“Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, di Fabio Bonasera e Davide Romano (La Zisa, 176 pp., 14,90 euro) recensione di Chiara Pane

Dai risultati delle ultime tornate elettorali un dato è evidente: il verde Sole delle Alpi pare non temere eclissi. La vetrina del partito fondato da Bossi è variopinta, tutti ne conoscono i protagonisti quasi mai moderati, gli slogan chiassosi e la simbologia eccessiva. Ma quali sono le sue zone d’ombra? Quali i paradossi torbidi, i retroscena inquietanti di chi da anni è saldamente strutturato alla guida del paese? Da questi interrogativi nasce “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, di Fabio Bonasera e Davide Romano (La Zisa, 176 pp., 14,90 euro).

Partendo dalla prefazione di Furio Colombo il libro si serve di documenti e interviste per ricostruire la storia del Carroccio. Illuminanti le testimonianze di chi nella Lega ha militato per anni, riconoscendosi negli ideali sbandierati dal primo Bossi, per poi restare deluso dal tradimento sistematico di tutti quei valori di cui all’inizio il partito si fregiava. Gli ex leghisti svelano molti aspetti del grande inganno, alla base del quale c’è lo strano status del partito, e cioè quello di essere al contempo Lega di lotta e Lega di governo, Lega che urla “Roma ladrona” e che siede al Parlamento, percependo lauti stipendi e godendo di tutti i privilegi che derivano dalla diretta gestione del potere.

La fenomenologia leghista riserva lati oscuri taciuti in nome di una discontinua moderazione che si confà a un partito al governo: la pericolosa persecuzione dell’alterità che si declina nella xenofobia, nell’omofobia, nell’antimeridionalismo e nella lotta all’immigrazione, con la conseguente convinzione che la “razza padana” sia la migliore; la vicinanza di soggetti come Borghezio a gruppi d’estrema destra in odor di fascismi; la pochezza politica di certuni, come Calderoli, l’uomo dal guardaroba irrispettoso che definì una “porcata” la legge elettorale da lui stesso firmata; le carnascialesche manifestazioni leghiste, in cui tanti di questi individui appaiono come la caricatura d’un cancro politico. Eppure ci governano e intascano i nostri soldi. Per ciò è importante leggere Inganno padano, i cui autori, dalle pagine del volume, sembrano sussurrare ai loro lettori “Poi non dite che non ve l’avevamo detto”.

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