Riforma Gelmini: la dittatura dell’ignoranza

di Mila Spicola

È riesplosa la protesta contro il ddl Gelmini. Meno male.
Non credo otterremo granchè in termini di risultati parlamentari, visto che i futuristi hanno deciso di votarlo, ma moltissimo si otterrà in termini di coscienza civile diffusa.

Alcuni commentatori (sul Corriere della Sera ad esempio) la definiscono come una riforma che va difesa, nel senso che tenta di combattere il parentalismo e i baroni universitari. Fosse vero la difenderemmo anche noi.

Chi è stato ed è precario dentro l'università sa bene che non è così. Baroni e parentalismo si combattono nella testa e nei costumi degli italiani: con i ricorsi e con le denunce, non certo con i provvedimenti contenuti nella legge proposta da questo governo. Anzi, in realtà ne usciranno rafforzati perchè solo chi vive di privilegi o ne è figlio potrà continuare a permettersi istruzione, ricerca e carriera accademica.

Quasi mai un ragazzo che si affaccia da solo alla carriera universitaria, o ad altra carriera, ha la forza di presentare ricorsi o denunce: per fragilità, per paura o per altro. Figuriamoci se lo farà mai dopo che questo ddl sarà diventato realtà. Così come una raccomandazione non la rifiuta mai nessuno in nessun ambito.
È perverso il meccanismo, è il malcostume degli italiani, ma non è certo la signora Gelmini a doverci venire a raccontare come lo si rompe viste le sue conquiste personali per cooptazione e non per curriculum studiorum.

Se dovessi un piccolo appunto ai ragazzi che protestano è solo: perché solo adesso e non lo scorso anno quando hanno distrutto gli istituti tecnici e professionali?
Consiglierei vivamente di unire questa protesta a una sana battaglia per la vera libertà di ricerca: quella che libera dalla cooptazione di un professore e consegna solo alla propria coscienza e alle singole capacità la possibilità di progredire nelle carriere accademiche.
Sappiamo che non è così, e ahimè molti dei cognomi degli stessi ricercatori precari disegnano alberi genealogici o di potere accademico cooptato.

Quello che però va messo in evidenza e sottolineato è che ciò che distrugge questa legge è ben altro. Il contenuto del provvedimento è molto più ampio di un semplice e aleatorio “attacco ai baroni”. Ancora una volta sono pochi quelli che lo illustrano per intero, bloccandosi di fronte ai “temi civetta”: non volete cambiare, siete con i baroni.

Toglie il diritto allo studio di tutti: nè più e nè meno. Toglie valore agli organi collegiali universitari. Assottiglia in maniera vertiginosa il numero di quanti potranno proseguire nella ricerca. Causando un danno incalcolabile al sistema italia.
Toglie fondi al diritto allo studio, alle borse di studio: di frequenza, di iscrizione, oltre che di dottorato e agli assegni di ricerca.
Certifica di fatto le difficoltà per chi è senza mezzi di proseguire non dico fino ai massimi livelli ma anche per iscriversi.
Quanti di coloro che sono in difficoltà si accollerebbero un mutuo per iscriversi all’università? Questo propone la legge. Certo, se si è fortemente motivati magari… ma i più fragili e indecisi cambieranno subito idea.
L'Europa ci chiede il triplo dei laureati. Così li dimezzeremo.
Mi direte: tanto meglio, erano tutti raccomandati. Non è vero e non è una giustificazione. E non è una valutazione. Non tutti lo sono, raccomandati, e non sarebbe un motivo per tagliare i viveri a chi vorrebbe continuare.

Le borse di studio per la frequenza e l'iscrizione ai meritevoli sono state quasi eliminate. In barba alla Costituzione. A meno che non li vogliamo tutti via, i nostri ragazzi, dal mondo, non dico dall’Italia dobbiamo impedirlo.

Via dallo studio o via dall'Italia e lasciamo studiare quelli che se lo possono permettere?
Io direi che dobbiamo continuare a stare a fianco di quelli che non se lo possono permettere.

Elimina i concorsi. Anche lì: tanto sono tutti raccomandati. Ma anche lì: esistono ricorsi e denunce, fateli. Il concorso pubblico rimane ad oggi l'unico mezzo democratico per accedere a una carica.
Non credo che la selezione operata da una commissione presieduta da un preside e da aziende o simili vada nella direzione contraria al baronato. Anzi.

Io non ritengo questa riforma nè giusta nè equa. Per questo va combattuta. Come non sono state giuste o eque le precedenti azioni di questo governo nelle riforme dei diversi ordini dell'istruzione pubblica.
Nel senso che a pagare sono stati non “gli insegnanti fannulloni” , o i baroni, ai quali poco è cambiato in termini di stipendio o di lavoro, ma sono stati penalizzati solo e soltanto i ragazzi.
Un modo ottimo per dire, come va ripetendo Tremonti: “coi libri non si mangia” e dunque, evitate di studiare, ve lo rendiamo pure impossibile.

È statisticamente provato che l'elettorato di destra ha un livello d'istruzione basso.
È un altra verità statistica che ad oggi il 47% degli italiani ha solo la licenza media. È a loro che parlano i vari Brunetta, Bossi e Tremonti.

Tra qualche anno saranno molti di più quelli che si fermano di quanti lo siano oggi, perchè è impossibile oggi, nelle aule, seguire gli allievi con ritardi.
E in genere sono i figli di quel 46%. Altro che meraviglioso ascensore sociale.
Lo chiamerei un ottimo bacino elettorale piuttosto.

È una subdola dittatura quella che si sta avallando. Quella dell'ignoranza.
Non si può tollerare quanto sta accadendo: colpisce i deboli, aumenta i privilegi dei pochi e acuisce le diseguaglianze sociali.
Non lo tolleriamo noi che crediamo e lavoriamo nella scuola e non devono tollerarlo gli italiani.
Ed è una difesa che non ha colore, ma cuore.

(30 novembre 2010)

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Maimana, 29 novembre – Barba lunga e ben curata, pettinata con attenzione appena possibile, Said Ali… LEGGI
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