La casta dichiara inammissibile l’abolizione dei vitalizi

Con un colpo di mano e con il consenso di tutti i Gruppi parlamentari, tranne Idv, il Presidente della Camera ha cambiato proditoriamente questa mattina le regole per gli ordini del giorno al bilancio interno. Lo ha fatto intervenendo a gamba tesa mentre il gioco era in corso ed erano già stati depositati gli ordini del giorno. Il cambiamento è stato radicale poiché sono stati introdotti limiti di ammissibilità egli ordini del giorno:
– in relazione ai principi generali dell'ordinamento, da cui derivano anche conseguenze sul piano procedurale.
– in relazione alla loro efficacia prescrittiva e vincolante per l'Ufficio di Presidenza e per il Collegio dei questori.
In parole povere, d’ora in avanti il Presidente, a suo insindacabile giudizio, potrà dichiarare non ammissibili gli ordini del giorno proposti in relazione al bilancio interno.
E così l’ordine del giorno a mia prima firma per l’abolizione dei vitalizi dei parlamentari, che il 21 settembre dello scorso anno venne discusso e votato, con l’esito a tutti noto, è stato dichiarata non ammissibile quest’anno.
Ho ovviamente protestato e chiesto al Presidente di Fini di rivedere questa posizione anche per evitare che essa potesse essere interpretata come una decisione “politica” destinata ad impedire il voto su un ordine del giorno che lo scorso anno ha destato l’interesse generale dei cittadini italiani, come testimoniano gli oltre 120.000 contatti solo sul mio sito internet.
ANTONIO BORGHESI. “Signor Presidente, mi permetta sommessamente, ma anche fermamente, di dissentire da alcune delle affermazioni che lei ha qui fatto. Se queste norme e queste regole fossero state fissate due mesi fa, potevamo discuterne, ma erano regole date prima che il gioco fosse iniziato. Desidero ricordarle che un ordine del giorno esattamente uguale…però chiederei al Presidente, gentilmente, di ascoltarmi. Il 21 settembre dello scorso anno, un ordine del giorno esattamente uguale a quello che è stato qui da me depositato sui vitalizi è stato ammesso, è stato discusso, è stato votato da questa Assemblea. Devo arguire che è cambiato qualcosa da settembre ad oggi. Il fatto che il Presidente decida queste nuove regole dopo che gli ordini del giorno sono stati depositati mi lascia altamente perplesso, perché è come intervenire a gamba tesa quando il gioco è già iniziato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Le regole si stabiliscono prima. Ma vorrei andare oltre, signor Presidente. Lei ha citato l'ordinamento generale e la Corte costituzionale.
Le voglio qui ricordare altre sentenze della Corte costituzionale, come la sentenza n. 390 del 1995: non è interdetto al legislatore emanare disposizioni che modifichino in senso sfavorevole per i beneficiari la disciplina dei rapporti di durata, anche se abbiano per oggetto diritti perfetti; sentenza n. 211 del 1997: il legislatore, nell'esercizio del suo potere discrezionale, può modificare la disciplina pensionistica fino al punto di ridurre il quantum; sentenza n. 240 del 1994: l'articolo 38 della Costituzione non esclude la possibilità di un intervento che riduca in maniera definitiva un trattamento pensionistico in precedenza spettante. Quindi, non vi è una giurisprudenza consolidata. Mi permetta, signor Presidente, di evidenziare che, nel rispetto dei ruoli, a decidere ciò che è costituzionale o no è la Corte costituzionale, non la Presidenza della Camera. Dichiarare inammissibile un ordine del giorno perché, in qualche modo, incostituzionale, mi pare che non risponda al fatto che molte volte questa Camera ha approvato delle leggi che successivamente la Corte ha ritenuto di censurare. Però, voglio andare ancora oltre, signor Presidente, e concludo: attenzione, perché la Corte costituzionale ha detto che i vitalizi sono una via di mezzo tra una pensione e un atto di liberalità, cioè qualcosa che è meno della pensione, e sulla quale, quindi, si può intervenire, addirittura a maggior ragione di quanto affermano le sentenze della Corte che le ho appena citato. In più, come noto, a differenza di altri istituti, come l'indennità dei parlamentari, il vitalizio deriva da una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, e non da un atto legislativo specifico. Signor Presidente, le chiedo cortesemente, ma fermamente, di rivedere questo giudizio, tenendo conto che esiste l'istituto dell'ammissibilità parziale. Quindi, questo ordine del giorno può essere ammesso parzialmente, poiché consta di due periodi dell'articolato. Posso capire che per potere trasferire i contributi alla gestione separata dell'INPS possa essere necessario un intervento legislativo, ma è certo che fino a prima di quel passaggio tutto rientra in un atto che nasce dall'Ufficio di Presidenza della Camera e, così come nasce dall'Ufficio di Presidenza della Camera, con un altro adeguato atto dell'Ufficio di Presidenza della Camera può cessare. Per cui io le chiedo, comunque, un'ammissibilità parziale in cui si dica che l'ordine del giorno in questione impegna ad adottare ogni provvedimento necessario al fine di prevedere la soppressione immediata di ogni forma di assegno vitalizio per i deputati in carica e per quelli cessati dal mandato parlamentare, punto. Sino a qui perché, come le ho detto, la Corte costituzionale ha già scritto che può persino togliersi una pensione già assegnata e modificare la platea dei beneficiari di quell'istituto.
Per ultimo, mi pare anche di poter sottolineare, e ho veramente finito, che l'articolo 66 del Regolamento dice che il bilancio si discute e si vota in Aula. Ora, mi permetta, signor Presidente, di capire se dopo le sue parole l'Aula, oltre che essere spogliata, di fatto, dell'attività legislativa per il fatto che il Governo presenta solo decreti-legge, è anche spogliata della possibilità di intervenire sul bilancio della Camera perché non si dice solo che il bilancio si vota in Aula, nel qual caso prendere o lasciare, ma si dice che si discute. La discussione serve eventualmente per modificarlo e, se l'ordine del giorno è l'unico strumento per modificare, a me pare che impedire che l'ordine del giorno possa avere un significato di modificare l'azione e, conseguentemente, il bilancio della Camera significhi, in realtà, togliere ai parlamentari un diritto che loro, secondo me, hanno, che è quello di potere discutere e votare interamente sul proprio bilancio, dando anche degli impegni perentori, e con un'efficacia reale, alla Presidenza e al Collegio dei questori che poi devono agire per quanto riguarda le azioni quotidiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, sull'ultima preoccupazione mi permetto soltanto di farle notare che se la Presidenza, su 52 ordini del giorno presentati, ne dichiara inammissibili, con ampia motivazione – ovviamente motivazione, come tutte, opinabile, ma ampia – non più di otto o dieci, non viene certo preclusa ai colleghi deputati la possibilità, con i loro ordini del giorno, di intervenire sul bilancio interno.

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