Superare la crisi. Ora! L’Europa continua a dimostrare grandi difficoltà  nel mettersi alle spalle la crisi finanziaria ed economica

di Gianni Pittella Europarlamentare

L'Europa continua a dimostrare grandi difficoltà nel mettersi alle spalle la crisi finanziaria ed economica. Se la risposta in termini di regolamentazione e supervisione finanziaria, come dimostrato dalla recente creazione delle 3 autorità europee di supervisione finanziaria, bancaria e assicurativa, é stata all'altezza della situazione non si può dire lo stesso per le risposte offerte in termini di rilancio economico.

Questa schizofrenia nella risposta europea alla crisi che vede da un lato le istituzioni europee impegnate nella ridefinizione delle regole per i mercati finanziari e per la disciplina finanziaria degli Stati membri e dall’altro la quasi totale assenza di proposte e strumenti per la definizione di politiche sociali, diventa sempre più stridente perché ingiusta ed inadeguata allo stesso tempo. Ingiusta perché i tagli alle politiche sociali significano far pagare due volte la crisi a quei cittadini, a quei lavoratori e a quelle piccole imprese che hanno già subito le conseguenze economiche della recessione ed inadeguata perché non in grado di rispondere in modo sostenibile agli obiettivi di crescita di lungo termine, di creazione di occupazione, di inclusione e coesione sociale.

Questa debolezza rischia di allontanare i cittadini dal grande progetto dell'integrazione europea. Vi è il rischio che si saldino dinamiche di un ritorno a protezionismi nazionalistici con dinamiche di localismi miopi, allontanando l'Europa non solo dal nobile processo della sua integrazione e del suo allargamento, ma soprattutto dalla necessità della costruzione un sistema economico sociale giusto inclusivo e competitivo che sappia rispondere alle sfide della globalizzazione, dell’immigrazione e dell’invecchiamento demografico.

Per avere un quadro chiaro rispetto a questa dinamica divergente delle risposte che l'UE sta dando nel tentativo di uscire dalla crisi può essere utile fare una rapida panoramica degli strumenti e delle politiche più rilevanti attualmente in via di definizione – riforma della governance economica e strategia EU2020 – con l'obiettivo di individuarne i limiti e le potenzialità.

La Governance economica parte con un pregiudizio di base, quello della necessità del consolidamento finanziario come obiettivo primario e separato rispetto a quello dello sviluppo, della crescita e dell’occupazione. Il nuovo patto di stabilità con i meccanismi correttivi automatici non offre alcun riferimento alla necessità di un'analisi della qualità della spesa pubblica, di una distinzione tra spese per investimenti produttivi e protezione sociale – che dovrebbero essere valutati a parte o “contabilizzati” in modo differente – e la spesa corrente o improduttiva. Questo è chiaramente un limite grave per le conseguenze potranno prodursi nel tempo.

Il sistema della governance economica, tutto centrato sul consolidamento finanziario e la disciplina di bilancio trova il suo contraltare nella Strategia EU 2020 che dovrebbe costituire il percorso tracciato dall’Europa e gli Stati membri per creare crescita sostenibile e occupazione. Notiamo subito pero che, mentre il pacchetto della governance è basato su meccanismi vincolanti e sanzioni severe, la strategia per lo sviluppo economico è basata su un semplice sistema di coordinamento non vincolante tra gli Stati membri e, soprattutto, senza specifiche adeguate risorse finanziarie. Invece a livello europeo cosi come a livello nazionale e territoriale gli obiettivi fissati dalla strategia EU2020, dovrebbero ricevere un attenzione molto maggiore.

Non dimentichiamo infatti che la strategia EU2020 resta il perno più avanzato su cui far leva per spingere la Commissione europea, il Consiglio e i governi nazionali verso delle politiche economiche e sociali più equilibrate, che possano costituire un alternativa a politiche di risanamento e consolidamento finanziario cosi rigide da impedire ogni possibilità di investimenti e crescita facilitando dinamiche quasi recessive con bassi livelli di reddito e consumo che renderanno ancora più difficile per gli Stati membri far fronte alla crisi dei debiti sovrani e ripagare il loro debito pubblico. Il compito del Parlamento europeo é proprio quello di sottolineare questo errore di impostazione e visione politica e modificare il cammino.

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