AUMENTANO FALLIMENTI E DEBITI, L’ITALIA E’ IN GINOCCHIO

Il 2010 è stato l’anno nero dei fallimenti: in Italia, in base a uno studio dell’Osservatorio Crisi d’Impresa di Cerved Group, ci sono stati addirittura 11 mila crac di imprese, schiacciate da un’imposizione fiscale complicata e onerosa, dalla mancanza di incentivi e dall’assenza di interventi per la competitività. Ma anche i problemi delle famiglie non fanno che aumentare, perché sono sempre più numerosi i ricorsi ai prestiti per poter affrontare gli insostenibili costi della vita. I debiti contratti dalle famiglie, secondo i dati di Bankitalia, sono aumentati del 5%, mentre del 2% sono diminuiti i depositi di somme sui conti correnti. I tassi dei mutui, al contempo, non fanno che aumentare e così le famiglie sono strozzate da stipendi troppo bassi, prezzi alle stelle e cassa integrazione.

Cifre terribili. Del resto non è la prima volta che diciamo che il ministro Tremonti ha da tempo impugnato il machete e ha affettato selvaggiamente i fondi per le famiglie, le politiche occupazionali e il sostegno ai precari. La stangata finale è arrivata da altri provvedimenti sbagliati, e non solo per la pessima gestione delle poche risorse disponibili. Parlo dei reati societari, dei condoni, della detassazione delle rendite. La maggioranza è impegnata a ridisegnare la mappa del potere italiano, visto che la sua implosione ha liberato posti al Governo e che i vertici dei principali enti economici e finanziari sono in scadenza: intanto c’è un Paese stritolato da una morsa di precarietà e caro vita.

I dati di oggi sulla crisi delle imprese, l’aumento degli interessi dei mutui e dei prezzi dei beni di consumo vanno sommati a quelli sulla disoccupazione, la condizione giovanile e le difficoltà delle famiglie. Il quadro complessivo che risulta da un’analisi comparata è a dir poco allarmante. Sappiamo che un giovane su tre è disoccupato: ma il dato si riferisce solo ai ragazzi tra i 19 e i 24 anni, quindi bisogna aggiungere che ben due su tre sono i laureati in corsi a ciclo unico che ancora cercano lavoro. Non vanno meglio le cose per chi ha una laurea specialistica o triennale, perché quei pochi che hanno un’occupazione precaria percepiscono in media la nota cifra di 1.000 euro.

Intanto l’inflazione è aumentata del 2%, con punte del 3% per i prezzi dei generi alimentari e dell’8% per il costo dell’energia: e con i rincari del petrolio causati dalla crisi in Libia andrà sempre peggio. Sarebbe il momento di attuare il provvedimento anti-speculazione varato dal Governo Prodi, che prevede una riduzione delle imposte sui carburanti al dettaglio a fronte del loro aumento. E’ una rinuncia dolorosa perché le risorse sono poche, ma necessaria perché il Paese è sull’orlo del collasso.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy