RIFORMA DELL’UNIVERSITA’

Con 307 voti a favore, 252 contrari e 7 astensioni, l’aula della Camera ha approvato in seconda lettura il disegno di legge di riforma dell’universita’. Il testo passa all’esame del Senato che in tempi rapidi, a meno che non intervengano altre modifiche, potrebbe trasformare il ddl – probabilmente entro la metà di dicembre – in legge.

A favore del provvedimento hanno votato PdL, Lega, Futuro e libertà, Mpa, Noi Sud-popolari per l’Italia di domani, Alleanza di Centro. Contrari Pd, Italia dei valori, Udc (che però, anticipa Buttiglione, al Senato potrebbe – di fronte a concreti segnali di disponibilità da parte del governo – aumentare il voto sul ddl da “cinque e mezzo” al “sei pieno”, sostenendo di conseguenza il provvedimento) e Liberal Democratici. Si sono astenuti i rutelliani di Alleanza per l’Italia.

Di seguito i punti essenziali della riforma:

Adozione di un codice etico
Attualmente non ci sono regole per garantire trasparenza nelle assunzioni e nell’amministrazione. La riforma prevede il varo di un codice etico per evitare incompatibilita’ e conflitti di interessi legati a parentele. Alle universita’ che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti ministeriali.
Parentopoli – Divieto di chiamata, da parte delle universita’, per docenti che abbiano un grado di parentela “fino al quarto grado compreso con un professore appartenente al dipartimento o struttura che effettua la chiamata ovvero con il rettore, il direttore generale o un consigliere di amministrazione dell’ateneo”.

Tetto ai rettori
Un rettore potra’ rimanere in carica un solo mandato, per un massimo di sei anni, inclusi quelli gia’ trascorsi prima della riforma. Allo stato attuale ogni universita’ decide il numero dei mandati possibile.

Organi accademici
La riforma introduce una distinzione netta di funzioni tra Senato e consiglio d’amministrazione. Il Senato avanzera’ proposte di carattere scientifico ma sara’ il cda, cui e’ affidato anche compito di programmazione, ad avere la responsabilita’ chiara delle assunzioni e delle spese, anche delle sedi distaccate. Il consiglio di amministrazione non sara’ elettivo, avra’ il 40 per cento di membri esterni e il presidente potra’ essere un esterno. Al posto del direttore amministrativo verra’ istituita la figura del direttore generale, che si configurera’ come un vero e proprio manager dell’ateneo.

Valutazione
Molti nuclei di valutazione sono oggi in maggioranza composti da docenti interni. Con la riforma dovranno avere una maggiore presenza di membri esterni per garantire una valutazione oggettiva e imparziale. Prevista anche la valutazione dei professori da parte degli studenti, determinante per l’attribuzione dei fondi del Miur agli atenei.

Fusioni
Agli atenei sara’ dato modo di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e abbattere costi inutili a favore della qualita’ della didattica e della ricerca.

Didattica
Attualmente ogni professore e’ rigidamente inserito in settori scientifico-disciplinari spesso molto piccoli, anche con solo 2 o 3 docenti. In futuro saranno ridotti per evitare che si formino micro-settori, passando dagli attuali 370 alla meta’, con una consistenza minima di 50 ordinari ciascuno.

Riorganizzazione interna
Per evitare la moltiplicazione di facolta’, ogni ateneo potra’ averne al massimo 12 per ateneo.
Concorsi – Il ddl introduce l’abilitazione nazionale come condizione per l’accesso all’associazione e all’ordinariato. L’abilitazione e’ attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualita’. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole universita’, cui potranno accedere solo gli abilitati.

Commissioni
Le commissioni di abilitazione nazionale saranno composte di autorevoli con membri italiani e, per la prima volta, anche stranieri; avranno cadenza regolare annuale in modo da evitare lunghe attese e incertezze; attribuzione dell’abilitazione, a numero aperto, secondo criteri di qualita’ stabiliti con decreto ministeriale, sulla base di pareri dell’Anvur e del Cun.

Reclutamento docenti
Distinzione tra reclutamento e progressione di carriera, con l’intenzione di porre fine ai “finti” concorsi banditi per promuovere un interno; entro una quota prefissata (1/3), i migliori docenti interni all’ateneo che conseguono la necessaria abilitazione nazionale al ruolo superiore potranno essere promossi con meccanismi chiari e meritocratici; messa a bando pubblico per la selezione esterna di 2/3 delle posizioni di ordinario e associato per ricreare una vera mobilita’ tra sedi, oggi quasi azzerata; procedure semplificate per i docenti di universita’ straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia.

Accesso per i giovani studiosi
Revisione e semplificazione della struttura stipendiale del personale accademico per eliminare le penalizzazioni a danno dei docenti piu’ giovani; revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele, con aumento degli importi; abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti; nuova normativa sulla docenza a contratto, con abolizione della possibilita’ di docenza gratuita se non per figure professionali di alto livello.

Ricercatori
Riforma del reclutamento, con l’introduzione di un sistema di tenure-track: contratti a tempo determinato di sei anni (3+3). Al termine di questo periodo se il ricercatore sara’ ritenuto valido dall’ateneo sara’ confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario, per evitare il fenomeno dei “ricercatori a vita”, terminera’ il rapporto con l’universita’ ma il ricercatore maturera’ titoli utili per i concorsi pubblici. Inoltre, il provvedimento abbassa l’eta’ in cui si entra di ruolo in universita’, da 36 a 30 anni, con uno stipendio che passa da 1300 euro a 2100.

Gestione finanziaria
Introduzione della contabilita’ economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra MIUR e Tesoro. Oggi i bilanci delle universita’ non sono chiari e non calcolano la base di patrimonio degli atenei; con l’applicazione della riforma i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi piu’ chiari nel bilancio.

Borse di studio
Sara’ costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.

Mobilità e aspettativa
Sara’ favorita la mobilita’ all’interno degli atenei. Possibilita’ per chi lavora in universita’ di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.

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