in Lamis per presentare di Joseph Tusiani il libro “Racconti” (Edizioni del Rosone, 2010). Quella sera conclusi il mio intervento con le parole che ripeto adesso. Con riguardo alla monumentale opera del prof. Tusiani, ho capito una cosa fondamentale. Non è importante la lingua in cui si scrive (inglese, latino, italiano o dialetto garganico), non è importante il posto in cui si ambienta la vicenda (San Marco in Lamis, New York, una nave …): l’essenza di tutto è che ciò che si scrive proviene da un “professore”, da un uomo cioè che ha coniugato attitudine, istruzione, preparazione e determinazione per “professare”, al meglio, la sua materia.

E la sua materia è la vita: quella che sta dentro secoli di fatti, conoscenze, poesie; quella che non smette mai di stupire, perché rinnova senza soluzione di continuità lo stupore sia nel docente che nei discepoli; quella che rende possibile avere i piedi nel borgo e la testa nel mondo; quella che consente al docente e ai discepoli di fare strada insieme; quella che va incontro a “l’infinito” che sta oltre “la siepe” dei banchi, delle cattedre, … dei computer. Al termine dell’incontro, mi capitò il privilegio di poter dialogare con lui a casa del prof. Cera. Abbiamo parlato di cibo (focacce, pizze e dolci). Abbiamo poi discusso di poesia e musica, chiedendoci quale delle due arti fosse superiore. Nel dubbio che potesse essere la musica o la poesia, il prof. Tusiani disse che l’ideale sarebbe stato trovare una poesia perfetta, che unisse poesia e musica. È incredibile a dirsi, ma la prof. Antonietta Ursitti, che dialogava con noi, poche ore dopo compose la “Poesia Perfetta” e me ne fece dono. Io, quel regalo prezioso, lo condivido adesso con voi.

Suono dolce colto per caso/ danza nell’aria incontrastato
vani i rumori che vogliono/ distogliere l’udito incantato
parole perfette sospese/ su un aereo pentagramma
inutile impedirne il volo

si tuffano nell’anima/ che si riempie
vaso dorato/ della celestiale
musica di parole/ in fila a cantare
la favola della vita.

Il libro di Raffaele Cera “Incontri e Maestri” (Edizioni del Rosone, 2009) ha una bellissima premessa, che ho diffuso tramite Facebook. Scrive Cera: “Vi è tanta casualità nella vita dell’uomo, ma vi è anche tanta razionalità e tanta volontarietà, sicché si verificano intrecci che appaiono in un primo momento inspiegabili. Poi, ad analizzarli bene, obbediscono a disegni e percorsi ben precisi. L’incontro con l’altro è per l’uomo il regno profetico e virtuale di un destino”. Bellissima premessa, che richiama alla mia memoria una meravigliosa poesia “L’albero degli amici” di Paùl Mòntes, un missionario venezuelano. Ecco il finale.

Ogni persona/ che passa nella nostra vita/ è unica.
Sempre lascia un poco di sé/ e prende un poco di noi.

Questa è la maggiore responsabilità/ della nostra vita.
Ed è la prova evidente/ che due amici non s’incontrano per caso.

E veniamo ora a questa sera, martedì 15 novembre 2011, qui a Foggia, presso la bella sede della Fondazione Banca del Monte “Domenico Siniscalco Ceci”. Prosegue Raffaele Cera, in “Incontri e Maestri – parte seconda”, (Edizioni del Rosone, 2011): “Le mie modeste riflessioni vogliono soltanto essere il tentativo, come del resto lo è per tutti gli altri personaggi presenti in questo e nel precedente volume, di esprimere il senso del mio rapporto con essi e in che modo essi mi hanno aiutato a capire alcune cose fondamentali della vita e di tutto quello che incide sul percorso esistenziale dell’uomo”. Mi dispiace molto dover segnalare un errore … un errore blu: l’aggettivo qualificativo “modeste”, associato a “riflessioni”, è del tutto inadeguato. Le riflessioni del prof. Raffaele Cera non sono “modeste”, bensì “preziose”.

