Il “fanciullino” berlusconiano che alberga nelle menti di molti italiani

C'è poco da esultare per le dimissioni “spintanee” di Berlusconi, perchè parafrasando
“Zera” lo scribano del sinedrio che vide per primo la grotta vuota dove era stato sepolto Gesù, disse: “e questo non è che l'inizio”.
Personalmente ho avuto incubi ricorrenti e persistenti dal 1994 (data in cuoi ho iniziato a soffrire di gastrite, ed essendo allora in gravidanza, non fu certo piacevole), ma più del cavaliere, sono stati gli italiani figli di quella madre sempre più “incintissima” della grande imbecillità che dilaga in questo paese a indurmi all' assunzione di antiacidi per una gastrite sempre più persistente.
Dopo 17 anni di disastri, pare che non sia il caso di pensare con troppa leggerezza che sabato 12 novembre 2011 sia la data (che tanti aspettavano da tempo) della “liberazione”, perchè se anche ci fossimo liberati dell' innominato, non ci libereremmo tanto facilmente dal “fanciullino” berlusconiano che alberga nelle menti e nella pancia dell' italiano medio, che si riconosce in lui attraverso i “vizi capitali” come il maschilismo, il mancato rispetto delle regole, la furbizia, la volgarità, la grettezza, il disprezzo totale per la cultura e la legalità. Queste sono le funzioni che da latenti che erano prima di Berlusconi, sono diventate manifeste nei nefasti anni di questa politica-troiaio (toscanismo).
Diceva profeticamente Giorgio Gaber: “non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”. Il nostro, in fondo ha la colpa, o il merito, dipende dai punti di vista, di aver maieuticamente “tirato fuori” quanto già esisteva, ma di cui almeno si provava se non vergogna (che è un sentimento nobile), quantomeno titubanza nel dimostrarlo apertamente, in un rigurgito fetido di volgarità ora tutto è possibile, e come sia possibile porre rimedio ai danni culturali e morali che questo governo ha prodotto, davvero non è né semplice né immediato.
Verrebbe quasi da rimpiangere l' elitismo, Tocqueville in qualità di sociologo della conoscenza disse:
“come ad un assetto sociale democratico corrisponda necessariamente una nuova civiltà, la quale sarà radicalmente diversa da quelle aristocratiche del passato. Sarà una civiltà di massa; e quindi non bisogna aspettarla e descriverla avendo in mente i modelli del passato, i saggi, i poeti, ma il modello del futuro, e cioè “il grigio uomo comune”, capace di imporre i suoi rozzi gusti, i suoi sentimenti edonistici.
Peggio: la società del benessere, con il suo intrinseco materialismo, col suo conformismo di massa, con la sua industria culturale, rischia di uccidere.”
Probabilmente se non fosse per la crisi economica che ha provocato la caduta di questo governo, quelli che lo hanno votato per tutti questi anni, continuerebbero a farlo, in fondo gli italiani non sono cambiati dai tempi bui del fascismo che hanno determinato e sostenuto, vedendo nella figura di Mussolini un patriarca autoritario in grado di dare al “popolo” le cose di cui ha bisogno; perchè in fondo questo vogliono gli italiani, un “genitore” che provveda ai loro bisogni edonistici, salvo poi farne scempio a Piazzale Loreto quando questo li delude.
In fondo con il berlusconismo, l'uomo mediocre si è sostituito alla figura istituzionale, e il parlamento è diventato luogo delle peggiori nefandezze, svaccamento e maleducazione. Nonché luogo in cui l'immagine della donna è divenuta una figura decorativa che ora rischia di passare dall'ossessione per le veline alla sparizione delle donne nei posti di rilievo, e a tal proposito mi pare significativo
l'esiguo numero di donne nel totoministri di questi giorni.
Questa sconfitta di Berlusconi, in realtà altro non è che la sconfitta della politica, che non ha saputo essere una vera classe dirigente, formata e competente, e se egli ha conquistato una gran parte di italiani, è perchè li ha rappresentati molto bene, tant'è vero che questi non si sono certo spaventati di fatti che avrebbero delegittimato qualsiasi persona.
Bensì gli italiani vorrebbero essere come lui, gli uomini e anche molte donne; questa sottocultura becera e arrogante non cambierà facilmente.
La lettura poco eterodossa della democrazia che Mister B ha imposto attraverso una torsione plebiscitaria e intrinsecamente antidemocratica, va addirittura oltre il populismo, ha ottenuto un ridimensionamento della gravità della situazione fino al punto da negare la crisi economica.
Ma questo altro non è che “antipolititica”, là dove si dice che la politica deve decidere, basta con le mediazioni. E' antipolitica l'esaltazione della leadership, e lo è pure l' esaltazione della competenza dei tecnici.
E la responsabilità della nascita di questi mostri, è delle stesse forze politiche democratiche (e mi riferisco al centrosinistra) che hanno trattato la democrazia con un eccesso di disinvoltura. Ora pretendere che si cambi la legge elettorale, mi sembra più che legittimo, perchè la democrazia costituzionale, deve avere i piedi ben piantati nella società, quella che abbiamo, è tutt' altro.
Si è contrapposto un modello dei “capi”, che si autoinvestono della missione di governare il paese, che si rivolgono al corpo elettorale per avere un' investitura, questo è un processo dall' alto verso il basso, cioè una democrazia populista.
Ora si tratta di decidere in che tipo di società vogliamo vivere, in una democrazia dal basso, partecipativa, faticosa, fatta di mediazioni, costi in termini di energie sociali. Oppure in una forma che chiamiamo democratica, ma che è in realtà, populista e demagogica, quindi non un democrazia, ma una “democratura”, cioè la sintesi di democrazia e dittatura. Tutto ciò è stato determinato dall' attuale sistema elettorale, quindi non ci vengano a raccontare adesso, che la legge elettorale non è una priorità.

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