Ancora sulle moto?

Caro Alfredo, Direttore, on-line Piazza Scala, Milano

il pezzo intitolato “Motocicletta oggi” pubblicato sul nostro giornale l’altro ieri ha determinato una vera sollevazione popolare su “Politicamentecorretto” : fino ad adesso, circa 1.000 (novecento e rotti…) letture in pochissime ore e 33 commenti, quasi tutti, questi ultimi, contrari alle mie opinioni, salvo tre o quattro che, per la loro saggezza ed educazione riconducibili a maturità, hanno sotterrato i commenti contrari.

E’ successo di tutto e di più; me ne hanno dette di cotte e di crude, a volte di molto al di fuori dell’educazione e della correttezza. Ma, noi giornalisti, siamo abituati a queste cose: basta leggere quotidiani come Il Giornale di Sallusti, Libero di Feltri, il Fatto Quotidiano di Padellaro-Travaglio e Repubblica, il Foglio di Ferrara o l’Unità da cui si evince, con nessuna fatica, che lo scontro è quotidianamente feroce.

Ma, nel caso che sto per analizzare, l’oggetto del contendere è diverso: non si tratta di politica, ma della…moto. Sì, della moto a due ruote (perché oggi ci sono anche quelle, per il caso che tu non lo sapessi, a tre ed a quattro ruote).
La sollevazione sopracitata mi ha dato lo spunto per una seria riflessione. Chi sono i giovani oggi, nei quali ci metto dentro anche i miei figli, fatte salve ovviamente le opportune eccezioni ? Io spero e mi auguro che non sia proprio così come sto per dire, ma mi par di poter affermare che una risposta possa venire, oltre che da altri fattori riveniente dalla situazione socio-politica italiana, anche dalla…moto..
E la riflessione è la seguente:.
Oggi, la politica, ha tolto il futuro ai giovani emarginandoli dal contesto sociale nel quale prima avevano guazzato grazie ad un consumismo sfrenato che ora si è riversato purtroppo contro di loro per mancanza di lavoro, dei mezzi finanziari per comperarsi i prodotti del progresso ecc.ecc., tant’è che, in chiave psicanalitica, l’anamnesi potrebbe essere la seguente: la moto è diventato uno strumento che oggi , ha sostituito in parte, ripeto in parte, il contesto socio-politico dal quale sono stati indebitamente esclusi dirottandoli verso una sorta di aggregazione corporativa ideale, atteso che non ricevono nulla da questa società del malaffare, del compromesso, degli scambi politici “do ut des”, della non osservanza delle leggi, delle regole comuni ecc..
Detto ciò, si comprende perché i giovani scansino in toto la politica (che invece dovrebbe oggi più che mai essere uno strumento nelle loro mani per raddrizzare davvero le cose) per rifugiarsi in un contesto…meccanico che solo apparentemente da il senso della libertà e dell’indipendenza, mentre di fatto costituisce un palliativo per non pensare alla realtà, quando non diventa addirittura uno sfogo per liberare ansie e preoccupazioni giornaliere. Di certo è che, se i giovani potessero avere una qualche gratificazione in più, forse spartirebbero gli interessi…ma ciò non è facile da far capire, specie ai detrattori maleducati…e quindi ignoranti !

Ovviamente, il mio non vuol essere un discorso generalizzante in quanto, per tanti, la moto continua ad essere uno strumento di svago, per lo spostamento, per il lavoro, ma purtroppo anche di morte. Basti pensare che ogni 6 ore muore un motociclista italiano (fonte Newstags ANIA “Statistica incidenti. Italia maglia nera d’Europa”)

Potrei continuare all’infinito, ma tutto deve avere una fine, per cui vorrei concludere con due-tre commenti, uno da Londra, l’altro da Roma, e l’altro ancora da un giornale, pubblicati su “Politicamentecorretto” in relazione al mio articolo sulle moto. Eccoli, con copia-incolla ::.

• Ogni 6 ore muore un motociclista italiano, ma interessa solo ai parenti delle vittime e alle assicurazioni Categoria : News Tags: ANIA, statistiche incidenti Italia maglia nera d’Europa. Una strage che andrebbe fermata, ma non c’è consapevolezza del rischio Proprio così, gli utenti delle due ruote italiani non si rendono conto di quale reale rischio possa comportare l’uso irresponsabile della moto., 2011 21:17:16
(Patrizio 26/10) Mi associo al commento del Sig. Gonnella, in relazione all’articolo del sig. De Porti : il Simoncelli sapeva esattamente cosa andava incontro, come tutti voi motociclisti. Pensate invece alle centinaia di onesti lavoratori che si recano al lavoro e non fanno più' ritorno dai loro cari
(Andrea 26/10) Sig. De Ponti, su molti stereotipi lei ha ragione. Molti motociclisti sono indisciplinati e mettono a repentagli lo loro vita e quella degli altri..però non diamo la colpa ai costruttori che fanno moto velocissime se no allora dovremmo fare la stessa cosa con la Ferrari e che facciamo la facciamo chiudere per colpa di qualche imbecille che non collega il cervello quando è alla guida…
Tutto qui. Scusandomi con coloro che, non avendo capito la vera essenza delle mie considerazioni, si sono sentiti punti nel loro “io”.
ARNALDO DE PORTI

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