E lo dimostro con riguardo a un tema, che mi sta particolarmente a cuore: i Giovani. “Beati gli umili, perché di essi è il regno dei cieli”: è un meraviglioso pensiero di Gesù narrato dall’evangelista Matteo. Osserva Raffaele Cera: “Il testo delle beatitudini ha in sé una carica rivoluzionaria e provocatoria che ancora e soprattutto oggi, dopo duemila anni, induce a una riflessione radicale. Proprio ai giovani dei nostri giorni può apparire quantomeno rischioso, intendo che vi è il rischio di vederlo rifiutato con scherno e derisione. E, tuttavia, anche tanti giovani di oggi dimostrano con le loro idee e specialmente con le loro testimonianze di umiltà e impegno quotidiano di condividere il messaggio implicito nel testo evangelico e di volersene far carico con l’esempio diretto”. Sono giovani che mettono in pratica la seguente esortazione di don Tonino Bello.

“Ragazzi, vivetela bene la vostra vita, non bruciatela! Sarebbe splendido se la vostra vita la metteste al servizio degli altri. Io sono convinto che se la vostra vita la spendeste per gli altri, la metteste a disposizione degli altri, non la perdereste.
Perdereste il sonno, ma non la vita. La vita è diversa dal sonno.
Perdereste il denaro, ma non la vita. La vita è diversa dal denaro.
Perdereste la quiete, ma non la vita. La vita travalica la quiete, soprattutto la quiete sonnolenta, ruminante del gregge.
Perdereste la salute, ma non la vita”.

Purtroppo, per tanti giovani non si pone nemmeno il problema dell’impegno quotidiano. Il prof. Cera esplicita così tale stato. “Leggo che tanti giovani né studiano né lavorano, cioè non hanno la volontà di studiare ma neppure di cercarsi un lavoro o un’attività qualsiasi. Si lasciano vivere giorno per giorno in una sorta di apatia esistenziale che, alla lunga, può diventare un tumore micidiale. Allora mi rendo conto dell’attualità delle parole che San Paolo indirizza ai Filippesi quando li esorta ad avere la responsabilità dell’operare e dell’agire per sé e per gli altri, secondo l’insegnamento del Maestro per eccellenza che è Cristo. L’apatia, il disinteresse, l’indifferenza, la passività sono i mali che possono rovinare l’esistenza di un uomo e sono proprio essi i rischi terribili che incombono su molti giovani che sciupano così la loro vita”.

Si tratta di rischi che derivano soprattutto dal non aver dato adeguate risposte ad alcuni interrogativi posti da San Paolo nella lettera ai Romani: “Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?”. Raffaele Cera torna su tali rischi e interrogativi nelle pagine relative a Sant’Agostino. “Sappiamo che esiste, e per ragioni diverse, un’emergenza educativa che ogni giorno diventa sempre più drammatica. Si tratta di un problema di natura pedagogica, cioè educativa e formativa, quasi una pregiudiziale per dare poi alla costruzione della propria personalità un quadro di riferimento essenziale, la base cioè per procedere oltre. Ecco perché le riflessioni di Sant’Agostino sono importanti anche oggi, perché pongono l’individuo, anche quello di giovane età, di fronte a un problema che è essenzialmente un problema personale, che va affrontato con le armi dell’intelligenza e della volontà, nonché con l’ausilio di maestri capaci e ricchi di risorse umane e spirituali”.

