Un monumento per i genitori distratti

Trascrivo da La Repubblica del 28 maggio: “Professor Ammaniti, poteva capitare anche a una madre di dimenticarsi così a lungo un figlio, tanto da farlo morire?”. “No, non credo, le madri sempre, ma soprattutto nei primi anni di vita, hanno una sorta di sensore biologico, genetico, che le porta a ricordarsi dei figli in ogni caso. Anche in situazioni di forte stress e di giornate convulse. Basti pensare al classico esempio: se il neonato piange, la madre si sveglia mentre il padre continua a dormire”. Il professore si è dimenticato della madre che a Merate, il 30 maggio del 2008, per distrazione lasciò in macchina la figlioletta di appena due anni per l'intera mattinata. La bimba morì. Era il giorno del suo secondo compleanno. Vorrei aggiungere che io sono proprio fortunato, giacché, pur essendo uomo, dovevo avere quella sorta di sensore biologico, giacché mi svegliavo solo se la neonata respirava in modo diverso. L'articolo poi di Francesco Merlo sullo stesso quotidiano, sfiora il ridicolo: “C'è una sola certezza in questa tragedia: è morto il figlio di un padre affettuoso, vittima dell'amore di suo padre. Sul lago Trasimeno le luci dell'amore sono diventate così abbaglianti da oscurare la vista”. Ma che dice? Vogliamo fare un monumento alla mamme (fornite di sensore biologico) e ai papà (privi di sensore) distratti che lasciano i figlioletti in macchina?

Renato Pierri

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