L’eutanasia risponde al comandamento dell’amore per il prossimo

Vi sono azioni che violano la legge morale ma non la legge civile, ed azioni che violano la legge civile ma non la legge morale. Tra queste ultime a mio parere è da annoverare l'eutanasia, qualora ovviamente risponda solo ed unicamente allo scopo disinteressato di fare del bene a colui che invoca disperatamente la morte non riuscendo ad accettare una vita (già del resto negata dal destino) da lui ritenuta insopportabile. In questo caso l'eutanasia, per quanto possa sembrare strano alle persone religiose, risponde al comandamento dell'amore per il prossimo. E' contraria agli insegnamenti della Chiesa, ma non è contraria al Vangelo. Un medico che desidererebbe per sé l'eutanasia nell'eventualità che venisse a trovarsi in situazione grave e insopportabile, farebbe azione conforme al Vangelo qualora esaudisse la preghiera di un malato senza speranza, giacché osserverebbe il comandamento: “Quanto dunque desiderate che gli uomini vi facciano, fatelo anche voi ad essi” (Mt 7, 12). O anche: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12).

Si potrebbe obiettare che l'eutanasia va contro il principio dell’inviolabilità della vita, oppure, secondo un cristiano, contro il quinto comandamento. Ma il principio dell'inviolabilità della vita non ha valore assoluto. Viene meno, ad esempio, nel caso della legittima difesa. E non si vede perché non possa venir meno nel caso dell'eutanasia, giacché questa non solo è la scelta necessaria del male minore (dal punto di vista del malato), ma a differenza della legittima difesa, non va contro la volontà della persona cui viene procurata la morte. E' bene tener presente che un'azione è buona qualora buono sia il fine e buono il mezzo per raggiungere il fine stesso. Accade però alle volte che per raggiungere un fine buono, sia necessario ricorrere ad un mezzo oggettivamente cattivo. Ovviamente non deve esistere altra via percorribile. Il fine nel caso della legittima difesa è buono (salvare la persona aggredita) ed il mezzo è cattivo (uccisione dell'aggressore), ma necessario. Nel caso dell'eutanasia, il fine è buono (liberare il malato da una vita insopportabile) ed il mezzo ( mezzo non fine) è “cattivo”, ma necessario. Le persone religiose devono anche considerare che è contraddittorio concepire un Dio che ama le sue creature, e allo stesso tempo non voglia che una sua creatura soffra qualche giorno, qualche settimana o qualche mese di meno.

Ciò detto, non si può ignorare che il problema è delicatissimo, e che un'eventuale legge a riguardo dovrebbe tenere ben presente il pericolo di abusi.

Renato Pierri

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