Non penso di sbagliare affermando che, dopo le pagine relative a Sant’Agostino, vadano inserite quelle relative a Padre Ermes Ronchi. Il suo giudizio, secondo il prof. Cera, è severo (rectius: assai severo), ma vero nelle sue diverse implicazioni pratiche: “L’esodo della teologia dall’estetica, dai sentimenti, dagli affetti, ha fatto sì che tanti depositari del sacro non sappiano più aiutare le persone a gestire la solitudine, la sofferenza, la disperazione, la follia, il mistero della vita. E i singoli si trovano soli, lontani dalla Chiesa, davanti a queste dimensioni primarie dell’essere, che sono quelle che creano il male o il bene di vivere”. “In queste parole”, afferma Raffaele Cera, “mi sono ritrovato totalmente perché ho sperimentato personalmente quale verità spirituale ci sia nelle emozioni, nei sentimenti, negli affetti che si generano nell’animo di fronte alla contemplazione della bellezza che può scaturire da una poesia, da una pittura o da un brano musicale. Vi è necessità, allora, di un’educazione alla spiritualità e alla bellezza perché le nuove generazioni sappiano scoprire i tesori che hanno dentro di sé … ed abbiano la capacità di scoprire il bello e il bene che è nel mondo che ci circonda”. Ebbene, per scoprire è conditio indispensabile “ascoltare” … ma ascoltare chi? Per rispondere a questa impegnativa domanda, ci viene in soccorso l’Arcivescovo Francesco Pio Tamburrino che cita un’osservazione di Papa Paolo VI nella presentazione del Libro: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”.

Un maestro che è un testimone è il Cardinale Carlo Maria Martini. Scrive Raffaele Cera: “Il dialogo che il Cardinal Martini preferisce è quello con i giovani, ai quali dispensa con chiarezza e onestà il suo sapere dottrinario ma anche la sua saggezza paterna e la sua esperienza di vita. I giovani, dice il Cardinal Martini, danno speranza a un mondo difficile. In questa affermazione vi è tutta la fiducia che il Cardinal Martini ripone nei giovani, ai quali, nientemeno, affida il compito tremendo ma nello stesso tempo esaltante di dare speranza al mondo di oggi, che sembra andare sempre più alla deriva e verso il naufragio definitivo”. Siamo di fronte al combinarsi delle combinazioni di cui faceva menzione un grande maestro e testimone: Padre Pio.

Sapete quando ho parlato di concetti analoghi? Ieri sera (14 novembre) a San Marco in Lamis presso il Teatro del Giannone e stamattina a San Giovanni Rotondo negli studi di Tele Padre Pio. Ne ho parlato con riferimento al maestro-testimone che risponde al nome di don Tonino Bello. Come ne veniamo fuori da un mondo in cui gli antichi valori sono andati giù, in cui il mare ha inghiottito le boe, sicure e galleggianti, cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo? Secondo don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre organizzarla. La sua esortazione ad organizzare la speranza non ha tentennamenti.

“Chi spera non fugge: cammina … corre … danza.
Cambia la storia, non la subisce.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”.

Eppure, anche un simile maestro-testimone sente il bisogno di tenerezza, di ringraziare e di pregare.

“Ragazzi, vi auguro:
di essere costruttori di una comunità viva,
di promuovere caparbiamente la vita
anche là dove spinte di regressione vi inducano ad avvitarvi su voi stessi.
Ragazzi, vi auguro
che la prosa della vostra vita difficile, concreta,
fatta di bisogni sempre emergenti,
non spenga dentro di voi la poesia della tenerezza.

Grazie a voi ragazzi che mi avete esaltato con la vostra fantasia e con il vostro desiderio di crescere in un mondo più pulito … che avete acceso le mie speranze.
La Madonna vi incoraggi a camminare in novità di vita”.

Concludo. Sia lode e gloria a Raffaele Cera, che con generosità d’animo ha descritto la sua vita, il suo lavoro, i suoi interessi, le sue passioni … offrendo a tanti … variegate opportunità di riflessione, condizione necessaria per la crescita. Come gli altri suoi libri, anche i due volumi di “Incontri e Maestri” coinvolgono il lettore sul piano emotivo e psicologico ma, anche e soprattutto, sul piano razionale e critico. Ci accompagnano nell’andare consapevoli incontro al mondo.

* docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano, Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano

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