Perché cacciare Benito Gheddafi e non Adolf Ahmadinejad?

Settant'anni fa i Compagni pensarono di ammansire e farsi amico Hitler dandogli in pasto la Cecoslovacchia. Come è andata a finire lo sappiamo.
Oggi i Compagni pensano di ammansire e farsi amici Ahmadinejad, gli Ayatollah e Al Qaeda dando loro in pasto Israele e poi per far scarpetta il Nord Africa e tutto il Medio Oriente. Come andrà a finire non lo sappiamo, ma certo sarebbe ora di aprire gli occhi sulla realtà.

Già, aprire gli occhi sulla realtà: più facile a dirsi che a farsi quando di mezzo c'è la Sinistra.
Certo, non che ai Compagni manchi la capacità di riconoscere la realtà: soltanto che gli ci vuole un po' di tempo, mediamente dai 10 ai 50 anni, comunque sia sempre a cose fatte. Qualche esempio?
Che Hitler fosse un pericolo per l'Europa intera i Compagni – precedentemente impegnati a “non morire per Danzica” né per Praga, oppure a dar di fascista a Churchill – lo capirono solo quando il Führer entrò a Parigi, degnamente accompagnato dal voto del Parlamento Francese che, a stragrande maggioranza – ricordiamolo – socialista, approvò l'ordine del giorno di Petain con cui si instaurava il Regime di Vichy.
Che il Comunismo fosse un sistema totalitario e l'URSS non propriamente un Paradiso, i Compagni lo capirono solo quando gli crollò addosso un muro nel 1989, ma tuttora gli epigoni di quel sistema e di quell'ideologia si scherniscono se osi ricordare loro quel fallimento epocale e il patetico ritardo con cui avvenne la loro presa di coscienza (se mai avvenne). E come si offendono se li chiami comunisti…
Che l'Europa fondata sul libero scambio e su oculate cessioni di sovranità dagli Stati Nazione alla nascente Comunità Europea rappresentasse per i nostri Popoli un'occasione unica di pace e benessere – e non uno strumento di sottomissione agli interessi dei perfidi americani -, i Compagni non lo capirono nel '51 (nascita della CECA), né nel '57 (nascita della CEE), prova ne sia che in entrambi i casi Essi votarono contro la ratifica dei Trattati di Adesione. Le meraviglie dell'Europa si dischiusero loro solo allorquando nel 1983, all'indomani della morte di San Berlinguer, il PCI colse il suo primo ed unico successo elettorale. Tuttavia le meraviglie del Comecon continuarono ad esercitare sui Compagni un fascino superiore rispetto alla CEE, finché non crollò il muro già citato.

Oggi la storia non è cambiata. Nonostante l'11 settembre, nonostante gli attentati di Londra e di Madrid, nonostante la progressiva instaurazione di dittature islamiste in Africa e Asia con corollario di persecuzioni di infedeli e di genocidi vari, i Compagni non hanno ancora capito che l'integralismo islamico rappresenta per l'umanità intera una minaccia di portata pari se non peggiore di quella nazista di settant'anni fa. Sicuramente lo capiranno fra 20 anni, o forse anche prima, ma certamente lo capiranno quando sarà troppo tardi.
Faceva quasi tenerezza la dolce Monica Maggioni, mattatrice dello speciale TG1 dedicato, qualche settimana fa, alle sommosse in Medio Oriente, quando, di fronte a chi faceva presente che le basi militari americane nel Golfo rischiano di trovarsi isolate e che nelle piazze mediorientali risuonano slogan antiamericani, tratteneva a stento la sua intima soddisfazione.
Un sogno che per tanti Compagni potrebbe diventare realtà: il crollo dell'Impero Americano!
Peccato però che a crollare sotto i colpi dell'integralismo islamico, prima ancora dell'America, rischiano di essere Israele – cosa che ai Compagni certo non dispiacerebbe, anzi – quindi tutti Paesi dell'area nordafricana e mediorientale – cosa di cui ai Compagni ugualmente non importa un fico secco – e infine l'Europa, la quale si ritrova minacciata per ben 3 volte: dall'impennata dei prezzi petroliferi, da un'ondata di immigrazione di proporzioni inimmaginabili e dall'avanzata del fondamentalismo islamico in casa nostra. E tutto questo forse dovrebbe preoccupare anche i Compagni. Forse.

