NON SPRECHIAMO IL FEDERALISMO !

Una delle cose peggiori che puntualmente riusciamo a fare in Italia è scontrarci sempre sul piano politico con posizione preconcette senza andare alla radice dei problemi.
E' il caso del “federalismo municipale” sul quale si sono creati due fronti – ovviamente esattamente pro e contro il governo – senza che si voglia o si possa approfondire bene nell'opinione pubblica quella che io considero una ormai indispensabile necessità.
Spiace che il testo votato alla Camera sia passato con voto di fiducia e quindi che le opposizioni abbiano “dovuto” opporsi, quando credo che invece gran parte del testo fosse largamente condivisibile.
Innanzitutto ricordiamoci che il concetto di federalismo è molto più ampio e qui stiamo parlando solo di una serie di decreti che – per quanto riguarda gli aspetti finanziari – delineano una maggiore autonomia impositiva per i comuni per eliminare evidenti ingiustizie che attualmente lo stato attua nella distribuzione delle risorse.
Stratificandosi anno dopo anno, infatti, i trasferimenti “storici” dello stato agli agli enti locali non sono più equi rispetto alle obbiettive e diverse realtà italiane, attribuendo oggi più risorse a certe zone d'Italia rispetto ad altre e soprattutto non vi è un controllo attendibile su come poi si effettua la spesa.
Così come di fatto non ci sono controlli sulle spese prioritarie o vengono imposte regole precise sul numero dei dipendenti né un controllo serio sui costi di realizzazione – altro esempio – dei lavori pubblici.
Credo invece in un “federalismo solidale” tramite il quale chi è più ricco deve comunque garantire una quota di risorse a chi è meno sviluppato, ma dove di norma chi incassa spende direttamente anche perchè non si devono e non si possono più tollerare gli sprechi, altrimenti alla fine ci rimettono tutti.
Per questo ogni taglio di trasferimento dal centro verso la periferia non può essere proporzionale ai versamenti pregressi (ovvero togliere una percentuale fissa per tutti), ma a criteri legati ai costi standard dei singoli servizi. L'ufficio anagrafe di un comune, per esempio, deve costare sostanzialmente in modo identico “tutto compreso” in ogni comune italiano proporzionalmente al numero dei suoi abitanti: se costa di più bisogna razionalizzarne il costo, non continuare a pagarlo.
Di questo dobbiamo discutere seriamente, ma senza rimandare ogni volta il problema perché a volte “il meglio è nemico del bene”. Ecco perchè è positivo che si parta al più presto e già quest'anno, operando poi eventuali correttivi se la realtà lo richiederà.
Altro aspetto fondamentale è che lo stato – se devolve ad altri propri servizi – deve anche ridurre il proprio prelievo fiscale, altrimenti il cittadino paga complessivamente di più. Tagli di spese statali che in passato non sono mai avvenuti (macroscopico l'esempio delle regioni che costano tantissimo, ma non hanno ridotto la spesa centrale che pur ha devoluto le proprie competenze) ma le condizioni economiche del paese ora lo impongono.
C'è il rischio alla fine di pagare tasse in più?
Teoricamente no, ma può darsi effettivamente che i comuni alla fine chiedano di più di quanto oggi si paghi allo stato, ma qui scatta il concetto di “tassa di scopo” e di corresponsabilità diretta tra cittadino ed eletto.
Se un sindaco – investito dalla sovranità popolare – crede in quello che fa e chiede un sacrificio per uno specifico obbettivo non credo che la gente si indigni e al massimo non lo voterà più la prossima volta. La gente è però disposta a pagare solo se vede realizzati bene i servizi di cui ha bisogno.
Ma non fermiamoci ora ai dettagli, portiamo avanti con coraggio la riforma del sistema e – soprattutto al nord – anche la sinistra non giochi su questa partita complessiva del federalismo una opposizione preconcetta, assumendosene pro-quota le responsabilità: con il federalismo municipale non “vince” la Lega, ma possiamo guadagnarne tutti.

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