Come mai gli apostoli non sentirono l’esigenza di chiedere: "Signore, perché tanta sofferenza nel mondo?"

Dio non spiega a Giobbe il perché della sua sofferenza. Lo rimprovera semplicemente d'aver preteso di comprendere cose troppo più grandi di lui, e lo premia per la sua fede. Il Signore non dà spiegazioni. Un ateo ne indicherebbe con facilità il motivo: la risposta a Giobbe è umana, non divina. Un religioso, invece, il professore della Pontificia Università Urbaniana di Roma, Stefano Virgulin, commenta: “Il libro di Giobbe non dà la chiave per sciogliere l'enigma della sofferenza del giusto…In realtà l'autore del poema non ha la risposta esauriente al problema…Del resto, qualunque spiegazione violerebbe il mistero di Dio che l'autore avverte in maniera fortissima” (Giobbe – La Bibbia – Ed. Paoline – 1987). Il che significa che Dio non vuole o non può rivelare il mistero agli uomini, i quali devono restare nell'ignoranza di Giobbe. E Gesù stesso ne dà la conferma, giacché pur conoscendo le Scritture, e ben sapendo che il problema assillava ed avrebbe assillato per sempre gli uomini, non vi fa il minimo cenno. Un credente però potrebbe chiedersi come mai agli apostoli che assistettero ai miracoli di guarigione fisica e spirituale operati da Gesù, al suo adoperarsi per alleviare per quanto possibile la sofferenza dell'umanità, non venne in mente di porre la domanda di Giobbe al loro maestro. Come mai nessuno dei dodici sentì l'umana esigenza di chiedere: “Signore, perché tanta sofferenza nel mondo?” Forse sapevano che non avrebbe potuto dare una risposta esauriente?
Renato Pierri

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