La chiave di tutto è l'Iran.
Se infatti il regime nazista di Ahmadinejad riuscirà per l'ennesima volta a soffocare nel sangue le rivolte interne, il Nordafrica e il Medioriente finiranno in toto sotto l'egemonia degli Ayatollah.
L'Iran già da tempo sta sostenendo politicamente e rifornendo di armi Hamas, Hezbollah ed in genere i movimenti politici e terroristici fondamentalisti mediorientali e nordafricani. E' di poche settimane fa la notizia che navi da guerra iraniane per la prima volta nella Storia hanno attraversato il canale di Suez, assolutamente indisturbate. Quale sia la loro destinazione e la loro missione è facile intuirlo.
Se aggiungiamo a questo quadro il fatto che l'Iran sta soffiando sul fuoco delle sommosse nel mondo arabo al fine di instaurare dei regimi islamisti, satelliti di Teheran, dal Nordafrica al Medioriente lo scenario è a dir poco inquietante. Se infine aggiungiamo che a breve l'Iran potrebbe disporre dell'atomica lo scenario diventa addirittura apocalittico.

Esiste una via d'uscita?
Sì, esiste. Cacciare Ahmadinejad. Ad ogni costo e velocemente.
Ma non con ogni mezzo, e qui viene il brutto.

Ora, non sta a noi prefigurare o raccomandare questo o quell'intervento a chi di dovere, ma possiamo ben immaginare gli scenari possibili. Quando diciamo che Ahmadinejad va cacciato ma non con ogni mezzo intendiamo dire che sarebbe teoricamente facile per l'aviazione israeliana e/o per quella americana schierata nel Golfo attaccare le basi militari iraniane, nonché i siti nucleari e i centri nevralgici del regime di Teheran per provocarne la caduta. Tuttavia una tale operazione condotta dal “satana americano” o da quello “sionista” provocherebbe reazioni inimmaginabili nelle piazze mediorientali e nei movimetni terroristici sparsi in tutto il mondo, a partire proprio dall'Europa. Speriamo quindi che una tale opzione non sia all'ordine del giorno.
Ci auguriamo perciò che Ahmadinejad sia rovesciato dall'interno, cosa certo difficile ma non impossibile, visto che a questo scopo da più di un decennio l'opposizione iraniana sfida il regime a viso aperto anche a rischio della vita.
Come aiutare, ci chiediamo, il coraggioso popolo iraniano a sbarazzarsi di questo novello Hitler e della nauseabonda casta di sacerdoti criminali che lo circonda?
Non sappiamo se e in che modo sia possibile, ad esempio, rifornire di armi dall'esterno i rivoltosi iraniani. Certo però che nel momento in cui America, Francia e Gran Bretagna hanno dichiarato guerra a Gheddafi e iniziato a bombardare Tripoli, qualche semplice parolina di sostegno anche per gli studenti che a Teheran sfidano i pasdaran a mani nude ci potrebbe stare. Stesso dicasi per i manifestanti massacrati in Bahrein, Yemen e Siria. O no?

E ancora: presidente Obama, Lei che è stato nominato coram populo Nobel della Pace, puó spiegarci perché la guerra in Irak e in Afghanistan Le fa schifo, mentre intervenire in Libia è urgente e sacrosanto? Stessa domanda poniamo ai Compagni, che d'improvviso sono diventati talmente guerrafondai da stigmatizzare i legittimi dubbi della Lega circa l'intervento in Libia.

Quanto infine all'Europa, i fatti di questi giorni ne dimostrano una volta per tutte l'inconsistenza, o meglio la sua totale frammentazione e quindi l'inesistenza in Politica Estera: a questo punto tanto vale smantellare il neonato Servizio di Azione Esterna di Bruxelles e rispedire la Signora Ashton in Inghilterra, almeno la smettiamo di prenderci in giro.

Tornando all'Iran ci auguriamo, mentre scriviamo queste righe, che nonostante la pessima piega di queste ore e l'evidente strabismo interventista dei nostri alleati gli eventi possano prendere la direzione da noi auspicata.
Si pensi infatti a quali benefici effetti a livelo globale comporterebbe la caduta del regime nazista iraniano.
Il crollo del regime di Teheran assesterebbe un inaspettato colpo mortale all'avanzata ideologica e, di conseguenza, militare dell'integralismo islamico in tutto il mondo arabo. L'instaurazione di un regime democratico, pluralista e laico, che la maggioranza degli iraniani desidera e anela da anni, diventerebbe così un faro di speranza e di libertà per tutti i popoli mediorientali e nordafricani.
La Storia potrebbe prendere allora una piega finalmente positiva in tutta la galassia araba e mediorientale, la quale, anziché partner scomodo ma necessario (vedasi l'approvvigionamento di petrolio), diverrebbe invece un alleato strategico ed affidabile per l'Europa e per tutto l'Occidente in un quadro geopolitico volto finalmente a nostro favore.

Speriamo quindi vivamente di poter un giorno raccontare una Storia del genere ai nostri figli, nonché di poterla spiegare a quei poveri Compagni che oggi scendono in piazza per “buttare giù Berlusconi ad ogni costo” oppure inneggiano acriticamente alle sommosse nel mondo arabo, senza purtroppo capire una mazza di quello che sta veramente succedendo in Italia, in Europa e più in generale nel Mondo.

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