Verso la catastrofe perfetta? Oltre le prossime elezioni

di Ugo Intini

Gli strateghi dell’opposizione dicono in pubblico che il berlusconismo è finito e si confortano in privato con una considerazione certamente verosimile: ammesso che il centro destra possa vincere alla Camera, la presenza di un terzo polo gli impedirebbe comunque di vincere al Senato, così che, anche nella peggiore delle ipotesi, Berlusconi dovrebbe comunque passare la mano.

Forse, magari a differenza del centro destra, non hanno calcolato una eventualità assolutamente possibile: quella della “catastrofe perfetta”. La sua cronaca potrebbe apparire un romanzo di fantapolitica stile horror, ma non lo è affatto. Eccola.

Il governo Berlusconi, tra rattoppature e espedienti, tira avanti sino alla scadenza naturale. Si vota perciò nella primavera del 2013. I sondaggi danno l’opposizione (senza Casini) in lieve maggioranza, ma Berlusconi, con una campagna elettorale costosa e abile, recupera terreno e vince alla Camera sul filo di lana, perdendo però, come previsto,al Senato. Parlamento ingovernabile e immediatamente da sciogliere? Forse, ma non si può, perché il capo dello Stato è nel suo ultimo semestre e pertanto ha perso il potere di scioglimento. Anzi. Proprio il Parlamento “sospeso” e inattendibile uscito dal voto deve immediatamente eleggere, in estate, il nuovo presidente della Repubblica. Ed ecco che qui ci si accorge dell’imminente “catastrofe perfetta”.

Camera e Senato hanno sempre contato esattamente lo stesso nel nostro sistema bicamerale, perché le leggi devono essere approvate nella stessa formulazione da entrambi i rami del Parlamento. Ma non è così per l’elezione del presidente della Repubblica,dal momento che qui la Camera conta il doppio, avendo il doppio dei parlamentari rispetto al Senato. Ciò non ha mai costituito un problema, perché più o meno la composizione politica di Camera e Senato è sempre stata sostanzialmente la stessa.

Adesso però la situazione è cambiata. A causa del sistema elettorale manicomiale inventato dagli apprendisti stregoni della seconda Repubblica, il Senato può avere, eletto con regole diverse, una maggioranza antitetica a quella della Camera. Ciò che è puntualmente accaduto. E qui esplode il paradosso. Ci si accorge infatti che Berlusconi, poiché ha vinto alla Camera e perso al Senato, non può formare un governo, è vero, ma è perfettamente in grado di farsi eleggere presidente della Repubblica.

Le cifre parlano chiaro. Grazie al sistema manicomiale sopra ricordato, con l’1 per cento dei voti in più (42 cento contro 41) ha ottenuto il 55 per cento dei deputati. E’ vero che al Senato è sotto di dieci e che ci sono anche i rappresentanti delle Regioni, ma ha 31 deputati di maggioranza bastano largamente. Il centro sinistra strepita e grida al golpe. I giuristi osservano che una Camera non può contare il doppio dell’altra nella decisione più delicata del Parlamento (essendo per di più la meno rappresentativa, perché la sua maggioranza è tale solo grazie all’artificio del “premio”).

Qualcuno minaccia di non partecipare all’elezione del presidente della Repubblica, sostenendo che la più alta carica dello Stato risulterebbe dopo una simile elezione completamente delegittimata. Ma non c’è niente da fare, i numeri ci sono, i deputati del centro destra, non eletti ma “nominati” dal capo (lo stesso per la verità accade a sinistra) lo votano senza discutere e Berlusconi diventa presidente della Repubblica.

A questo punto, la catastrofe perfetta ha colpito anche il vertice dello Stato che, per di più, si trova neanche a farlo apposta, a guidare le istituzioni nel caos e nel vuoto più assoluto: senza governo e con due presidenti delle Camere di segno politico opposto. Cercherà il Berlusconi appena incoronato di favorire un governo di transizione e unità nazionale? Oppure scioglierà le Camere nel buio più fitto, avviando una campagna elettorale da guerra civile? Oppure, secondo una tecnica ormai sperimentata, tenterà (questa volta dall’alto del Quirinale) di sfilare uno per uno dieci senatori al centro sinistra, in nome della “responsabilità”? Questo è il capitolo successivo del romanzo di fantapolitica. Sempre, comunque, di genere horror.

In mezzo alla più grave crisi economica, politica, morale e adesso anche internazionale del dopoguerra, anche questi scenari vanno evocati, perché sono perfettamente possibili. Grazie alla inettitudine e irresponsabilità di una classe politica che si è avventurata in riforme elettorali e istituzionali sempre più imprevedibili e balzane.

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