REFERENDUM

L’alta partecipazione di votanti ai referendum non è arrivata per caso, ma è cresciuta perché in questo ultimo anno nella sinistra è rinata la convinzione di poter battere presto Berlusconi e, progressivamente, una sempre maggior fetta di elettorato di centro-destra si è dimostrato deluso, arrivando anche a voler sottolineare con il voto referendario una esplicita critica alla attuale gestione politica.

Da una parte una situazione economica difficile (tutti i partiti di governo in Europa stanno perdendo le elezioni) ma dall’altra la crisi di immagine del leader ha contribuito a far nascere una volontà di riscossa tra chi era rimasto sotterrato dopo almeno quattro turni elettorali negativi e ha mandato in crisi il nostro schieramento, fermo in attesa di eventi.

Ma sia il voto amministrativo che referendario va interpretato: il “popolo viola”, o il Movimento Cinquestelle di Grillo che sicuramente espressioni antigovernative e antiberlusconiane, ma non considerano il PD come il salvatore della patria, ma anzi danno forza a quei movimenti irrazionali che sono tipici di ogni momento di crisi. Significa che se la destra sta male, la sinistra “tradizionale” forse sta peggio.

Guardate il fallimento della Grecia e i moti di piazza contro i sacrifici: invano un leader (di sinistra) chiama alla ragionevolezza, più facile spaccare le vetrine che risolvere il problema.

Allo stesso modo la gente ha votato istintivamente nei referendum spesso senza approfondirne le tematiche (e le conseguenze del voto emergono ogni giorno di più, per esempio sulle questioni legate alle società pubbliche, bloccando l’intero sistema con effetti spesso opposti a quelli auspicati dai referendari), ma perché era un modo di dire “stop” a un ciclo politico. Addirittura il “non voto” dichiarato da Berlusconi ha enfatizzato la protesta, ben convogliata dai media, da alcuni movimenti ecclesiali, dai gruppi spontanei più ancora che dai partiti.

Dobbiamo riflettere su questi fatti perché solo una reazione tempestiva può ribaltare la situazione e ipotizzare un riscatto in vista delle elezioni politiche.

Per farlo il centro-destra deve darsi un leader convincente in vista di quell’appuntamento e che per quella data non potrà più essere Berlusconi. Un leader che va inventato, conosciuto, scelto, legittimato e reso credibile. Per farlo non si può perdere tempo, anche se continuasse il governo attuale, soprattutto perché insieme a un nuovo leader devono crescere alcune persone di qualità capaci di dare visibilmente un segno di cambiamento anche generazionale. Mi aspetto che a Pontida domenica la Lega non si limiti agli slogan ma chieda e proponga punti precisi, attuabili e credibili, spero che la prossima settimana Berlusconi alla Camera pronunci parole chiare e non proclami. Soprattutto spero che la riforma fiscale e quella federalista vengano attuate sul serio (e al più presto).

E’ poi aperto il discorso di come costruire sul serio il PDL affinchè non resti a metà del guado e che quindi nuove regole diano autorevolezza a chi lo guiderà affinchè possa operare con impegno ma soprattutto con il consenso di una base elettorale che vuole tornare a condividere le scelte ed essere parte attiva di un vero processo di rinnovamento.

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