Secondo il censimento sui beni immobili di proprietà delle Amministrazioni Pubbliche avviato lo scorso anno nell'ambito del progetto finalizzato alla redazione del ''Rendiconto patrimoniale a prezzi di mercato'' il patrimonio immobiliare dello Stato vale tra i 250 e 368 miliardi di euro.
Nella Manovra del Governo Berlusconi che apre uno scenario di grande preoccupazione per il patrimonio paesaggistico e architettonico del Belpaese, esiste una norma che consentirebbe non di fare cassa, questa volta, ma di regolare crediti e debiti attraverso la cessione, senza evidenza pubblica e espressa clausola di salvaguardia per i beni di carattere storico-archeologico e di rilevanza ambientale, di beni mobili e immobili antichi, preziosi, universalmente ritenuti “pubblici” le nostre eccellenze, i nostri migliori tesori culturali.
I due piccoli commi che nasconderebbero questo ennesimo trucco del governo Berlusconi-Temonti-Brunetta sarebbero il 17 e 18 dell'articolo 10 che introducono la possibilità di cedere beni pubblici affidandosi solo al giudizio di congruità economica da parte dell'Agenzia del Demanio.
La norma inserita apre la strada a trattative dirette tra debitore e ministero che, eliminando qualsiasi concorrenza tra le parti, senza paletti, cancella il meccanismo dell’offerta più vantaggiosa a favore della pubblica amministrazione che rischia di privatizzare il patrimonio storico e paesistico del nostro paese.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” i cittadini devono sapere che la Camera non ha, infatti, accolto nessun emendamento che ponesse un freno ad alcuni degli aspetti più gravi del Decreto Sviluppo. E pertanto lo Sportello dei diritti lancia quindi un appello alle istituzioni affinché il Decreto venga modificato in modo da non permettere lo scempio del paesaggio italiano e del patrimonio culturale delle nostre città. La norma introdotta potrebbe avere effetti devastanti sul futuro del patrimonio culturale e paesaggistico italiano e questo provvedimento danneggia tutta la collettività nonché l’immagine del Belpaese nel mondo.